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«No, solo un'idea sciocca» 2 GIUGNO 1946 // colpo al cuore Gli italiani vanno alle urne e dopo oltre 72 ore di incertezza e colpi di scena il risultato detinitivo si delinea all'alba del 6 giugno: 12.718.641 voti per la Repubblica, 10.718.502 per la monarchia, li referendum chiude il regno dei Savoia. Mentre il Sud ha votato massicciamente per Umberto (anche se non nella misura prevista alla vigilia), nel Centro-Nord il responso è una vera e propria condanna. La regina lascia l'Italia imbarcandosi sul «Duca degli Abruzzi». 13 GIUGNO 1946 L'ultimo proclama Dopo le accuse di brogli mosse dal presidente dell'Unione monarchica Tullio Benedetti e in un clima reso incandescente dalli, polemiche. Umberto contesta la mancata pronuncia della Cassazione sul referendum: «In spregio alle leggi - scrive nel suo ultimo proclama - il governo ha compiuto un gesto rivoluzionano, assumendo poteri che non gli spettano, e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimenti di sangue o di subire la violenza». 13 GIUGNO 1946 Via verso l'esilio «lo lascio la mia patria», conclude nel proclama e. dopo aver respinto il consiglio degli oltranzisti di ritirarsi a Napoli, alle 16.07 le agenzie battono la notizia della sua partenza da Ciampino: un aereo porta l'ex re, ora conte di Sarre, a Madrid e il giorno seguente a Lisbona. Raggiunge la famiglia che si è da poco stabilita a Cascais. «Qualunque sorte attenda il nostro Paese esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli. Viva l'Italia!». 1982-1995 / ritorni mancati E' l'82 e Umberto chiede a Pedini di siglare un atto per la sepoltura dei genitori al Pantheon. L'intestazione della busta recita: «Al senatore Sandro Pertini». Il presidente si infuria e blocca tutto. Ma negli ultimi anni si è tornati a discutere dell'abolizione della XIII disposizione transitoria della Costituzione (anche Scalfaro si è detto d'accordo). A CURA DI Gabriele Beccaria