Il giorno della «forchetta» Exit poll tra critiche e successi di Raffaella Silipo

li giorno della «forchetta» li giorno della «forchetta» Exit poli tra critiche e successi POLEMICHE ESONDAGLI Evenne il giorno della Forchetta. Già perchè è stata lei - astuzia statistica per cui ad ogni candidato non si abbina una cifra esatta ma un'oscillazione di quattro punti - a permettere agli exit poli Abacus di domenica sera di «azzeccarcela». Tanto che persino Gianni Pilo, mago dei sondaggi di Silvio Berlusconi, ammette: «Bravi, stavolta ci hanno preso in pieno: i calcoli sono stati fatti come meglio non si poteva». Bella forza, ha osservato però Massimo D'Alema sarcasticamente l'altro giorno, «con quella "forchetta" così ampia... A prevedere che Rinnovamento italiano sta fra lo 0 e il 5 per cento sono buoni tutti: gli exitpoli fanno ridere». Insomma, per dirla calcisticamente con la Gialappa's, «Questa la segnavo anch'io». Ma anche la forchetta ha un buon nome da difendere. «E' stato un problema di tempo - dice Nando Pagnoncelli di Abacus -: avevamo una gran quantità di dati da elaborare in pochi minuti. Dovevamo selezionare, così abbiamo privilegiato i grandi rispetto ai piccoli e i candidati rispetto alle liste. Comunque è bene far notare che gli exit-poli sono un sistema "a rischio": un tempo davamo il dato mediano, avvertendo che c'era uno scarto del + 0 - 2. Ma ci siamo resi conto che nessuno teneva conto dell'avvertenza. E allora abbiamo deciso per la "forchetta", che rende esplicito il margine: così la gente si rende conto che non si tratta di dati certi, ma solo di numeri che aiutano a capire le tendenze». Già, ma c'è forchetta e forchetta... La «forbice» ideale, dice Marco Marturano, direttore di Explorer Opi- nion, «è di tre punti. Ma in questo caso Abacus avrebbe rischiato troppo: non c'erano i controlli delle proiezioni ed è ancora ben vivo il ricordo delle regionali '95, in cui molti andarono a dormire vittoriosi e si svegliarono perdenti». Cosa che ben ricorda Gianni Pilo, per cui ben venga la prudenza: (Abacus ha fatto benissimo a non assumersi in proprio il rischio e a imporre una "forchetta" ampia». «Il problema è sui piccoli numeri fa notare Marturano - per cui chia¬ ramente prevedere che un partito sta fra lo 0 e il 5 per cento dice tutto e nulla: è un dato approssimativo e poco valido. E' utile invece per numeri grandi e distacchi abbastanza elevati, come nel caso di Fumagalli e Albertmi a Milano». Secondo Marturano, la difficoltà era resa maggiore «perché c'era un unico fornitore per Rai e Mediaset: ci fosse stata concorrenza tra due istituti di previsioni, il controllo incrociato dei dati poteva dare maggiori certezze». A sorpresa, il liberista Pilo non è poi così d'accordo: «Il confronto tra due istituti fa più spettacolo, certo, ma a mio parere aumenta più che altro la confusione, non l'informazione». Pagnoncelli difende la validità della sua opera: «Non dimentichiamo che negli Stati Uniti gli exit-poli della Cnn diedero Cuomo sindaco di New York, e in Israele andammo tutti a dormire convinti che fosse Peres il vincitore delle ultime elezioni: la verità è che ci sono variabili che incidono pesantemente sul risultato. Intanto, un'autoselezione del campione: per esempio, gli anziani sono più diffidenti, e dicono spesso no ai nostri intervistatori. Con il risultato che i partiti più votati dagli anziani vengono generalmente sottostimati. E poi molti intervistati mentono: o perché cambiano idea, o perché non ricordano». Exit-poli a rischio, dunque. E allora perché farli? «Non se ne può fare a meno - concordano tutti -. La pressione dei mass media è tremenda, vogliono i dati, e subito. E in effetti, se la scelta è tra più mformazione e meno informazione, meglio la prima via». Certo, è l'invocazione comune, se si potessero avere subito le proiezioni... «Lì il margine di errore è meno ampio - dice Pagnoncelli + 0-1 per cento, invece che + 0-2, anche quando vengono scrutinate poche sezioni». Comunque Marturano fa notare che «la qualità dei dati degli exit-poli è buona: l'errore lo fanno i media, quando li trattano come dati veri e non di tendenza. Bisognerebbe solo enfatizzarli meno». Come dire: tv, politici e giornali farebbero meglio a imparare la prudenza dalle forchette. Raffaella Silipo Gianni Pilo direttore di Diakron e mago dei sondaggi di Berlusconi

Luoghi citati: Israele, Milano, New York, Opi, Stati Uniti