La guerra dei tessuti
La guerra dei tessuti La guerra dei tessuti Una corsa alle nuove microfibre INTORNO agli Anni 60 l'americano DuPont de Nemours si impose sul mercato con l'invenzione che lo rese miliardario: la Lycra, in cui le fibre elastiche dell'elastam si alternano a fibre rigide che consentono al tessuto di riprendere la sua forma originaria senza deformarsi. Desistente a cloro ed acidi, la lycra si è affermata soprattutto nella moda sportiva, ma con collant e biancheria intima ha conquistato anche il cuore delle donne. Il suo regno è durato circa 20 anni, e oggi per molte applicazioni è stata sostituita dalle stoffe tessute in microfibra, che consentono una migliore traspirazione della pelle e, soprattutto, sono molto più leggere. Basti pensare che 10 chilometri di microfibra pesano meno di un grammo, misura che arriva a un millesimo di grammo per le microfibre prodotte a partire dal poliestere. Questi sottilissimi fili sono estremamente versatili, perché è suffi¬ ciente variare la loro forma geometrica per dare al tessuto l'aspetto desiderato. Così, se agli abiti da sera si addicono le stoffe luminose ottenute con una microfibra a sezione trilobata, il tessuto opaco e morbido dei giubbotti primaverili viene confezionato a partire da un filo di forma cilindrica. Infine, per i capi più sofisticati, le microfibre a sezione quadrata donano alla stoffa l'aspetto della porcellana. In cellulosa o cotone, poliestere o poliamide, e le microfibre oggi hanno un impiego vastissimo nell'industria dell'abbigliamento, ma la ricerca non si ferma. Mentre c'è già chi pensa di rubare al baco da seta il segreto del suo pregiato prodotto, e di migliorarlo rendendolo più uniforme e sottile con tecniche di ingegneria genetica, con il filo della tela di ragno, resistente all'acqua e all'impatto degli insetti in volo, è già stato ordito un tessuto che un proiettile da 6,35 millimetri, sparato da 5 metri di distanza, non ha potuto trapassare. Nella guerra dei tessuti c'è persino chi ha trovato il modo di filare la ceramica e i cristalli, ottenendo una sorta di lana di vetro morbida e anallergica., per le pelli più sensibili, [m. fr.] C'è Sosia il sole artificiale UN piccolo hangar, un grande Sole artificiale, una gigantesca ventola che riproduce l'effetto del vento. Non è il set cinematografico di un film ma il laboratorio dove è installato Sosia (Solar Simulator Apparatus) un impianto sperimentale che riproduce fedelmente, in ambiente chiuso, le condizioni atmosferiche normali di irraggiamento del Sole, velocità del vento e temperatura. Questo impianto, situato presso il centro ricerche Enea della Casaccia, Dipartimento energia, è stato realizzato per valutare e misurare il comportamento dei materiali trasparenti innovativi che si stanno ormai affacciando su molti mercati. Le aperture trasparenti rappresentano uno dei mezzi principali con cui un edificio, o un'automobile, scambia calore e luce con l'ambiente circostante. L'uso di nuovi tipi di vetrature, in particolare quelle definite «intelligenti», permette di ottimizzare l'apporto di luce naturale per l'illuminazione degli ambienti e ridurre contemporaneamente la dispersione dì energia termica impiegata per la climatizzazione. ' idi h l pE' importante, quindi, che lo scambio di energia termica e di luce tra interno ed esterno sia opportunamente controllato, a seconda del tipo di applicazione e del clima, in modo da garantire le migliori condizioni interne, sia visive sia termiche. A questo punto entra in campo il simulatore Sosia, composto da una sorgente luminosa di elevatissima potenza (125 kW), la cui luce viene collimata da un sistema di specchi in modo da ottenere un irraggiamento piuttosto unifome sul piano di prova; da un ventilatore con un diametro di 2 m che riproduce l'effetto del vento e che si può far ruotare a velocità differenti in modo da riprodurre un vento con velocità da 0 fino a 7 m al secondo e da un sistema di condizionamento che mantiene la temperatura sotto controllo in modo da riprodurre una situazione termica stazionaria per componenti diversi. Il suo compito è quello di valutare, con una serie di prove, tutta l'energia trasmessa, ottica e termica. L'intensità di radiazione emessa dalla lampada può essere variata da un minimo di 300 W ad un massimo di 1350 W per metro quadrato (un tipo di radiazione presente oltre la corte dell'atmosfera) e questa sua capacità permette anche di condurre test su collettori solari, vernici, rivestimenti o materiali sottoposti ad invecchiamento accelerato. La prova energetica viene affiancata anche da una prova ottica con un insieme di dispositivi e apparecchiature, il banco ottico Catram (Characterization of Advanced Transparent Materials) con i quali vengono misurate le proprietà ottiche spettrali dei materiali trasparenti innovativi, cioè la capacità di trasmettere, assorbire o riflettere in grandezze diverse le radiazioni luminose. Il banco ottico è caratterizzatp da una sfera cosiddetta «integratrice», una sfera dal diametro di un metro, bianca al suo interno, che integra spazialmente le radiazioni che vengono trasmesse al suo interno dopo l'interazione con il campione di vetro. I materiali trasparenti innovativi allo studio o già in diffusione sono di vario tipo: da quelli particolarmente indicati ai climi freddi e rigidi, nei quali si cerca di massimizzare gli apporti solari e ridurre le perdite termiche (aerogel, finestre sottovuoto, Tim) a quelli cosiddetti «intelligenti» o cromogenici. Questi ultimi hanno la particolarità di avere al loro interno materiali che reagiscono alle variazioni di temperatura e intensità della luce e riescono ad adattarsi alle condizioni ambientali e di uso quotidiano o passivamente o comandati da un opportuno sistema elettronico. Il risparmio energetico, in prospettiva, è considerevole: si stima che la riduzione delle dispersioni termiche che si possono ottenere dall'instal lazione di questi nuovi tipi di vetri consenta un risparmio del consumo energetico per l'illuminazione fino al 30% sul consumo nazionale annuo, che attualmente si aggira sulla ci fra di 40 miliardi di chilowat tore. Annalina Ferrante
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