La vendetta del codino di Roberto Beccantini
L'Italia travolge la Polonia con il sigillo di Roberto Baggio L'Italia travolge la Polonia con il sigillo di Roberto Baggio La vendetta del codino IL fiammeggiante tre a zero con il quale l'Italia di Cesare Maldini ha liquidato la Polonia e reso sempre più spavalda la marcia verso la fase finale dei Mondiali, non è soltanto la storia di venti minuti di tribolato rodaggio e di schemi via via mandati a memoria e recitati con il cuore, con la testa, con tutto. E' anche la favola di Roberto Baggio, cui il popolo di Napoli ha dedicato cori e nenie d'intensità maradoniana. La gente non dimentica, a differenza di certi scienziatoni. Quando entra, la partita è già vinta. I gol di Roberto Di Matteo, la chiave inglese, e di Paolo Maldini, affari di famiglia, avevano stecchito avversari, rognosi, ma mediocri. In Nazionale, Roberto Baggio non giocava dal 6 settembre 1995, Italia-Slovenia 1-0 a Udine: anche in quell'occasione, era entrato al posto di Gianfranco Zola, colui il quale gli aveva rubato l'arte e la parte. Non segnava, in compenso, dal 13 luglio 1994, doppietta alla Bulgaria. Era l'epoca dei Mondiali, e sotto le ceneri stava covando il grande distacco da Arrigo Sacchi, poi esploso nel Milan. Il gol azzurro di Roberto Baggio, riserva di Simone, scavalca i confini della classica - e, talvolta, banale - ciliegina sulla torta. Napoli lo ha adottato al primo batter d'ala. Non sappiamo, a livello tecnico, che cosa possa spostare quella sua pennelìatina così arguta, così irridente. Difficile dire se è nato un nuovo Baggio. Basta e avanza che, a trent'ainni, non sia «morto» l'altro, il cui unico torto è sempre stato quello di pensare in piccolo. Cesare Maldini ha avuto proprio una bella idea. Roberto Beccantini
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