Banconapoli ora chiede i danni
Bonconopofi ora chiede i danni Pepe promette un '97 in pareggio: «Tutte le poste del bilancio sono pulite» Bonconopofi ora chiede i danni Ex manager e Price citati per3500 miliardi NAPOLI. Bilancio in pareggio nel '97 e 3500 miliardi di richieste di danni agli ex amministratori e alla società di revisione Price & Waterhouse. Sono queste le due principali notizie che hanno animato l'assemblea degli azionisti del Banco di Napoli, l'istituto di credito che dopo una lunga crisi è ora passato sotto il controllo di Bnl ed Ina. In bilancio «non abbiamo più niente che sia inutile, non strategico o valutato male», ha detto il direttore generale Federico Pepe. La rinascita dell'istituto partenopeo, a questo punto, può cominciare. Una mano la daranno, se avrà la meglio in tribunale, i duemila miliardi chiesti alla P&W e i 1500 miliardi che si vogliono da vertici che hanno gestito la banca dal luglio 1991 al gennaio 1995 (Pietro Giovannini e Giampaolo Vigliar e il defunto Ferdinando Ventriglia). Gli atti dell'azione di responsabilità deliberata dall'assemblea il 30 luglio '96, si legge nella relazione del consiglio di amministrazione all'assemblea dei soci, sono stati regolarmente notificati, ma non si è ancora tenuta la prima udienza. «Si è dovuto quantificare preliminarmente il danno e questa indagine, particolarmente delicata - afferma la relazione -, ha comportato notevole attività delle strutture che hanno fornito la doverosa collaborazione ai citati professionisti. In particolare, il danno arrecato è stato quantificato tenendo conto che sono stati distribuiti utili pur in assenza di un reale attivo e che è stata sopportata la relativa imposizione fiscale, il tutto per 864 miliardi di lire e che è stato sop- portato un danno all'immagine commerciale quantificato in 400 miliardi». Queste due voci sono riportate in entrambe le citazioni, mentre è stata attribuita alla Price una responsabilità per il mancato espletamento dei compiti di revisione per ulteriori 736 miliardi, e nel giudizio nei confronti degli amministratori delegati il danno per mancato adempimento degli obblighi propri della carica è stato stimato in ulteriori 236 miliardi. La Price & Waterhouse nega gli addebiti: Inazione di responsabilità - è stato fatto notare ieri - dimostra come ancora una volta aziende in difficoltà tentino di salvare le loro posizioni scaricando responsabilità relative alla gestione su chi ha il compito di verificare che il bilancio sia redatto secondo corrette convenzioni contabili». Pepe, insieme con il presidente Giuseppe Falcone, loda il bilancio. «Siamo esattamente in linea coi programmi fatti» ha detto ieri ai soci, snocciolando le cifre che emergono dai conti dei primo trimestre '97. Nel 1996 il Banco ha perso 1651,2 miliardi. Quest'anno punta al pareggio. A marzo gli impieghi per cassa a clientela sono saliti a 38.180 miliardi da 37.917. «Le sofferenze - ha detto Pepe - erano al 31 marzo pari a 160 miliardi. La qualità del nostro credito è sicuramente migliorata ha rilevato il direttore generale - anzi esiste una tendenza spontanea ad essere restrittivi. Stiamo lavorando per introdurre un migliore giudizio del credito, con l'assunzione del giusto rischio da parte della banca. C'è stato un passaggio traumatico che lascia riflessi ma, attraverso la fiducia in se stessi che ritorna, potremo riprendere al meglio il servizio alla clientela». L'aspirazione è di tornare all'utile col '98. Ir. e. s.] Giuseppe Falcone presidente Banconapoli con (a fianco) il direttore generale dell'istituto Federico Pepe
Luoghi citati: Napoli
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