« Dovevamo vincere nel '93 » Farassino: allora potevo battere Novelli di Marco Sartorelli

« Dovevamo vincere nel '93 » « Dovevamo vincere nel '93 » Farassino: allora potevo battere Novelli LA SCONFITTA DELLA LEGA AL suo ufficio di Bruxelles e dall'alto dei 68 mila voti che l'hanno fatto diventare eurodeputato della Lega nel '94, Gipo Farassino, ex segretario piemontese del Carroccio con «un passato, un presente e spero un lungo futuro di chansonnier», analizza impietosamente («facile da prevedere il crollo») l'insuccesso elettorale leghista del 27 aprile - 30 mila voti, 100 mila nel '93 - e quello del candidato a sindaco Domenico Cornino di Morozzo, Cuneo, 36 mila preferenze e addio ballottaggio. E guarda da lassù il polverone sollevato dalle dichiarazioni di Bossi sul voto «degli emigrati dal Sud che vivono al Nord Italia» (di cui si parla nelle pagine nazionali). Farassino rilegge numeri e percentuali. Sospira: «Abbiamo perso un'occasione. Una grandissima occasione». Non si riferisce alle cose di oggi, ma a quelle di ieri, anno 1993. «Il capo, Bossi, dis¬ se che per fronteggiare Castellani e Novelli nella corsa a diventare sindaco sarebbe arrivata la persona giusta. "Uno in gamba". Non godevo più la sua fiducia. Obbedii e lasciai il posto a Cornino, detto Schwazenegger. Lo presi sottobraccio come se fosse sta¬ to una sposina e lo portai in giro per la città per farlo conoscere. Fu tutto inutile». E l'occasione perduta? «Il vero confronto doveva essere tra Diego Novelli e Gipo Farassino. Ecco i nomi sui quali dovevano esprimersi i torinesi. Con Novelli si sarebbe riconosciuta la Torino che tradizionalmente si schiera a sinistra. Con me, chi aspirava all'autonomia». Cornino perse, «nonostante i miei sforzi». Perse allora, e ha perso anche oggi, e con lui il Carroccio. Perché? E dove si sono spostati i settantamila elettori che non hanno confermato il voto dato alle comunali di quattro anni fa? «La gente ha sentito parlare per mesi di secessione, come se si trattasse di una cosa terribile che presto avrebbe potuto colpire l'Italia. Molti si sono spaventati, nessuno si è dato da fare per spiegare di che cosa si tratta. E' diventata una parola spauracchio e si è visto l'effetto che ha avuto. Sono rimaste trentamila preferenze. Questo è lo zoccolo duro leghista. Però, non è certo che sia completamente manovrabile da parte dei dirigenti. Loro hanno dichiarato che è meglio passare una giornata in montagna con i familiari piuttosto che andare a votare Costa o Castellani. Io credo che la maggioranza farà di testa propria». E il futuro della Lega? «Abbiamo affrontato anche altre discese, peggiori di questa. Risaliremo la china. Perché la nostra idea di fondo è giusta: autonomia, indipendenza e autodeterminazione del Nord Ma la secessione no, è cosa per poche "tribù" oltranziste e determinate del Bergamasco. Lumbard e piemontesi non sono veri rivoluzionari. Noi siamo per il federalismo». Una previsione: chi sarà sindaco? «Se Castellani si allea con Rifondazione, si deciderà per pochi voti». Marco Sartorelli ••:':kS«;:?ÌU. Gipo Farassino, deputato europeo

Luoghi citati: Bruxelles, Cuneo, Italia, Morozzo, Nord Italia