«Difendo la mia pensione d'oro» di Vittorio Feltri
«Difendo la mia pensione d'oro» «Difendo la mia pensione d'oro» ^PP^ Feltri: Prodi voleva espropriarmi300 milioni L'EX DIRETTORE DEL GIORNALE TMILANO ANTO per non sbagliare, Vittorio Feltri. Lei è pensionato, ma non andrà in pensione. Non è più il direttore del Giornale, ma continuerà a dirigerlo. Giusto? «Voi giornalisti quarantenni non capite un cavolo'di pensioni, siete ancora troppo vispi per occuparvene. Se vuole le spiego». Siamo qui per capire, e per abbozzare. «Abbozzare che?». Il suo personaggio e la sua storia non solo pensionistica. (Addirittura. Allora scriva: ho 53 anni e 37 di contributi. Secondo le norme io sono obbligato a dimettermi se voglio ottenere la mia pensione». Quindi vuole andare in pensione? «Neanche per idea». Continui, prego. «Questo governo, che io considero comunista, sta pensando di introdurre il fatidico tetto». Il tetto alle pensioni d'oro. «Bravo. Allora cosa ho fatto? Prima che avvenga l'esproprio, mi sono tutelato, visto che ne ho ancora diritto». Quindi la sua sarà una pensione d'oro. «Di latta no di sicuro». In cifre? «Intorno ai 300 milioni lordi l'anno». Che lei incasserà? «Neanche per idea». Continui, prego. (A me basta perfezionare questo mio diritto e poi congelarlo per continuare a lavorare». Congelarlo? «Se si concentra magari capisce, non è così complicato. Una volta che mi sarà riconosciuta la pensione - senza tetto - io non la percepirò affatto, se non prima di aver compiuto i 65 anni». E nel frattempo lei ricomin¬ cerà a lavorare. «Continuerò a lavorare, sì. Quindi non cumulerò la pensione con il mio reddito. E' chiaro?». Quasi. Nel frattempo continuerà a dirigere il «Giornale». (Appena verrò riassunto, perché, come ho cercato di spiegarle, mi sono dimesso». Sbaglio o questa faccenda è così complicata da assomi¬ gliare a una furbata? «Sbaglia. I contributi io li ho versati fino all'ultima lira. La pensione è un mio diritto. Dire che uno più uno fa 2 non è una furbata». Ma intanto lei incasserà. «Incasserò a 65 anni solo ciò di cui avrò diritto, non una lira di più non una lira di meno». Alla faccia dei sacrifici. «Io i sacrifici li ho fatti. A 15 anni facevo il garzone, a 16 il commesso, a 18 il praticante. Ho sempre lavorato». Lei viene dalla gavetta. «Dalla bambagia non direi». Oggi quanto guadagana? «Novecento milioni all'anno». Mica male. «Non sono tra quelli che considerano il denaro lo sterco del diavolo». Roba da piagnoni di sinistra. «Esatto. E la mia pensione, con lo Stato sociale o scempiaggini simili che sono state scritte, non c'entra niente». Tornerei a bomba: lei considera questo governo comu¬ nista? «Lo scrivo tutti i giorni, sì». Ne siete convinti lei e Silvio Berlusconi... «Più qualche milione di cittadini». Ciampi, Dini, Treu, tutti comunisti? «Nessuno di loro starebbe in piedi senza Bertinotti. L'unica volta che si è impuntato, sull'Albania, Prodi ha avuto bisogno dei voti del Polo». Cosa che lei criticò. (Aspramente, sì». Ma quanto le è antipatico Romano Prodi? «Personalmente neanche un po'. Ci davamo del tu e quando lui cominciò la storia dell'Ulivo, mi telefonò». Riprovo: ma quanto le è antipatico Bertinotti? «Neanche un po'. Né personalmente, né politicamente». Non mi dica che lei è comunista? «Ci mancherebbe, però lo sono stato quando facevo il garzone a Bergamo: dal mio punto di vista il mondo era una grande ingiustizia. Poi sono diventato socialista. Poi quando tutti i giornalisti erano di sinistra, sono diventato di destra». Ci siamo: quanto le sta simpatica questa destra? «La destra italiana mi fa schifo». Le fa schifo? «Io sono thatcheriano. Questi in Italia sono delle macchiette». Compreso il suo editore? «Il mio editore si chiama Paolo Berlusconi». Intendevo Silvio. «Silvio Berlusconi è un uomo che ha salvato questo Paese dalla gioiosa maccchina da guerra di Occhetto». Ha mai festeggiato il primo maggio in piazza? «La prima e ultima volta nel 1966». Quest'anno lo festeggerà da pensionato. «Ma allora non ha capito, ho la pensione, ma non sono pensionato, se vuole ricomincio...». Pino Corrias ^PP^ Vittorio Feltri direttore del «Giornale»
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