Gli operai perserò la vita per insufficienti misure di sicurezza «Responsabile di quei 2 morti»
«Responsabile di quei 2 morti» Gli operai persero la vita per insufficienti misure di sicurezza «Responsabile di quei 2 morti» Imprenditore è condannato a 4 anni Un operaio lo trovarono accasciato dietro una porta di sicurezza bloccata dall'esterno, mentre cercava disperatamente di scappare dall'inferno di fuoco. Un suo collega fu trascinato fuori con gravissime ustioni e morì due giorni dopo in ospedale. I due giovani lavoravano alla «Sett», una fabbrica di trasformatori, di Settimo. Ieri il titolare dell'azienda, Pier Francesco Amolari, è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere. E dovrà risarcire subito 260 milioni ai famigliari delle vittime: come provvisionale. Toccherà poi al giudice civile stabilire la cifra definitiva del danno. La sentenza è stata emessa ieri dal pretore Giorgio Semeraro. Amolari, difeso dagli avvocati Antonio Forchino e Roberto Bronzini, rispondeva di duplice omicidio colposo, di una lunga serie di violazioni della normativa sulla sicurezza nei luogi di lavoro e anche di inquinamento (a titolo colposo) della falda acquifera che passava sotto la sua azienda, e dove in varie occasioni erano finiti i residui delle lavorazioni. Il pm Giulio Monferini aveva chiesto 7 anni di carcere: «Amolari ha avuto l'atteggiamento del cattivo imprenditore, che ha accettato di far correre ai suoi operai rischi gravi, confidando nella sua buona stella». I parenti delle vittime si erano costituiti parte civile con gli avvocati Paolo Davico Bonino e Giu¬ seppe Volante. Il gravissimo incidente avvenne la mattina del 25 luglio '94, in un seminterrato della Società elettromeccanica trasformatori, in via Leinì, vicino al casello dell'autostrada Torino-Milano. Daniele Piana, 28 anni, di San Raffaele Cimena e il collega Salvatore Raso, di 27, sposato e padre di una bimba, erano scesi nel locale interrato dov'erano sistemati due forni e una sega elettrica: i primi servivano ad asciugare i componenti dei trasformatori prodotti dall'azienda; la sega a tagliare il legno dei supporti e dei basamenti. I due operai non si accorsero che da alcuni fusti di solventi si erano sprigionati dei vapori, saturando l'ambiente. Una scintilla provocata dall'accensione della sega elettrica aveva innescato l'esplosione: il locale era stato invaso dalle fiamme e dal fumo. Il titolare della ditta, Amolari, si lanciò nel seminterrato per salvare i suoi dipendenti. Riuscì a trascinare fuori Raso, mentre per Piana non ci fu più nulla da fare: lo trovarono i vigili del fuoco, dietro quell'uscita di sicurezza sprangata con bulloni. Lavorava alla «Sett» da nove anni e doveva sposarsi di lì a pochi mesi. Dopo l'incidente la fabbrica venne messa sotto sequestro, poi fallì. Ieri il pretore, accogliendo in parte le tesi dei difensori, ha ridimensionato le richieste del pm e concesso le attenuanti generiche.
Persone citate: Antonio Forchino, Davico Bonino, Giorgio Semeraro, Giulio Monferini, Pier Francesco Amolari, Roberto Bronzini, Salvatore Raso, Volante
Luoghi citati: Milano, San Raffaele Cimena, Torino
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