Rivoluzione con fair play di Paolo Guzzanti

Rivoluzione con fair play Rivoluzione con fair play Il giorno che trasformò il Regno Unito ALONDRA LLE sei della mattina, ormai in pieno giorno, anche noi ce ne andavamo sbarellando lungo le rive del Tamigi dove l'affettività era talmente diffusa ed esplicita da far prevedere un incremento di natalità intorno al primo febbraio dell'anno prossimo. L'ondata di felicità, allegrezza etilica (molto composta, malgrado tutto) ed erotica è proseguita durante l'intera giornata di ieri e a memoria d'uomo qui a Londra non si era mai visto nulla di simile dal giorno in cui si festeggiava la vittoria del 1945, con i soldati americani e inglesi che ballavano il boogie-woogie con le ragazze vestite da infermiere a Piccadilly Circus: tutti i record battuti, la birra a fiumi e le strade, i giardini gremiti di studenti, un clima da presa della Bastiglia. Al quartier generale dei conservatori, intanto, lo sconfitto Major si comportava da vero autentico patriot britannico: si stringeva alla moglie per la quale chiedeva un applauso e poi si abbandonava a un pistolotto di circostanza discretamente mutile e sportivo, in cui certificava che la politica signori miei ò così: una volta va bene e una va male. Poi il telefonino che aveva in tasca si è messo a piangere e trillare, ed ecco che l'incantesimo si rompe e anche la retorica fa ur passo indietro: tutti ridono, uno dice che questa «è la vendetta della Telecom sui Tories», ride anche Major che finalmente taglia corto: «Ok, wc lost», Ok, abbiamo perso. Punto e basta. Perso? Altro che perso. Una legnata così non si era mai vista. All'ora di pranzo, nel senso del lunch, ci siamo fatti largo a Downing Street transennata e piena dei poliziotti della Special Branch assegnati al giovane primo ministro. E abbiamo aspettato il suo arrivo. Dai monitor si vedeva intanto la coppia Blair uscire dalla casa in cui ha vissuto finora e dove seguiterà a vivere finché non saranno fatti i necessari lavori nella nuova residenza. La giornata di questa fantastica vittoria laborista è calda, solare, estiva, da sete, le giacche buttate sulle spalle. Ed eccoli che arrivano, Tony e Cherie, lei così carina e impacciata, la gonna lunga, l'aria da studentessa madre più che da avvocato in corsa per entrare in magistratura. Su questa giovane moglie si stanno già scrivendo migliaia di articoli sicché saremo presto condannati a sapere tutto di lei: intanto possiamo dire di aver visto una creatura spaventata e felice, con i nervi a fior di pelle, che applaudiva il marito con energia da debuttante volenterosa, e poi l'abbiamo vista stringere per le spalle i suoi tre ragazzini per proteggerli dall'eccesso di folla, notorietà, lo choc per il quale è già passata Chelsea alla Casa Bianca. E per questi tre figli di Blair si stanno già facendo i lavori di ristrutturazione al mitico ^Numero Dieci»; qui si dice semplicemente così: numero dieci, senza aggiungere Downing Street. La giornata ha ruotato tutta intorno al magico numero, al suo elegante e sobrio portone scuro, con due Bobbies in giubbetto antiproiettile e maniche di camicia. Lui è apparso un po' impacciato, non ha ancora il piglio clintoniano e si muove con una debziosa incertezza da giovane cervo malsicuro che fa delirare le ragazze per le quali il nuovo premier è un delizioso ornamento. Tony Blair ha pronunciato parole di circostanza in tono alto e la voce stanca ma ferma: un discorsino sulla nuova era, un bagno di folla fra bandiere al vento. Ma il giovane capo del governo britannico appariva composto sì, ma anche suonato co- me un pugile: la notte scorsa non ha dormito un minuto, ha preso molti caffè o fatto la doccia. Adesso ha indossalo il vestito blu con la camicia bianca dal collo appassito con una cravatta celeste a pois bianchi. Ha lasciato nel cassetto quella rosa carico (mai rosso) della notte brava. Intanto, un gigantesco policeman nero arriva dal fondo della strada portando un enorme cesto di fiori. E in fondo alla via si vede, come un carro funebre, un enorme camion da trasloco: l'ha affittato John Major e gli operai aspettano, come monatti, il via libera per entrare. Ed ecco infatti il vecchio primo ministro che si presenta sfoderando il suo sorriso da