Arbasino: i meriti del vecchio «Mondo» e i suoi sottoprodotti

Arbasino: i meriti del vecchio «Mondo» e i suoi sottoprodotti lettere AL GIORNALE Arbasino: i meriti del vecchio «Mondo» e i suoi sottoprodotti Le anime e il ruolo di una testata gloriosa Cara Stampa, sembra un controsenso biasimare // Mondo sia perché aveva «troppe anime» e sia perché i lettori erano pochi. Sono forse preferibili i media con una sola voce senza dubbi e un gran pubblico tutto d'un pezzo? Ma non è quella mentalità da bestseller commerciale che farebbe arrabbiare o ridere gli acquirenti delle guide per il mangiare, se trovassero con più stelle nella classifica le hamburgerie con tanti coperti e un'unica polpetta, e biasimi per i bistrò «elitistici» che offrono le specialità degli chef? Oltre tutto, con la limitazione culturale di fissarsi solo sulle pinzillacchere minori nelle posizioncelle politiche effimere, non si perde di vista che a distanza di anni e anni l'aver pubblicato costantemente Soldati e Brancati e Alvaro e Comisso e Flaiano e Manganelli e Chiaromonte e VigoIo e Wilcock e tanti tanti narratori e critici di qualità può risultare più importante per la cultura italiana che non l'aver dato spazio all'attività giornalistica degli opinionisti e corsivisti e notisti? Rimangono intatte le conclusioni: meglio certamente un «trash» quotidiano di mestiere e consumo pubblicistico a livello di «gadget», e non davvero un tentativo di elaborazione e discussione di idee diverse anche in contrasto, in un Paese dove le classi di volta in volta dirigenti hanno sempre tirato avanti tra fiumi di parole senza un «pensiero». Rimane però da chiarirci come mai siano accolti adesso con tanta approvazione (e avidità di «anticipazione») i tanti sottoprodotti del Mondo proprio nella linea che Gabriele Baldini chiamava «giornalese-politichese» più effimera... Alberto Arbasino Come non condividere la sottigliezza dei giudizi di Alberto Arbasino? Preciso solo che il mio articolo si occupa del peso politico avuto dal Mondo, non dei suoi in¬ dubbi meriti letterari. Si sa che Pannunzio raccomandava ai collaboratori di scrivere come Flaubert. Fosse facile! [a. p.] Le comunità ebraiche e le omonimie Leggo su La Stampa del 27 aprile una lettera che invita a destinare l'otto per mille dell'Irpef alle Comunità ebraiche. Tra i firmatari compare Paolo Valabrega, già altre volte menzionato dalla Stampa quale presidente dell'Associazione Italia-Israele. Gradirei far sapere ai lettori (e a tutti i miei amici e conoscenti) che il sottoscritto è un altro Paolo Valabrega torinese, abbastanza noto almeno nel P ''tecnico dove insegna, che non è presidente né iscritto all'Associazione ItaliaIsraele, e che destinerà, come ha sempre fatto, l'otto per mille allo Stato, essendo contrario a questa forma di sovvenzione a qualsiasi organizzazione religiosa. Paolo Valabrega Dipartimento di Matematica del Politecnico di Torino Lo sconcerto dei medici per il «medico» di Vassalli L'articolo «Vassalli: Com'è bravo il mio falso medico», comparso su La Stampa del 17 aprile, ha determinato sconcerto tra migliaia di medici iscritti all'Ordine. La «breve» di cronaca che serve da «apertura» alla lettera di Vassalli e che avrebbe la pretesa di raccontare in maniera asettica il fatto accaduto, in realtà serve unicamente da «lancio» a pesanti, ma direi distruttive, affermazioni sulla classe medica, espresse nella lettera di uno scrittore di successo al giornale. La lettera avrebbe tuttavia potuto avere una valutazione complessiva più sfumata, se tale articolo fosse comparso nelle pagine di cronaca; in realtà la pubblicazione in prima pagina ha l'amaro sapore di giudizio sommario sulla classe medica. Anche se si può tollerare che uno scrittore sia talmente calato all'interno dei suoi intrecci narrativi da confondere tempo e spazio sino al punto di credere di vivere egli stesso all'interno delle storie che immagina e racconta, è forse il caso di dire a Sebastiano Vassalli che