Blair Inghilterra ti cambierò

Già annunciata la lista del governo Robin Cook è il nuovo titolare agli Esteri, Gordon Brown sarà Cancelliere dello Scacchiere Per i conservatori la sconfìtta più pesante dal 1906. In Scozia e nel Galles Blair: Inghilterra, ti cambierò II trionfo laborista apre una nuova era politica LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Abbiamo avuto il mandato per nullificare questa nazione. Per 18 anni, 18 lunghi anni, siamo stati all'opposizione: potevamo solo dire e non fare. Da oggi abbiamo la profonda responsabilità del governo. Da oggi basta con le parole: è ora di agire». Tony Blair è entrato così, sulle ali di un trionfo elettorale che ha umiliato i conservatori, a Downing Street e in una nuova pagina della storia britannica. Da ieri il Labour - il New Labour governa l'Inghilterra. E già nel pomeriggio, poche ore dopo avere varcato il portoncino nero del numero 10, il nuovo premier britannico ha distribuito i più importanti incarichi presidenziali. John Major, sconfitto con una severità prevista dai sondaggi ma non dagli analisti, ha già annunciato che si dimetterà «al più presto» dalla carica di leader dell'opposizione: «Quando cala il sipario - ha detto - è ora di uscire dal palcoscenico». Dopo 18 anni di governi Tory, con la Thatcher prima e poi con Major, per l'Inghilterra comincia una nuova era. E' stata l'elezione dei primati. Conquistando 419 seggi su 659, e lasciandone appena 165 ai conservatori (che ne hanno persi 177) e 46 ai liberal-democratici protagonisti di un «raddoppio» che fa onore all'intelligente campagna del loro leader Paddy Ashdown, i laboristi di Tony Blair hanno conseguito la più grande vittoria nella storia del Labour, conquistando la più imponente maggioranza parlamentare - 179 seggi - che si sia vista dal lontano 1935.1 conservatori, al contrario, non vincevano un numero così basso di seggi dal 1906. Peggio, hanno avuto una percentuale di voti (31,4%) al cui confronto - per trovare un dato peggiore - occorre risalire al 1832 e alla sconfitta del Duca di Wellington (Blair ha avuto il 45%). «Siamo stati sonoramente sconfitti e sarebbe assurdo pretendere che non sia così», ha detto Major. E' primato anche per le donni!: aumentano, ai Comuni, da 62 a 118. Mentre Blair si familiarizzava con Downing Street - ma per qualche tempo abiterà ancora nella sua casa di Islington - e avviava i primi atti di un governo che ha promesso molto e che non può tardare a dare prova di una svolta convincente, i conservatori si leccavano le ferite. Sette ministri sono stati trombati, fra i quali Malcolm Rifkind (Esteri) e Michael Portillo (Difesa) che era considerato uno dei maggiori candidati alla successione di Major. Non esistono, nel nuovo Parlamento che giovedì presterà giuramento, deputati conservatori eletti in Scozia o in Galles. Una scena di devastazione inimmaginabile alla vigilia, il verdetto è stato severo, le spaccature conservatrici sono costa- te care a Major. Ma ha anche vinto un incontrollabile «desiderio di cambiare». Dopo 18 anni l'Inghilterra ha deciso di cambiare rotta: come aveva fatto nel 1945, a sorpresa, dando il benservito a Churchill. Dovunque i Tories hanno pagato i loro errori e la loro impopolarità. A Tatton, uno dei seggi più «sicuri», Neil Hamilton (accusato di corruzione) è stato pesantemente sconfitto da Martin Bell, il giornalista della Bbc candidato come «mister mani pulite». Sono stati sconfitti gli ex ministri Lamont e Mellor. Una batosta, in ogni parte del Paese. E batosta è stata anche per Sir James Goldsmith, il miliardario che ha finanziato il Referendum Party in funzione antieuropea, ma che ha perso tutto. Su questo drammatico sfondo John Major ha intrapreso in tarda mattinata il breve viaggio da Downing Street a Buckingham Palace, per rassegnare le dimissioni. Poco dopo anche la Daimler di Blair si è fatta strada fra la folla davanti al cancello del palazzo, turisti ma anche laboristi esultanti per la fine del loro lungo esilio politico. Quando è uscito, diretto a Downing Street, la sua è stata una marcia trionfale. E trionfale è stata l'accoglienza davanti al numero 10 per questo primo ministro che porta - con la moglie Cherie e con i tre figli Ewan, Nicholas e Kathryn, rispettivamente 13, 11 e 9 anni - una ventata nuova fra le stantie moquettes del potere: è il più giovane premier (compirà martedì 44 anni) dal 1812, dai tempi di Lord Liverpool. Un sistema scolastico «di livello internazionale», un welfare «all'altezza del mondo moderno», un'economia «aperta alle sfide del futuro», uno Stato decentralizzato che «dia nuove speranze alla gente». Ma ora alle parole Blair dovrà sostituire i fatti. E non sarà facile. Gli appuntamenti con le quotidiane realtà di governo incombono. Le controverse questioni europee e il vertice di Amsterdam sul futuro dell'Unione sono alle porte. Blair non ha tempo da perdere. Così una breve esplorazione del numero 10, una rapida colazione con la famiglia, poi al lavoro. Poco dopo è uscita da Downing Street l'attesa lista dei ministri: il suo numero due John Prescott diventa vicepremier, Gordon Brown Cancelliere dello Scacchiere, Jack Straw riceve gli Interni, Robin Cook gli Esteri, David Blunkett l'Istruzione. Esattamente gli stessi incarichi che avevano nel governo-ombra. Oggi le rimanenti nomine, poi il giuramento da Elisabetta. «Una nuova alba», aveva detto Blair nella notte del trionfo: «Un'alba meravigliosa». La lunga giornata del Labour è appena cominciata. [f. g.] Già annunciata la lista del governo Robin Cook è il nuovo titolare agli Esteri, Gordon Brown sarà Cancelliere dello Scacchiere I giornali britannici che annunciano la vittoria dei laboristi e il nuovo premier Blair che gioisce abbracciando la moglie