Cordone ombelicale tesoro da conservare

Cordone ombelicale tesoro da conservare Cordone ombelicale tesoro da conservare IL sangue del cordone ombelicale della placenta contiene cellule emopoietiche con proprietà progenitrici o staminali, cioè in grado di generare altre cellule sanguigne più mature e attive nel trasportare ossigeno, nella lotta contro le infezioni, nell'azione immunologica e nella coagulazione. Una delle prime prove fu ottenuta a Torino da Gabutti, Aglietta e Foà {Haematologica, 1975) con la dimostrazione che dagli elementi cellulari del cordone ombelicale umano è possibile sviluppare colonie di cellule ematiche mediante coltura in vitro. Ma soltanto di recente, e dopo che la presenza di cellule progenitrici utilizzabili per trapianto era stata documentata anche nel sangue periferico, si è proposto, per lo stesso scopo, l'impiego di cellule provenienti da cordone ombelicale, più ricco degli stessi progenitori. Considerata la scarsa quantità totale del sangue di cordone, in un primo tempo se ne prospettò l'uso solo per soggetti non ancora adulti. Poi si promossero ricerche per definire tecniche di crescita in vitro delle cellule staminali da cordone, al fine di ottenerne una quantità sufficiente per ricostituire il tessuto emopoietico anche negli adulti quando viene in gran parte distrutto da un'intensa terapia antitumorale. Un importante risultato è stato ottenuto lo scorso anno, ancora una volta a Torino, da Piacibello, Sanavio, Aglietta e altri [Blood, 1997). Le cellule staminali, per essere utilizzabili, devono essere compatibili con l'organismo ricevente, cioè tollerate dal paziente nel quale vengono trasferite. Se non sono compatibili, danneggiano irrimediabilmente l'organismo che le riceve. Mentre i globuli rossi circolanti posseggono sulla loro membrana soltanto alcuni antigeni che li identificano, per cui è molto facile trovare un donatore di sangue, le cellule staminali, come tutte le altre cellule dell'organismo, sono infinitamente più complesse dal punto di vista della compatibilità, possedendo oltre un centinaio di antigeni anch'essi trasmessi dai genitori. Di conseguenza, se il donatore e il ricevente sono fratelli, la probabilità che il donatore sia compatibile è ancora abbastanza elevata (1 su 4). Invece in una popolazione casuale, la stessa probabilità è molto bassa (1 su 20.000 o meno). E' chiaro che, sul piano puramente scientifico, la situazione ideale si ha quando il paziente che ne necessita dispone di cellule staminali provenienti dal proprio cordone ombelicale. E' quindi auspicabile che un numero sempre maggiore di neonati abbia la possibilità di dotarsi, alla nascita, delle cellule del proprio cordone ombelicale adeguatamente conservate, affinché, in futuro, la maggior parte degli individui disponga di questo patrimonio. Tuttavia, una simile situazione appare attualmente non realistica, sì che è ancora più che mai necessario cercare donatori anche nella popolazione generale. E' quindi opportuna la costituzione di centri e organizzazioni idonee e legalmente abilitate alla conservazione ed all'utilizzo di cellule del cordone ombelicale, finora eliminate insieme con la placenta. Queste iniziative puntano a migliorare le possibilità di cura e di guarigione di numerosi malati affetti da tumore, spesso non definitivamente guaribili senza la ricostituzione del midollo osseo. Le banche di cordoni ombelicali stanno nascendo in tutto il mondo e si basano su due filosofie. Una prima opzione considera il materiale conservato un deposito a disposizione del donatore da utilizzare nell'eventualità che lo stesso, contragga un'affezione, o sia sottoposto a una terapia per la quale sia indicato un trapianto autologo di cellule staminali. Essa si rifà al concetto di conservazione dell'individuo descritto da Lorenz. La seconda opzione propone la raccolta e la conservazione di unità di sangue da cordone da utilizzare anche a beneficio di altri pazienti compatibili. A questo fine è prevista la tipizzazione di ogni unità di sangue cordonale prima del congelamento e l'inserimento in un computer dei dati della tipizzazione. La madre deve, di conseguenza, rinunciare ad ogni diritto di conservare il campione di sangue ad esclusivo beneficio del neonato, in qualsiasi mo¬ mento della sua vita. Questa seconda iniziativa coinvolge in pieno la seconda costante di Lorenz (conservazione della specie) ed ha, da questo punto di vista, un notevole impatto di solidarietà sociale di cui la prima iniziativa è priva. Ovviamente, anch'essa è del tutto legittima, anche perché un ipotetico donatore che restasse privo delle cellule da lui donate, può trovarle attraverso il computer nel pool depositato nella banca. Sul piano tecnico, questa iniziativa dovrà disporre di una buona probabilità di reperire le cellule compatibili, per cui deve affidarsi a un'organizzazione molto efficiente, a livello nazionale o sovranazionale e disporre, a regime, di un pool di donazioni molto ampio. Le due iniziative possono coesistere, integrarsi soprattutto nel campo della ricerca e non debbono assolutamente essere considerate contrapposte. La madre, debitamente informata sugli aspetti individuaH e sociali della donazione, deve poter decidere secondo coscienza e libero giudizio; il medico che l'assiste durante la gravidanza deve avere le informazioni necessarie per rispondere ai quesiti posti e sciogliere i dubbi che si possono presentare. Felice Gavosto Istituto per la ricerca e la cura del cancro, Torino Nella figura un feto già formato col cordone ombelicale che lo lega alla madre e lo nutre Le cellule sanguigne della placenta usate nella lotta al cancro e nell'azione immunologica I geni «terapeutici» Ricerche anche in Italia a Milano e Pavia IL clamore suscitato nei giorni scorsi dalla notizia proveniente dagli Stati Uniti circa l'avvenuto assemblaggio di due cromosomi artificiali umani ha suscitato un giustificato interesse nella stampa italiana, ma ha lasciato l'impressione che queste ricerche si facciano solo in America. Non è così, almeno in questo campo. Vi è infatti da alcuni anni un fervore di attività in Europa per la preparazione di vettori biologici comprendenti le componenti fondamentali dei cromosomi, attività documentata da eccellenti pubblicazioni; basti ricordare i lavori dei gruppi di Edimburgo e Oxford in Gran Bretagna e dei gruppi di Wùrzburg e Leiden in Germania e Olanda. Anche in Italia si stanno conducendo interessanti ricerche in questo campo, particolarmente presso i Laboratori del Cnr di Milano e nell'Istituto di Genetica dell'Università di Pavia. Una iniziativa di avanguardia, per esempio, è stata quella del dicembre scorso, quando con il professor Sgaramella e il Nel disegno una schematizzazione dei cromosomi umani, che mette in evidenza la complessa struttura a bande che ricorda da vicino la scrittura per ideogrammi 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22

Persone citate: Aglietta, Blood, Felice Gavosto, Foà, Gabutti, Piacibello, Sgaramella