L'Europa rompe a metà con Teheran
L'Europa rompe a metà con Teheran Ma i ministri degli Esteri dei 15 lanciano un duro monito: «Nulla sarà più come prima» L'Europa rompe a metà con Teheran Ritornano gli ambasciatori BRUXELLES DALLA REDAZIONE Gli ambasciatori europei tornano in Iran. I primi dovrebbero arrivare a Teheran già questa settimana. Il tedesco, si lascia capire, sarà l'ultimo, ma arriverà anche lui. La crisi non è superata, il «dialogo critico» tra l'Unione europea e il Paese degli ayatollah resta «congelato», ma gli interessi economici e commerciali sono troppo grandi per abbracciare la politica dura seguita dagli Stati Uniti. L'Europa importa il dieci per cento del fabbisogno petrolifero proprio dall'Iran, e la Germania ne è il primo partner commerciale, seguita dall'Italia. Riuniti ieri a Lussemburgo, dove si erano radunate alcune centinaia di dissidenti curdi, i ministri degli Esteri dei Quindici hanno così approvato una dichiarazione estremamente dura nei toni, che vieta gli scambi di visite ufficiali a livello ministeriale con Teheran, ma che lascia la porta aperta a tutte le relazioni che non abbiano a che fare strettamente con la sicurezza e la difesa. «L'Unione europea ha sempre voluto relazioni costruttive con l'Iran», recita il documento. «Tuttavia si possono fare progressi solo se le autorità iraniane rispetteranno le norme del diritto internazionale e si asterranno da atti di terrorismo, anche contro i cittadini iraniani che vivono all'estero, e se collaboreranno a prevenire simili atti». E' proprio quello che Teheran non ha mai voluto fare. Il 10 aprile il tribunale di Berlino ha accertato la responsabilità del regime iraniano nell'organizzazione di un attentato contro il «Mykonos», un ristorante frequentato da dissidenti curdi. La sentenza ha scatenato la reazione di tutti i 15 Stati dell'Unione europea, che ora tuttavia si preoccupano di non strappare irrimediabilmente la rete di relazioni con Teheran. Il 23 maggio, tra l'altro, in Iran si terranno le elezioni presidenziali, e la presenza degli ambasciatori permetterà di seguire da vicino gli sviluppi politici dopo otto anni di presidenza Rafsanjani. L'Unione, comunque, ha deciso che «nelle attuali circostanze non ci sono le basi per la continuazione del dialogo critico» con l'Iran. E per dare sostanza alla dichiarazione ha stabilito «la sospensione delle visite ufficiali ministeriali verso e dall'Iran». L'Europa continuerà a non fornire armamenti al regime degli ayatollah, e anzi i Quindici coopereranno perché «non vengano concessi visti a iraniani che svolgano funzioni di "intelligence" e sicurezza», e perché il personale dei Servizi di Teheran venga «escluso» dal territorio dell'Unione. Il pacchetto di sanzioni politiche dovrebbe essere adottato non solo dai Quindici, ma anche da tutti i Paesi dell'Europa centro-orientale, e inoltre da Cipro, Islanda e Norvegia. Le decisioni erano date per scontate a Teheran, e anzi la radio nazionale iraniana le aveva in qualche modo già annunciate lunedì scorso: «Sembra che l'Unione europea abbia perso il suo passato entusiasmo per un approccio negativo nei confronti dell'Iran, e che stia invece cercando di mantenere le sue relazioni con l'Iran». Secondo il viceministro bri¬ tannico David Davies, però, «il messaggio all'Iran è chiaro: non ci può essere alcun "tutto continua come prima". Noi abbiamo adottato misure tese a rafforzare quel messaggio e che mostrano come atti come la strage del Mykonos non possono restare senza risposta. Noi seguiremo più che mai il comportamento dell'Iran. Lo sviluppo futuro delle relazioni di¬ pende da loro». Lamberto Dini si è invece mostrato più prudente. Pur sottolineando la determinazione dell'Unione europea, il ministro degli Esteri italiano ha fatto no- tare che solo le visite ministeriali a livello ufficiale saranno congelate. Tutti gli altri contatti, comprese le visite «informali» di ministri o altri funzionari verso l'Iran e dall'Iran, continueranno come prima: «Ciò consentirà di non interrompere le relazioni politiche, economiche e commerciali». Il rappresentante dell'opposizione iraniana a Roma, Rajavi, ha comunque espresso «soddisfazione» per le decisioni prese dai ministri europei. E' la prova, ha detto, di «una presa di coscienza europea di fronte all'oppressione interna, alla passata acquiescenza al terrorismo e agli errori del dialogo critico con il regime dei mullah». Una soddisfazione condizionata, però, visto che secondo Rajavi l'Unione europea dovrebbe far sua la posizione di chiusura totale adottata dagli americani, decretando in particolare un «boicottaggio commerciale e la rottura totale delle relazioni diplomatiche» con Teheran. Positive anche le reazioni da Washington: «Approviamo la decisione dell'Ue - ha detto il portavoce della Casa Bianca Burns -. Certo, in un mondo ideale e perfetto avremmo preferito una rottura totale dei rapporti con Teheran. Questo non è avvenuto. Gli ambasciatori torneranno, ma porteranno il messaggio che niente sarà più come prima». [r. b.] TERRORISMO ATTO D'ACCUSA m La sentenza del tribunale di Berlino ha ufficializzato per la prima volta i legami fra Teheran e i gruppi terroristici internazionali (Hezbollah libanesi, fondamentalisti del Sudan). BOMBA ATOMICA Dai servizi segreti occidentali giungono voci ricorrenti: . che il regime cerca di dotarsi della bómba atomica. Principali fornitori sarebbero le repubbliche ex sovietiche. DOLLARI FALSI Sempre secondo gli 007 Usa, Teheran sarebbe il crocevia del mercato dei dollari contraffatti con una Zecca dotata, di macchine analoghe a quelle della zecca americana. ESPANSIONISMO REGIONALE Teheran rivendica diverse isolette strategiche nel Golfo Persico' e sostiene di avereja capacità di chiudere a suo arbitrio ; lo stretto di Hormuz. A lato, l'elenco delle mancanze che la comunità occidentale addebita al regime iraniano Esuli iraniani simulano un'esecuzione davanti al palazzo dove discutono i ministri dell'Ue
Persone citate: Burns, David Davies, Lamberto Dini, Rafsanjani, Rajavi
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