«L'archivio dei segreti è stato manomesso»

«L'archivio dei segreti è stato manomesso» Lo denuncia il consulente del giudice Salvini «L'archivio dei segreti è stato manomesso» Il ministro NapoROMA. «Rivisitazioni e alleggerimenti». Aldo Giannuli, il consulente del giudice Salvini che ha scoperto l'archivio «parallelo» del Viminale in via Appia, con due paroline ha gettato una luce inquietante sulle carte che i magistrati stanno esaminando in questi giorni. Giannuli s'è convinto, infatti, che l'archivio dei segreti sia stato ampiamente rimaneggiato nel corso del tempo. «Nell'archivio della polizia di prevenzione - scrive Giannuli nella sua relazione - non di rado le carpette risultavano completamente vuote. La successione dei numeri di protocollo era il più delle volte assolutamente fantasiosa». In questo «meticoloso e pittoresco disordine», può capitare di tutto. Dossier completamente vuoti. Altri pieni all'inverosimile della stessa fotocopia. Si racconta che in una cartellina abbiano trovato ventitré copie di un stessa intervista del- ^^^^m^m l'estremista nero Delle Chiaie. Analizzando questo disordine, Giannuli, esperto in archivistica, trovò le tracce del fondo fantasma. C'era un certo numero di protocollo che tornava di continuo, ma che ufficialmente non esisteva. Di qui l'ovvia deduzione che doveva esistere da qualche parte un altro archivio. Erano le carte dell'Ufficio Affari Riservati. Tutt'altra storia ha invece la scoperta recente del magistrato veneziano Carlo Mastelloni. Anche lui alla ricerca di qualcosa che «doveva» esserci: l'elenco degli informatori del prefetto Federico Umberto D'Amato, mitico capo del medesimo Ufficio Affari Riservati per tutti gli Anni Sessanta e Settanta. Un testimone ha dato indicazioni precise. Mastelloni è andato a colpo sicuro. In fondo, sono cose lontane nel tempo. Ecco perché il mi-«Cartee fantla succdei ndi prot tano vuote asiosa essione umeri ocollo» nistro Giorgio Napolitano, che si accinge a nominare il nuovo capo della Direzione generale della polizia di prevenzione in sostituzione del prefetto Carlo Ferrigno, ieri sottolineava: «Bisogna fare chiarezza sul passato, ma senza farsi travolgere dai suoi sussulti». Il ministro è molto irritato da questa vicenda. E' rimasto di stucco quando il magistrato veneziano ha fatto l'ennesimo ritrovamento. Dice Napolitano: «Ci sono stati questi nuovi fatti, imprevisti, che non avrebbero dovuto verificarsi. Erano state date direttive perché si rintracciassero eventuali altri materiali non regolarmente classificati e archiviati. Ma non se ne sono stati trovati. E stiamo traendo alcune conseguenze su questa omissione, mancata vigilanza o insufficiente controllo. Naturalmente cerchiamo di occuparci dell'oggi e del domani, non soltanto del passato». Oggi i magistrati di Roma, di Milano e di Venezia dovrebbero vedersi tutti insieme al Viminale per essere presenti all'apertura della «cassaforte dei misteri». E' sempre sigillato in un armadio blindato, infatti, il «registro dei 250 informatori». I famosi confidenti del prefetto Federico Umberto D'Amato, che lo hanno regolarmente informato (a pagamento) sui pettegolezzi e retroscena della politica, del giornalismo e dell'economia. E' lì la chiave di tanti misteri italiani? Ne è convinto l'onorevole Vincenzo Fragalà (an) secondo cui «tra i dossier rinvenuti probabilmente c'è la soluzione del giallo di via Gradoli». Fragalà ha chiesto un intervento di Oscar Luigi Scalfaro. Insiste perché Prodi vada a riferire alla commissione Stragi sulla seduta spiritica da cui emerse l'indicazione «Gradoli», [fra. gri.] «Carte vuote e fantasiosa la successionedei numeri di protocollo» Il ministro Napolitano

Luoghi citati: Gradoli, Milano, Roma, Venezia