Finmeccanica, il governo fa quadrato di Roberto Ippolito

Finmeccanica, il governo fa quadrato La Borsa punta sullo «spezzatino» delle attività. I titoli calano, poi si riprendono Finmeccanica, il governo fa quadrato Bersani e Ciampi con l'Iti ROMA. Divisi alla meta. La Finmeccanica sarà divisa, dando vita a più società. E i sindacati si dividono sulle dimissioni contro questo piano del presidente Fabiano Fabiani, stimato dalla Cisl e dalla Uil ma disprezzato dalla Cgil, Perfino i comportanenti degù investitori si divaricano: ieri mattina le azioni Finmeccanica sono state vendute a un prezzo stracciato, precipitando dell'8%; nel pomeriggio sono state comprate a tutti i costi, balzando del 5,7%. Solo sui titoli dell'Ansaldo Trasporti, l'azienda ferroviaria del gruppo, nessuna incertezza. Aperta la borsa, la quotazione è schizzata verso l'alto: mai inferiore all'8%, l'aumento ha toccato la vetta del 9,1%. Qualcuno scommette sulla rapida vendita separata? Si augura questa soluzione Jurgen Schrempp, presidente della Daimler Benz, che nelle scorse settimane ha chiesto al governo di Romano Prodi di comprare l'Ansaldo Trasporti per aggregarla all'Ad Tranz, la società costituita con l'Abb. Obiettivo che urta contro la strategia di Fabiani che ha combattuto l'idea dello «spezzatino». E ha capitolato, rimettendo l'incarico, dopo che giovedì 24 Tiri, azionista di maggioranza, con la regia del presidente Michele Tedeschi ha delineato la riorganizzazione della Finmeccanica basata sulla creazione al suo interno di società distinte per le varie attività (ferroviario, aerospazio, difesa, energia, automazione). E' Tiri ad aver impresso la spinta finale al progetto. «Il governo non è entrato nel merito» ha assicurato da Washington Carlo Azeglio Ciampi, ministro del tesoro. Ciampi ha puntualizzato che «non è il governo che prende decisioni di questo tipo» ricordando la differenza dei «rapporti tra il governo e la sua partecipata Iri» con quelli ((tra Tiri e le sue controllate»: le decisioni si prendono nel «rispetto» delle competenze. Tuttavia il sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli sabato ha dichiarato che l'Iri ha agito «in pieno accordo con il ministero del tesoro». Del resto Ciampi fa sapere di aver avuto da Tedeschi «preventiva informazione» delle sue decisioni. Nè ai massimi livelli del pds è stata spesa una parola a favore di Fabiani: il ministro dell'industria Pierluigi Bersani dice anzi che «l'Iri ha adottato alcune iniziative importanti in un'ottica di politica industriale, anche in collaborazione con il governo»; il responsabile economico del pds Lanfranco Turci invita solo a «una riflessione sistematica» sul gruppo. Lasciato al suo destino dal pds, Fabiani è criticato severamente dalla Cgil. Il segretario confederale Walter Cerfeda gli imputa una gestione «fallimentare», addebitandogli fra l'altro di non aver stretto alleanze internazionali. Opposto il giudizio del segretario della Cisl Sergio D'Antoni secondo cui le dimissioni vanno respinte perché «Fabiani ha fatto bene» e con «la frantumazione del gruppo dirigente» ci sarà «la dispersione» del patrimonio in¬ dustriale. Anche per Pietro Larizza, segretario Uil, Fabiani è «un manager capace e indipendente», una «persona capace». In pratica Fabiani (benché in sintonia con il governo dell'Ulivo) non trova l'appoggio di Prodi, Ciampi, Mario Draghi, di Micheli, Tedeschi, del Pds e della Cgil. Ha invece in forme diverse il sostegno di Cisl e Uil, del ministro della difesa Nino Andreatta, di Rifondazione (per la maggioranza), del segretario del Ccd Pierferdinando Casini e del Cdu (per l'opposizione). Nesi, responsabile economico di Rifondazione, parla di «scarse competenze» industriali di Draghi. Tensioni politiche, sindacati su fronti contrapposti: ce n'è quanto basta per far scrivere al quotidiano finanziario inglese «Financial Times» che la vicenda rappresenta una «lotta di potere» che può «destabilizzare la Finmeccanica e la sua redditività». Una vicenda che «riflette i problemi» che anche l'Iri «deve affrontare». Ormai il dopo-Fabiani si avvicina. Domani all'assemblea della società le dimissioni diventeranno ufficiali. Poi si riunirà il consiglio di amministrazione per nominare il sostituto. Il candidato più accreditato resta Corrado Antonini, presidente Fincantieri. Poi c'è il caso dell'amministratore delegato della Finmeccanica Bruno Steve: resta al suo posto? Roberto Ippolito Il presidente uscente della Finmeccanica Fabiano Fabiani

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