i tempi della sua «Chimera» sono finiti da qualche anno, anche se si può apprezzare la ricerca di un rapporto di fiducia personale che per altro va riposta nella persona qualificata al compito. Rimane tuttavia il fatto della sorpresa che il vostro prestigioso quotidiano abbia ritenuto legittimo poter costruire un'associazione di notizie che ingenerano nel lettore l'opinione secondo cui «l'abusivismo» non sia da reprimere, nell'interesse superiore dei- la collettività, bensì da promuovere. Questo Ordine stigmatizza un tale giornalismo che confonde cronaca e letteratura, che non concorre certamente a promuovere la tutela della salute pubblica e che denigra in maniera inappellabile la categoria dei medici, ponendone in dubbio la professiona¬ lità al punto da suggerire come loro controllori, ciarlatani e quant'altri improvvisati hanno trovato nelle pieghe del sistema, nicchie dorate a spese di facili e sprovveduti creduloni, purtroppo ancora presenti nella nostra società. La lettera dello scrittore Vassalli è censurabile almeno per due motivi: si configura come istigazione alla violazione delle leggi dello Stato, che regolano l'esercizio della professione medica, e per una denigrazione calunniosa dei medici nella loro generalità. Al di là del caso in questione, la valenza negativa che il messaggio assume su migliaia di lettori, induce una formale richiesta di doverosa precisazione che l'abusivismo, anche quello che «non ha mai fatto male a nessuno» è e rimane un illecito che, neppure a fronte del più profondo pietismo, può trovare spazio in una società civile. prof. Michele Olivetti Presidente dell'Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Torino Quel che Prodi pensa di Bertinotti e Dini Nell'articolo «Condannati allo stallo», pubblicato ieri in prima pagina del vostro giornale e firmato da Augusto Minzolini, mi vengono attribuiti concetti che non ho mai pensato né pronunciato. In particolare, vengono riportate fra virgolette le frasi: «Voglio vedere se qualcuno continuerà a dare in testa inutilmente a Bertinotti» e «anche Dini da queste elezioni dovrebbe aver capito che conta ben poco». Non ho mai detto né l'una né l'altra cosa e devo notare con rammarico che non è la prima volta che sul vostro giornale, generalmente corretto, mi vengono attribuite dichiarazioni mai pronunciate né pensate. Romano Prodi presidente del Consiglio dei ministri Quelle valutazioni il presidente del Consiglio non solo le ha fatte, ma le ha'ripetute in più di un'occasione. Nella giornata del 28 aprile. Al mattino al telefono con un autorevole esponente politico. Nel pomeriggio in una riunione con i suoi più stretti collaboratori. [au.min] Le pubbliche gare vinte da un editore Ho letto l'articolo di Flavia Amabile La rivincita degli ex di Tangentopoli che, mescolando verità e menzogna, mi accomuna per virtù di fratellanza ai colpevoli della repubblica del malaffare secondo una prassi giornalistica sbrigativamente diffamatoria e scandalistica. Il Vangelo raccomanda di preoccuparsi della pagliuzza nell'occhio altrui dopo aver risolto la questione della trave nel proprio; ricordarlo alla Stampa non mi sembra fuori luogo. Non ho nulla di cui vergognarmi, tanto meno di aver legittimamente vinto con la Marsilio Editori, che presiedo, in associazione con altre imprese, delle pubbliche gare. Lavoro ormai da più di trent'anni e credo di aver diritto di essere giudicato per quel che ho fatto e faccio, senza essere considerato un'appendice di mio fratello, per il quale comunque nutro ammirazione e affetto. Cesare De Michelis Venezia Presidente della Marsilio Editori Chi è in ballottaggio per il sindaco di Lecco Per un errore nella tabella di prima pagina di ieri è stato indicato che il ballottaggio per il sindaco di Lecco sarà tra Scotti (Ulivo, 38,5%) e Erba (Polo, 27%). In realtà, come era correttamente indicato a pagina 8, in lizza con Scotti sarà Lorenzo Bodega (Lega Nord, 29,7%).

Luoghi citati: Lecco, Torino, Venezia