«I profughi? li uccidiamo»

«I profughi? li uccidiamo» Kabila all'Onu: portateli via dallo Zaire in 2 mesi. Rapiti 50 orfani «I profughi? li uccidiamo» Confessione d'un soldato tutsi alN.Y. Times KINSHASA. «Catturiamo i rifugiati ruandesi nella foresta. E dopo che li abbiamo presi, li ammazziamo». Lo ha detto cosi, semplicemente e senza imbarazzo, un ribelle «banyainulenge» a un inviato del New York Times nella foresta dello Zaire orientale teatro della caccia all'hutu. Richiesto di maggiori dettagli, il giovane tutsi ha spiegato ancora con un'alzata di spalle: «Ne ammazziamo ogni giorno. Scappano, perciò devono essere gente cattiva. Per cui li catturiamo, e poi li portiamo dal nostro comandante, e poi li ammazziamo». Altri guerriglieri hanno spiegato che molti dei rifugiati hutu sono ancora armati, e che per questo vengono considerati combattenti. Sono decine di migliaia i profughi di cui si sono perse le tracce nella foresta. Benché solo una parte di loro sia stata fisicamente eliminata, è sempre meno probabile che molti di loro si salvino perché da troppo tempo ormai vagano privi dell'assistenza delle organizzazioni internazionali, l'unica fonte di cibo. Ieri gli operatori del Programma alimentare mondiale hanno localizzato una parte dei fuggiaschi (alcune migliaia) sulla strada che da Kisangani va a Sud verso il campo di Biaro. Il leader dei ribelli zairesi Laurent Desiré Kabila ha lanciato ieri un ultimatum alle Nazioni Unite: «Avete 60 giorni per rimpatriare tutti i profughi hutu ruandesi presenti nello Zaire, altrimenti saranno i miei uomini a provvedervi». Gli enti umanitari hanno già fatto sapere che sarà impossibile rispettare l'ultimatum. Ieri, denuncia l'Uriicef, un gruppo di ribelli del Fronte di Kabila ha fatto irruzione in un ospedale pediatrico sul lago Kivu, portando via una cinquantina di bambini ruandesi di etnia hutu. «Venti soldati sono arrivati con un camion sabato notte e hanno portato via i bambini e gli adulti che erano con loro» ha spiegato il direttore dell'Unicef a Bukavu, nello Zaire orientale, Roger Botralahy. «Sono scomparsi. Non sappiamo dove siano ora». Si tratta di minori che erano stati tratti in salvo dall'organizzazione umanitaria «Save the Children»: erano orfani dei genitori e soffrivano di malnutrizione. L'ospedale si trova a Lwiro, 30 chilometri a Nord di Bukavu, sulla riva occidentale del lago Kivu. Secondo il personale dell'ospedale, i soldati erano miliziani zairesi anti-governativi di stanza a Katana, una decina di km a Nord di Lwiro. Due infermieri e un aiutante sono stati picchiati. Sul fronte diplomatico, l'ambasciatore americano all'Onu, Bill Richardson, è giunto a Kinshasa per incontrare il presidente zairese Mobutu Sese Seko. Richardson ha annunciato l'intenzione di recarsi nella città meridionale di Lubumbashi mercoledì per parlare anche con Kabila. A Kampala il presidente ugandese Yoweri Museveni ha detto che l'atteso incontro fra Mobutu e Kabila «potrebLa svolgersi nei prossimi giorni a bordo di una nave della marina sudafricana al largo della costa dell'Angola», nell'Oceano Atlantico. Da Mobutu è venuto un lamento: «L'Occidente non mi capisce» ha detto in un'intervista al settimanale austriaco Profil, pronosticando che «un giorno le stesse anni di cui si servono oggi i nostri nemici saranno utilizzate contro coloro che gliele hanno date». [e. st.] Per le decine di migliaia di profughi hutu allo sbando nelle foreste dello Zaire il terrore di essere trucidati dai tutsi che hanno deciso la pulizia etnica del Paese

Persone citate: Bill Richardson, Kabila, Laurent Desiré Kabila, Profil, Richardson, Roger Botralahy, Yoweri Museveni

Luoghi citati: Kinshasa, Zaire