«Resistere al virus» Aiuti: ecco le sostanze chiave Test ok su scimpanzè in Usa

«Resistere al virus» «Resistere al virus» Aiuti: ecco le sostanze chiave Test ok su scimpanzé in Usa ROMA DALLA REDAZIONE Forse si apre un nuovo spiraglio per i malati di Aids. Mentre per la prima volta un vaccino, sperimentato in America, è stato in grado di prevenire l'infezione su due scimpanzè, ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma, coordinati dall'immunologo Fernando Aiuti, ritengono di aver identificato alcuni dei meccanismi biologici che sarebbero responsabili della lunga sopravvivenza di un gruppo di sieropositivi al virus dell'Aids, cioè di quelle persone che da almeno dieci anni sono in normali condizioni e il cui sistema immunitario non dà segni di cedimento. In questi pazienti, resistenti al virus Hiv, è stata riscontrata l'aumentata presenza e attività di alcune sostanze biologiche chiamate chemochine e interleuchina 16 (11-16). In uno studio che viene pubblicato sulla rivista Journal of Immunology, i ricercatori (oltre Aiuti, firmano la ricerca Roberto Paganelli ed Enrico Scala) hanno seguito per tre anni i parametri clinici e immunologici di un gruppo di 13 lungosopravviventi che conducono una vita assolutamente normale, scoprendo elevati valori sia delle chemochine rantes mipl alfa e beta (scoperte da Robert Gallo e Paolo Lusso) e di II16, segnali che la loro capacità di tenere sotto controllo l'Hiv sarebbe legata anche alla produzione di tali sostanze antivirali. «La principale causa della lungosopravvivenza in queste persone - ha spiegato Aiuti - risiede nella capacità del loro sistema immunitario di produrre elevate quantità di queste chemochine e linfochine (fino a 10 volte più del normale) che sono in grado di contrastare efficacemente la moltiplicazione del virus». Prodotte da alcune cellule del sangue, le chemochine hanno dimostrato una potente attività antivirale e i loro recettori, se bloccati, sembrano ridurre la trasmissione stessa del virus. I parametri immunologici dei 13 lungosopravviventi (3 femmine e 10 maschi dei quali uno convive con l'Hiv da 14 anni senza segni di malattia e senza prendere farmaci) sono stati confrontati con quelli di un gruppo di persone sieropositive da poco tempo al virus Hiv, trovando nel primo gruppo un'aumentat.a attività immunologica. «Anche il tipo di virus che aveva iniettato le 13 persone - ha aggiunto l'immunologo - non era diverso da quello isolato dai malati con rapida progressione della malattia, anche se il grado di replicazione del virus nei lungosopravviventi era molto basso». La ricerca (finanziata da Progetto Aids coordinato dall'Istituto superiore di sanità), secondo i medici che l'hanno condotta, suggerisce che in un prossimo futuro in aggiunta ai farmaci antivirali le nuove strategie terapeutiche dovranno associare anche queste sostanze naturali in grado di esercitare un'attività antivirale e di potenziare le difese immunitarie. Uno studio che ha subito destato l'interesse delle case farmaceutiche: sono, infatti, già una decinale aziende che stanno lavorando alla produzione di queste sostanze grazie alle biotecnologie.

Persone citate: Enrico Scala, Fernando Aiuti, Paolo Lusso, Progetto Aids, Robert Gallo, Roberto Paganelli

Luoghi citati: America, Roma, Usa