Tony il simpatico toglie la maschera di Foto Ansa

Ha teorizzato l'umiltà come chiave del successo ora deve decidere LE SFIDE DEL VBNCiTORE Tony il simpatico toglie la maschera LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli avversari lo avevano soprannominato «Blur» - confuso - per la sua presunta mancanza di idee; o «Bambi», per la sua inesperienza politica. Ma in poche ore Tony Blair è già riuscito a dare un'impronta ai prossimi cinque amii di governo laborista. In tre anni, da quando successe a John Smith, Blur e Bambi si erano fusi in una macchina elettorale inarrestabile: con un accanimento e una forza di volontà che sono straordinari, dietro la prudente patina di «understatement», di riservata modestia, di un'apparente timidezza che bene maschera una volontà di ferro. E ieri, a"pena entrato a Downing Street dopo sei settimane di fiaccante battaglia e dopo una notte di veglia in attesa dei risultati, si è messo al lavoro. Primo dovere, la scelta dei principali ministri. Entro oggi, ha fatto sapere, sarà pronta la lista completa e probabilmente ci sarà il giuramento da Elisabetta. E poi via, per aprire lo scrigno dei progetti finora tenuti gelosamente segreti, o appena accennati. Anche ieri, raccogliendo gli applausi di sostenitori e turisti mentre entrava a Buckingham Palace, la cautela era ancora la sua grande arma: la stessa con cui aveva rifiutato qualsiasi celebrazione o trionfalismo fino a quando i risultati non fossero assolutamente sicuri. Blair è forse il primo politico ad aver teorizzato l'uso della modestia e del basso profilo come strumento di successo: «Il trionfo di una magistrale vacuità», ha osservato l'inviato del «New Yorker» indicando nella sua capacità d'infervorarsi e d'infervorare, ma «senza fornire alcunché di sostanziale» e quindi di potenzialmente controverso. Ma ora è venuto il momento di spingersi allo scoperto: fra meno di due settimane dovrà essere pronto il discorso della regina con tutto il programma legislativo del govenio: educazione, sanità, occupazione. Le armi della sua campagna elettorale. Già lunedì i partner europei chiederanno al nuovo governo di pronunciarsi sul «capitolo sociale» di Maastricht in vista del vertice di Amsterdam del mese prossimo. Soltanto nella notte del trionfo elettorale Tony Blair ha sfoggiato la cravatta rossa del laborismo; e già ieri mattina, all'appuntamento con la regina Elisabetta per riceverne l'investitura ufficiale, era tornato a una più pacata cravatta blu (il colore dei conservatori) a pois bianchi, una delle più indossate durante la lunga campagna elettorale. La verità è che tutto, nella campa¬ gna di Blair, quindi anche la cravatta, è stato strumento del suo accurato mimetismo. Per non spaventare i ceti medi con un'immagine troppo «Labour» e troppo poco «New Labour», per giocare fino in fondo la carta della «terza via», del radicalismo centrista. La politica dei passi felpati, insomma. Che si coniuga perfettamente con la trasformazione del Labour e con il suo graduale assorbimento delle stesse politiche conservatrici ritenute utili alla causa elettorale. Ma che è soprattutto riflesso del carattere di Tony Blair: un uomo, dice chi lo conosce bene, mosso da saldi principi, disciplina di ferro, soprattutto del pragmatismo che era forse mancato ad altri leader laboristi. «Non possiamo fare molto», non esitava a dire nei comizi: «Possiamo solo dare l'avvio a cose nuove, cercheremo di essere equilibrati e giusti». Ma ora i passi felpati non bastano Ha teorizzato l'umiltà come chiave del successo ora deve decidere Tony Blair con la moglie Cherie e i figli Ewan, Nicholas e Kathryn [FOTO ANSA]

Persone citate: Elisabetta, John Smith, Tony Blair

Luoghi citati: Amsterdam, Londra