Omini verdi? Un libro di piero tempesti racconta la curiosa storia degli astri collassati di Antonio Lo Campo
Omini verdi? Omini verdi? Un libro di Piero Tempesti racconta la curiosa storia degli astri collassati NON esisteva ancora un libro in italiano tutto dedicato alle pulsar, queste massicce stelle di neutroni i cui impulsi radio lì per lì furono scambiati per messaggi di «omini verdi». A trent'anni dalla scoperta ha rimediato Piero Tempesti, già astronomo all'Osservatorio di Teramo e professore di spettroscopia all'Università di Roma «La Sapienza». E lo ha fatto con un libro di piacevole lettura, ricco di informazioni e aggiornatissimo: «Pulsar», B ir orna Editore, 350 pagine, 60 mila lire. Due volte il Nobel per la fisica ha premiato ricerche legate alle pulsar. La prima volta (1974) toccò a Hewish (e Ryle) per la scoperta di questi oggetti celesti. La seconda (1993) a Russel Hulse e Joseph Taylor, che nel 1975 individuarono una pulsar doppia: cioè due stelle morte superdense in orbita intorno al loro baricentro. Ognuna di esse ha una massa pari a una volta e mezzo quella del Sole ma il loro diametro è appena di una decina di chilometri. Un'orbita completa viene percorsa in 8 ore perché le due pulsar sono vicinissime (2-3 volte la distanza Terra-Luna). Il risultato è che un effetto previsto dalla relatività generale di Einstein - lo spostamento del perielio - viene molto amplificato. Nel nostro caso, il perielio slitta di 4 gradi all'anno, una quantità ben misurabile in base ai segnali radio emessi dalle pulsar. Inoltre, dall'accorciamento del perido orbitale, si può ricavare una prova mdiretta dell'esistenza delle onde gravitazionali, previste anch'esse dalla relatività generale: e per aver fornito questa prova con accuratissime misure Hulse e Taylor ricevettero il Nobel. Gli accademici di Stoccolma, invece, hanno del tutto ignorato Jocelyn Bell, allieva di Hewish, che per prima, nel '67, osservò una pulsar. Come Piero Tempesti riferisce, un riconoscimento morale alla povera Jocelyn venne però proprio da Taylor: il futuro premio Nobel nel '77 le dedicò un suo trattato sulle stelle di neutroni. Piccola consolazione. ■ [p. bia.] Un successo il razzo giapponese (giapponesi hanno collaudato con successo, in febbraio, il nuovo razzo «M-5», che verrà usato soprattutto per il lancio di sonde dell'ambizioso progetto interplanetario nipponico. Può mettere in orbita terrestre un satellite di due tonnellate o inviare verso i pianeti una sonda-robot di 550 chilogrammi. La filosofia è quella giusta; attualmente il mercato dei piccoli satelliti è in piena espansione, così come le sonde interplanetarie che sono sempre più piccole (ma non per questo meno funzionali) per contenerne i costi. La prima che partirà con M-5 sarà «Lunar-A», pesante 540 kg., che verrà inviata verso la Luna in agosto. Poi toccherà a «PlanetB», di 550 chili, che dovrà dirigersi verso Marte, partendo dalla base di Kagoshima nel febbraio '98. Un satellite astronomico per lo studio delle sorgenti in raggi X chiamato «Astro E», pesante 1,6 tonnellate, verrà lanciato nel febbraio '99, e la mini-sonda «Muses-C», destinata a recuperare e riportare sulla Terra i campioni dell'asteroide «Nereus», partirà nel 2001. L'esplorazione che collegherà idealmente il Sol Levante ai pianeti, vedrà M-5 quale vettore, nel 2005, per una sonda simile alla «Muses C», che avrà il compito di effettuare analisi dall'orbita, e una mappa di Mercurio. L'M-5 ha tre stadi (ma può portarne un quarto), ognuno con un motore a propellente solido, realizzati dalla Nissan Motors, e va ad aggiungersi ad un altro vettore giapponese di «piccola taglia», che è TM3-S2, e potenziando la flotta che possiede anche il J-l e il grande e potente H-2, in grado di lanciare in futuro moduli e navette spaziali, pur essendo piuttosto costoso. Il 12 febbraio M-5 ha messo in orbita il satellite scientifico «Muses B», chiamato «Haruka»: si tratta di un radiotelescopio largo 8 metri per lo studio di sorgenti radio di galassie, quasar e pulsar e per interferometrìa su larga scala. Ha un'antenna formata da un fascio di cavi in molibdeno ricoperti in oro, che è stata dispiegata il 27 febbraio per ricevere le emissioni radio su frequenze fino a 22 Gigahertz. Muses B farà così da supporto per i radiotelescopi terrestri del programma VLBI Space Observatory Program; la base di interferometrìa su 22 Gigahertz richiede una risoluzione angolare di 60 secondi d'arco. Questo significa che i sistemi di osservazione possono distinguere un granello di riso da Roma a Tokyo. Antonio Lo Campo
Persone citate: Einstein, Hewish, Jocelyn Bell, Joseph Taylor, Piero Tempesti, Russel Hulse, Space
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