Strangola i due figli e si uccide

Strangola i due figli e si uccide Foggia: la donna, malata di depressione, si è impiccata con la corda usata per ammazzare i bimbi di 5 e 8 anni Strangola i due figli e si uccide L'addio al marito: «Scusami, ma soffrivamo» FOGGIA. Il marito non riesce più a parlare: è come se avesse gridato per un giorno intero ed ora è sfiancato, svuotato. E' stato proprio lui, Vincenzo Filolongo, un ferroviere di 39 anni, a trovare la moglie ed i figlioletti morti, strangolati dalla donna, che poi si è impiccata. Una tragedia della follia, ma forse una tragedia annunciata. La donna, Anna Maria Colecchia, una casalinga di 35 anni, da mesi era in cura per problemi neurologici: nulla di grave, dicono alcuni conoscenti. Lei, un carattere schivo e riservato, non aveva mai dato segni di squilibrio, ma in famiglia erano in apprensione. Come accade sempre più spesso, l'esaurimento si è presto evoluto in depressione: la poveretta non si sentiva a proprio agio e credeva di intuire la stessa sua sofferenza nei figli, una bambina di 8 anni e un maschietto di 5. Così, mettendo in atto un piano forse meditato da giorni, ieri mattina ha detto al marito che Valeria e Mimmo non sarebbero usciti per andare a scuola e all'asilo: «Hanno l'influenza», ha spiegato all'uomo che stava uscendo per andare al lavoro. Il raptus assassino sarebbe scattato subito dopo, tra le 9 e le 10, secondo un primo esame sui corpi compiuti dal medico legale: il ferrovie- re, come in preda ad un presentimento, ha telefonato a casa intorno a mezzogiorno, ma non ha avuto risposta. E' bastato questo a metterlo in agitazione e così ha allertato i vicini, i conoscenti e il cognato Florindo Colecchia. Sono tutti arrivati nella centralissima via Rosati 117, dove la famiglia vive, in un piccolo appartamento al primo piano, intorno alle 14: Filolongo ha aperto la porta nel silenzio. Un minuto dopo l'immagine choc dei due bambini, distesi nella culletta di Mimmo, ai piedi del letto matrimoniale, uno ac¬ canto all'altro, con le mani giunte in segno di preghiera. Attorno al collo i segni dello strangolamento. Due passi più in là, nel bagno, il corpo della donna appeso ad un cappio, fatto forse con la stessa corda usata per strangolare i bambini e legata ad un tubo dell'acqua. Secondo una prima ricostruzione, la donna li avrebbe uccisi in due stanze diverse, coprendosi la mano con un foulard blu, per evitare che la corda stretta attorno al collo dei propri figli le tagliasse le mani. Poi ha preso i corpicini e li ha adagiati nella culla, concludendo il proprio piano agghiacciante con il suicidio. Vincenzo Filolongo è svenuto e quando il sostituto procuratore Alfredo Viola, giunto col questore e il comandante dei carabinieri, gli ha posto alcune domande, non è stato in grado di articolare una frase. Per lui, accanto a quel telefono rimasto muto, un bigliettino scritto dalla moglie, a conferma del suo stato di prostrazione: «Perdonami Enzo, soffrivamo troppo». La famiglia Filolongo conduceva una vita in apparenza normale: con due bimbi in tenera età ed un solo stipendio, quello da ferroviere del marito, non sguazzavano certo nell'oro, ma nessuno fra i vicini aveva mai saputo di loro dissapori o problemi. I bambini, questo sì, uscivano di rado: Valeria, la primogenita, ieri era particolarmente attesa dai compagni di classe, la terza della elementare San Giovanni Bosco, perché con loro avrebbe dovuto festeggiare il proprio onomastico, ma a scuola non è mai arrivata. Anna Langone Aveva rifiutato di farsi curare I corpi dei piccoli lasciati nel letto con le mani giunte in posizione di preghiera Una delle bare viene portate via dal luogo della tragedia. In alto, un momento del sopralluogo

Persone citate: Alfredo Viola, Anna Langone, Anna Maria Colecchia, Vincenzo Filolongo

Luoghi citati: Foggia