Fugge l'italiano di Valona di Vincenzo Tessandori

Fugge l'italiano di Valona Il generale Forlani: il nostro mandato è chiaro, noi non siamo una polizia Fugge l'italiano di Valona Nuove minacce, portato via in elicottero TIRANA DAL NOSTRO INVIATO L'«affaire» Luciani si conclude alle 15,45 quando un elicottero si leva dal ponte del San Giusto, alla fonda davanti a Valona, e preleva Francesco Luciani, la fidanzata, Luietta Bedini, la madre e le sorelle della fidanzata. Un grande sospiro collettivo. Valona, addio: si vola fino a Lamerica. Risolte a tempo di primato le formalità burocratiche per l'ingresso in Italia delle tre donne. 1/«affaire» era diventato imbarazzante, perché dietro si trascinavano ombre e malintesi, sospetti e dolore. Luciani, titolare di uno stabilimento tessile, si è sottratto così al ricatto di una banda di assassini che la polizia giura di aver già individuato; che una voce ispirata da Zani Caushi, il più reclamizzato dei mariuoli, vorrebbe composta da uomini dello Shik, il servizio segreto; e che per qualcun altro sarebbe comandata proprio da Zani. Il punto è che Luciani deve aver capito che non soltanto non avrebbe potuto difendere la fabbrica ma neppure la vita. La veglia delle donne piangenti l'altro giorno, su al terzo piano del palazzo 542, nel quartiere 28 Novembre, deve averlo segnato almeno quanto il ricatto dei malfattori che pretendevano cento milioni. Così, al tramonto, con la fidanzata si era presentato di nuovo al cancello della base italiana, quella alle colonie marine, in località Vecchia Spiaggia. E lo avevano accolto come la sera avanti. Ma non era una soluzione, lo sapevano che lì non sarebbero potuti restare, come erano consapevoli che i soldati non avrebbero mosso un dito per proteggere lo stabilimento: le regole imposte dall'Onu sono rigide e non basta la disperazione di qualcuno per cambiarle. Quando Luciani è sbarcato a Brindisi ha dichiarato: «I militari? Sono stati encomiabili. Se parliamo di diritto internazionale è un discorso, se facciamo chiacchiere a livello di bar, un altro. Il punto è che non possono intervenire. Eh, sì! A Valona basta anche uno sguardo per morire, uno sguardo di traverso». E lui è arrivato a un passo, dalla morte, sostiene. C'era un ricattatore, l'altro giorno, sotto casa sua, accompagnato da altri due. «L'ho riconosciuto. Sono scappato subito a piedi. Miracolosamente ho incrociato una jeep militare, mi hanno portato in caserma. Quelli mi avevano fatto sapere di voler sterminare la mia famiglia». Dunque, le regole dell'Onu sono rigide, e ieri lo ha ripetuto pure il capo della missione, generale Luciano Forlani. Ha misurato ogni parola e ha spiegato che «la forza multinazionale di pace è stata costituita su man¬ dato dell'Onu da otto Paesi che partecipano alla missione. Sono tassativamente esclusi compiti di polizia. La Fmp è una forza militare sul territorio di uno Stato sovrano, non una forza di polizia dislocata sul territorio del proprio Stato». Forlani vuol ricordare come qui i soldati europei siano ospiti e come tali debbano comportarsi. Anche se qualcuno, o parecchi, sparano. Perché tre quarti della gente è armata e i nove decimi di quelli armati, fanno fuoco: in aria, contro un nemico, un avversario, insomma, qualcuno. Ieri, a Valona, anche vicino a un elicottero italiano che stava atterrando. Ieri, una giornata di ordinaria noia si è conclusa con due assassinii. A Scutari, un ra¬ gazzo di 14 anni è stato sorpreso da una raffica sulla soglia di casa, vittima, dicono, di un regolamento di conti: forse neppure suo. E un uomo, a Kores, a Nord, è stato ammazzato, secondo la polizia, «in circostanze non chiare». Ma il primo ministro Bashkim Fino dice che l'emergenza potrebbe finire entro la settimana. Il nodo è che neppure passa per la testa della gente l'ipotesi di restituzione delle armi. Generale, avete notizie in proposito? «No. Non abbiamo avuto informazioni di consegne alla polizia albanese. Il recupero delle armi disseminate durante il periodo di crisi è affidato alla polizia di qui: quindi, non è previsto che queste infor- inazioni ci vengano rese. Non abbiamo una struttura collegata con la polizia albanese. I miei rapporti sono soltanto con il ministero della Difesa albanese». Ma, forse, i soldati della Fmp saranno chiamati a controllare la glasnost della competizione elettorale: lei che ne pensa? «L'organizzazione delle elezioni è un compito preciso affidato alla missione Unione Europea Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione europea. Saranno loro, in base alle competenze, che se ne occuperanno. E non esistono legami fra loro e noi, per quanto riguarda la garanzia delle modalità del voto. In questo, noi siamo al di fuori». Vincenzo Tessandori Il ricattatore sarebbe Zani la cui banda pare composta da uomini dei servizi segreti La fabbrica dell'imprenditore italiano attaccata a Valona e la commemorazione, avvenuta ieri nella stessa città sotto la vigilanza dei militari della Forza multinazionale, del naufragio del Venerdì Santo

Luoghi citati: Brindisi, Italia, Scutari, Tirana, Vecchia