professionista, saluta nuovamente la folla e, incredibile ma vero, indossa la stessa cravatta dell'antagonista. Downing Street nel giorno del cambio, non vedrà un sostanziale cambio di cravatte: soltanto azzurre a pois, il segno della continuità. Major pronuncia con tono da psicoterapeuta parole pacate, adatto al momento della sconfitta: per un inglese tenere i nervi saldi e il sorriso sulle labbra nel momento della batosta è come per un messicano arrotolare una sigaretta davanti al plotone d'esecuzione senza far cadere un filo di tabacco. E Major ha arrotolato bene la sua: dice che è stato effettivamente un grande onore servire il Paese come primo ministro e sorride, è composto, non tradisce il minimo segno di nervosismo. Ma intorno si sente tirare su col naso: affacciate alle finestre del primo piano si vedono tre signore piangere a dirotto, inconsolabili. Sono le sue segretarie, le sue confidenti durante questi anni di governo. Chi manca, vistosamente nel momento degli addii, è la baronessa Margaret Thatcher, di umore nerissimo perché perfino il seggio che aveva occupate da semplice deputata della Camera dei Comuni (era fa parte dell'aristocrazia) è stato conquistate da un laborista, un affronto beffardo. Major ann. icia di aver telefonato a Blair e di avergli fatto i migliori auguri e i complimenti per la vittoria. La gente applaude perche la tradizione della partita giocata duramente e del fair-play dopo il risultato finale è stata rispettata. E la sensazione generale, il dato permanente, e proprie questo umoreche è proprio e caratteristicc di questo popolo, delle sue leggi e tradizioni: viene voglia di riprendere gli appunti sugli inglesi del signor di Voltaire o quelli di Pietro Verri che scriveva al fratello raccontando la sua ammirata sorpresa nel vedere i condannati a morte andare ali;', forca cantando allegramente insieme al boia, perché tutto avviene nel rispetto della legge. La notte scorsa si sono viste scene di gioia selvaggi..;, esplosioni di urla fantastiche, ho visto gente vomitare l'anima perche aveva cariceto pili birra di una cisterna, ma sempre con un senso di grande rispetto per la partita giocata secondo le regole, le antiche regole della più antica democrazia di tutti i tempi, la madre riverita e amata della democrazie., quella di fronte alla quale ogni altra deve confrontarsi e misuiarsi. Ancora ieri sera si vedeva per le strade gente con l'hangovcr del duposbornia, ragazzi e ragazze che ballano in Green Park su un prato affollato come tuia spiaggia, le coppie che si baciano fra gli scoiattoli, le vecchie signore che commentano l'andamento della Borsa. E vedi anche (si riconoscono a colpo d'occhio) passeggiare i conservatori della City: meditabondi, inconfondibili, il «Financial Times:- in tasca, cortesi, accigliali, suonati e distratti, pieni di decoro. Sembrano fenicotteri circondati da una folla chiassosa di anatroccoli, rari, sproporzionati, altre creature in un grande bestiario. Visibile, tangibile, concreta, la gioia delle donne che si sentono protagoniste di queste, vittoria: ne andranno in Parlamento circa 120 e non si era mai vista (forse in nessun libero Parlamento del mondo) una percentuale talmente alta di rappresentanti femminili del popolo. Blair è un uomo che stringe le mani, non insulta e non insulterebbe mai i giornalisti (che anzi astutamente cura e fa curerò dai suoi), indossa un'espressione da uomo di servizio che potrebbe essere la stessa di un brillante maitre, ha una famiglia rassicurante e standard, parla di pubblica istruzione e sanità esattamente come Clinton, è amato e festeggiato, osannato e venerato come un piccolo imperatore romano. Del resto, a differenza della Thatcher e di Major che sono figli del popolaccio, lui è di famiglia conservatrice e viene da ottimi studi e letture. Dunque incarna bene ogni desiderio e speranza e lo sa. Per questo Londra e l'Inghilterra sono in festa e la festa durerà finché durerà la luna di miele fra il Regno Unito e il suo giovane capo che lo porterà oltre il Duemila. Paolo Guzzanti

Persone citate: Bobbies, Clinton, John Major, Margaret Thatcher, Pietro Verri, Special Branch, Thatcher, Tony Blair

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Piccadilly Circus, Regno Unito