«E' proprio lui il serial-killer delle lucciole» di G. Fav.

«E' proprio lui il serial-killer delle lucciole» Pena confermata «E' proprio lui il serial-killer delle lucciole» TORINO. E' davvero un serial killer. Davvero quel giovanotto educato, con la faccia da brava persona, padre e marito esemplare, ha ucciso e squartato tre prostitute e un omosessuale. Corpi stuprati anche quando non avevano più vita. E poi fatti a pezzi, e infine bruciati per ore, finché poteva spargerne le ceneri nella Dora. Andrea Matteucci, 35 anni, «il mostro dalla faccia buona»: uno scalpellino di Vùleneuve (poco lontando da Aosta), per la corte d'assise d'appello è colpevole di tutti quegli orrori. Per i giudici è seminfermo di mente: questo, ieri sera, lo ha salvato dal carcere a vita. E' stato condannato a 30 anni, più altri tre da scontare in casa di cura. «Le uccidevo perchè facevano sesso a pagamento». L'aveva ripetuta tante volte, quella motivazione: «Anche mia madre faceva la prostituta. Da piccolo, avevo dovuto vederla mentre era con i clienti. Mi raccontava mille particolari. Una volta, mi spiegò che aveva quasi evirato un uomo». Per gli psichiatri, era chiaro: aveva ucciso quelle donne ancho perchè «non gli parlavano. In loro, rivedeva la madre». Lui aveva elencato le sue vittime. Un omosessuale di 50 anni, Domenico Raso: straziato a coltellate nell'80, «perchè voleva avere un rapporto sessuale». E tre prostitute. Daniela Zago, a fine '91. La uccide con una pistola ammazzabuoi. Qualche mese dopo disseppellisce il cadavere: lo fa a pezzi, e lo brucia in un bidone davanti al suo laboratorio. Clara Omoregbee farà la stessa fine nell'agosto del '94. E poi Albana Dakovi, albanese: sgozzata noi giugno '95, e tenuta per qualche giorno nel ripostiglio di casa prima di essere sezionata e bruciata. Sarà quest'ultimo omicidio, a portare la polizia e il pm Pasquale Longarini sulle sue tracce. Lui, fermato come indiziato, diventa un fiume in piena. In mi susseguirsi di interrogatori parla di delitti che nessuno sospetta, di cui non si sono mai trovati i cadaveri. Aggiunge ogni volta particolari più agghiaccianti («ho abusato di due di quelle donne, quand'erano già morte»). Ogni volta inserisce elementi nuovi, contraddittori rispetto ai racconti precedenti. Poi, una drammatica ritrattazione. Dopo 7 mesi in carcere, durante i quali non aveva più rivisto la madre (((Aveva rotto ogni rapporto con me», dirà al pm), la donna toma da lui. «In quel momento - ha detto ieri il pm - scopre che l'unico modo per recuperare il suo amore è dire che non ha mai commesso quelle cose». La corte d'assise di Aosta gli aveva in parte creduto. Lo aveva condannato per uno solo dei delitti - l'ultimo -, e per il tentato omicidio di Lucy Omon. Aveva avuto 28 anni. «Merita l'ergastolo - ha detto ieri il pm -. I giudici di primo grado hanno commesso errori clamorosi: haimo persino confuso lf date dei verbali». E il difensore, Ada Lizzio: «Dev'essere assolto. Ha inventato tutto per attirare l'attenzione, per ottenere affetto». «Ho raccontato quelle bugie per punire mia madre - ha detto ieri Matteucci -. Non sopportavo che non mi volesse più vedere». Dopo due ore di camera di consiglio, il verdetto dell'assise d'appello. [g. fav.]

Persone citate: Ada Lizzio, Andrea Matteucci, Clara Omoregbee, Daniela Zago, Domenico Raso, Lucy Omon, Matteucci, Pasquale Longarini

Luoghi citati: Aosta, Torino