feltri: vado in pensione di Vittorio Feltri

feltri: vado in pensione «Ho 53 anni, non voglio che decidano al posto mio Bertinotti e Prodi» feltri: vado in pensione «Ma resto direttore del Giornale» MILANO. Proprio lui, Vittorio Feltri, alla bella età di 53 anni, saluta tutti e annuncia di voler andare in pensione. Tra due giorni, a partire dal primo maggio, festa dei lavoratori. L'alfiere dei tagli allo Stato sociale diventa un baby pensionato. Possibile? «Se qualcuno pensa che 10 sia un "baby", con 38 anni di lavoro alle spalle... E poi quando andare in pensione lo decido io, e non Prodi, e neanche Bertinotti. So già quello che diranno: ma guarda questo qui, con tutti i soldi che prende vuole pure la pensione, ma non è così. Farà comodo anche dire che lascio a 53 anni ma io me ne frego». La notizia va scandita in due tempi. 11 primo: Vittorio Feltri lascia la direzione del Giornale e va in pensione. Il secondo: il pensionato Vittorio Feltri riassume la direzione del Giornale e rimane seduto alla stessa scrivania di via Negri. E' così? «In pratica sì. Semplicemente non sarò più un dipendente della società che edita il Giornale ma un consulente esterno. Continuerò però ad essere il direttore responsabile. Insomma, dov'è la notizia? Mica me ne vado». E basta la parola del direttore all'assemblea di redazione per acquietare gli animi, lì per lì in fibrillazione per un comunicato del primo pomeriggio che parla semplicemente di «dimissioni». E mentre la Fininvest accoglie la decisione come un fulmine a ciel sereno preferendo non fare alcun commento, ad Arcore Silvio Berlusconi si mostra serafico: «Ne ero al corrente, me ne aveva parlato lui stesso. Non esiste alcun dissenso. Feltri ha ritenuto di farlo per chiarire la sua situazione contributiva». Conferma la Società Europea di Edizioni, proprietaria del Giornale, annunciando anche che le funzioni di direttore saranno «affidate al presidente della stessa S.E.E, Gian Galeazzo Biazzi Vergani». Che dovrebbe rimanere «direttore ad interim», solo per un periodo determinato di tempo: «Finché - dice Feltri - non verrà trovata una soluzione più duratura». Ovvero, secondo indiscrezioni di redazione, un giornalista esterno. Mentre Feltri rimarrà «direttore responsabile, editorialista e consulente del Giornale». «In questo modo - spiega Feltri - non avrò più tutte le rotture di scatole di tipo organizzativo, come occuparmi degli orari di lavoro, delle ferie e altro. Per questo una persona cortese e disponibile come Biazzi si è assunto questo onere». Che, come spiega l'avvocato penalista del Giornale, Guido Viola, comporterà anche il peso delle future querele. E dunque la responsabilità vera e propria, ai sensi della legge sulla stampa e dell'articolo 6 del contratto nazionale di lavoro giornalistico (che stabilisce diritti e doveri dei direttori), del quotidiano. Ma Feltri dichiarandosi direttore responsabile, intende soprattutto parlare di responsabilità politica: «In tivù e per tutti questo sarà sempre il Giornale diretto da Feltri. Intendo rimanere qui finché non mi cacceranno a pedate». Ma precisa: «Non sarò un direttore editoriale. Ora, dato che lo fa Mieli, tutti pensano che lo voglia fare anch'io, invece no». E a nulla vale insistere sui motivi di questa decisione: e se volesse fondare un nuovo giornale? «Ma va, figuriamoci, sto bene qui». Feltri mostra stupore per chi si stupisce. «Vado in pensione, cosa c'è di strano? Ho maturato questo diritto a 53 anni, con 38 anni di contributi. E voglio che mi sia riconosciuto. Lo decido sulla base delle leggi attuali, che non condivido, ma che ci sono. Prendo questo diritto e lo metto nel cassetto. Poi si vedrà, anche Montanelli è in pensione». Ma Montanelli non vuole commentare. Lo spirito anarcoide del direttore del Giornale, prende il sopravvento: «E' una scelta di libertà. Non so quanto incasserò di pensione, magari il 50 per cento, forse niente, rimarrà congelata». Niente probabilmente, fanno sapere da Roma i responsabili della Cassa mutua dei giornalisti, almeno finché Feltri continuerà a percepire un reddito come giornalista, anche se consulente esterno, visto che, calcolano alla Casagit, facilmente il suo nuovo stipendio sarà superiore alla pensione maturata, per altro difficile da conteggiare su due piedi «Io intanto continuo a lavorare qui - insiste Feltri -, se poi fra 3 mesi mi viene un infarto e voglio andare a casa a godermi il mio by-pass, sono fatti miei». Lo dice come Raz Degan, lo sciupafemmine della pubblicità. Ma perché questo annuncio l'indomani della vittoria alle amministrative del Polo? Un segnale? «Ma no, è che tra 2 giorni è la fine del mese e io da maggio non sono più un dipendente. Quando lo dovevo comunicare? Anche Scalfari annunciò che avrebbe lasciato Repubblica il giorno prima delle elezioni del '96. A lui, per esempio, che me ne andavo l'ho detto 3 mesi fa». Paolo Colonnello «Così non avrò più le rotture di dovermi occupare di orari di lavoro e ferie» o mio Bertinotti ione rnale» torio Feltri, ettore dimissionario Giornale e Prodi» «Così non avrò più le rotture di dovermi occupare di orari di lavoro e ferie» Vittorio Feltri, direttore dimissionario del Giornale

Luoghi citati: Arcore, Milano, Roma