Buckìngham Palace non teme i rossi

Estoro Elisabetta, si dice, simpatizza per la sinistra, e anche la detestata Diana non sceglierà i Tory Buckìngham Palace non teme i rossi Ma i favoriti toglieranno il voto ai Lord ereditari LONPRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Se è vero che «Elisabetta è rossa», come da tempo sostiene e ha anche scritto in una biografia della sovrana il professor Ben Pimlott, la vittoria elettorale di Blair andrà a pennello agli incruilini di Buckingham Palace. Per tradizione la famiglia reale non vota, anche se teoricamente potrebbe: l'unico veramente escluso è, in quanto appartenente alla Camera dei Lord, il principe Carlo. Ma non è mancata occasione, nel lungo regno di questa regina, per notare la sua ripetuta stizza di fronte a certe decisioni politiche dei conservatori o al «pugno di ferro» di Maggie Thatcher, che si atteggiava a «seconda regina» d'Inghilterra. Allo stesso Carlo si sono attribuite, in passato, simpatie laboriste. Ma forse non è tutto oro quello che luccica, all'orizzonte di casa Windsor, sotto il cielo di un governo Blair. «Non abbiamo piani per abolire la monarchia», ha detto il leader laborista durante la campagna elettorale. Ma tante cose ha detto Blair, modificandole cammin facendo per adattarsi al vento prevalente. E infatti anche sulla monarchia ha adottato, in alcune occasioni, un atteggiamento meno chiaro. «Resto favorevole alla monarchia anche se l'alternativa è un presidente eletto», ha detto accarezzando quella prospettiva repubblicana. La prova del nove, dicono tutti, verrà dalla sua riforma della Camera dei Lord. Elisabetta sa benissimo che l'intenzione laborista di togliere il voto ai Lord ereditari, lasciandolo soltanto a quelli di nomina politica che sono l'equivalente dei nostri senatori a vita, potrebbe rappresentare il primo passo verso l'abolizione - di fatto se non di nome - di tutti i diritti ereditari: la «linea progressiva» ventilata da alcuni repubblicani inglesi, convinti che di quel passo si finirebbe per mettere in discussione anche il ruolo della monarchia. La verità è che Blair ha motivi precisi per colpire i Lord ereditari, non per affossare la monarchia. Dei 765 che hanno diritta all'ermellino, a parte gli indipendenti e quelli dichiaratamente apolitici, i conservatori superano i laboristi per 333 a 15. Una situazione insostenibile, che si riflette nei voti dei Pari. In cinque anni, fra il 1974 e il 1979, il governo laborista fu sconfitto 343 volte. In 18 anni di Tories, dal 1979 a oggi, il governo ha subito soltanto 231 insuccessi. Se Giorgio VI se la prendeva con gli attacchi laboristi alla proprietà privata e l'attuale regina madre non esitava a denun¬ ciare «le malefatte di comunisti ed estremisti di sinistra nel partito laborista o alla Bbc», Elisabetta non ha quei problemi. Anche per la progressiva trasformazione del Labour, ormai partito di centro. Ma secondo il professor Pimlott le simpatie della regina sono molto più profonde. Con i conservatori ha il dente avvelenato dal 1963, quando Downing Street fu «trasmessa» da Macmillan a Douglas-Home. Sancì quella manovra, ma la considerò «il più grave errore politico» del suo regno. Non è tutto: il professor Pimlott puntella la sua tesi di una «regina rossa» con una lunga serie di episodi. Già nel 1956, fa notare, Elisabetta mise in dubbio la saggezza dell'invasione di Suez: «Credo che considerasse Eden un pazzo», dice lo storico dell'università di Londra. Espresse ira, nel 1983, per la complicità britannica nell'invasione americana di Grenada. Non nascose mai la propria disapprovazione del modo in cui Maggie Thatcher bloccava le sanzioni contro il Sud Africa dell'apartheid. E' abbastanza, forse, per concludere come fa Pimlott che la sovrana «è un po' a sinistra». Carlo lancia segnali contrastanti. Se l'attenzione ai giovani e al loro mondo del lavoro è di marca laborista, allora anche le sue simpatie vertono da quella parte. Ma proprio ieri i giornali inglesi riferivano la sua filippica contro la «trivialità del linguaggio» ormai corrente in Inghilterra. Evviva, ha lasciato capire il futuro re, l'inglese aulico della tradizione. Conservatore? Chissà, magari in reazione al voto di Diana - l'unica che, non più reale, andrà oggi a votare - fatto di rabbia contro l'establishment, [f. gal.] LE REGOLE E LE CIFRE DEL VOTO Le elezioni politiche in Gran Bretagna e Irlanda del Nord si svolgono ogni cinque anni con il sistema maggioritario semplice. I conservatori, al potere dal 4 maggio 1979, puntano a un quinto mandato, un risultato finora senza precedenti. I laboristi appaiono in vantaggio di circa 20 punti percentuali Le ultime elezioni si sono svolte il 9 aprile 1992, ha votato il 77,8 per cento su un elettorato che era di 43,2 milioni di persone. Oggi hanno diritto a votare 43,9 milioni su 58 milioni di abitanti maggiorenni. II voto non è obbligatorio. Ogni circoscrizione elettorale elegge un deputato o membro del Parlamento. 1 II leader del partito che vince la maggioranza dei seggi, oppure è appoggiato da una maggioranza nella nuova Camera dei Comuni, per convenzione è invitato dalla Regina a formare il governo. Egli sceglie i suoi ministri. i La votazione deve svolgersi entro 17 giorni lavorativi dallo scioglimento della Camera dei Comuni. ! La campagna elettorale dura in genere tre o quattro settimane, ma quest'anno è stata eccezionalmente lunga, cinque settimane. ) La pubblicità politica a pagamento in radio e televisione è proibita. 1 I candidali hanno severi limiti di spesa, per la campagna elettorale, non possono, spendere oltre 8000 sterline (20 milioni di lire) a testa. I partili invece, possono investire quanto vogliono. * Le 47 mila sezioni elettorali chiudono alle ore 21.00 ( le 23.00 in Italia). I risultati sono noti dopo circa tre ore. * Il passaggio dei poteri è immediato. Se Major perdesse le elezioni, egli per tradizione dovrebbe lasciare la residenza del primo ministro al numero 10 di Downing Street entro pochi minuti dalla proclamazione del vincitore. Elisabetta e II principe Filippo: nessuno scossone da una vittoria Labour, la riforma della monarchia era già in cantiere

Luoghi citati: Gran Bretagna, Grenada, Inghilterra, Irlanda Del Nord, Italia, Londra, Sud Africa