La «beffa» di Mantova

La «beffa» di Mantova La «beffa» di Mantova Carroccio fuori per trecento voti MANTOVA DAL NOSTRO INVIATO «E' una beffa», storce il naso Davide Boni, pochette verde nel taschino, presidente della Provincia fino alle 22 di domenica sera. Quando è stato trombato per il ballottaggio da un pugno di voti - 322 appena - planati sulla testa di Augusto Manerba. Il candidato del Polo che ha preso il 24,2% delle preferenze, un decimo di punto in più della Lega. «E' ima beffa, ma faremo ricorso. Metà delle schede annullate avevano la croce sul mio nome», giura lui nella sala affreschi, stucchi e vetri dell'ufficio di presidenza della Provincia. Dove era entrato nel '93 con una valanga di voti, un mantovano su tre era con lui. E adesso, anche se per un soffio, ne esce. Facendo crollare con il risultato elettorale tutta la simbologia padana, dal Parlamento del Nord che da queste parti ha la sua sede alla secessione dietro l'angolo. «Ma va, un mantovano su quattro è ancora con noi, ha ribadito che Mantova è la capitale della Padania», ne è convinto l'oramai ex presidente della Provincia. E poi butta lì: «Napolitano ha fatto di tutto pur di evitare l'incontro tra un padano e un ulivista romano. Adesso vedremo cosa faranno gli altri due, sono evanescenti». Gli altri due, va da sé, sono adesso alla caccia di quel mantovano su quattro che 1' 11 maggio non andrà in montagna come vorrebbe Umberto Bossi. «Ma certo che la Lega volerà per me, il 60% di loro sono liberaldemoratici, non certo ex comunisti», si sente sicuro Augusto Manerba del Polo che - per ora - è sotto di dieci punti abbondanti rispetto alla candidata dell'Ulivo. «No, non mi sento in mia botte di ferro, sono solo soddisfatta», vola basso Tiziana Gualtieri. Esclude che si possa ripetere il voto, per irregolarità -. «Anch'io ho avuto molte schede annullate», assicura, e un primo risultato pensa già di averlo ottenuto: «Ci siamo battuti per sconfiggere la Lega e contro l'immagine di Mantova che non è quella di Umberto Bossi». Discorso che crolla al bar dell'Ancora d'oro di Borgoforte, dove un muro è coperto dal murale per l'indipendenza del Nord. Un disegno semplice, bianco e nero. Da una parte il drago che rappresenta lo Stato centralista, dall'altra una bellissima ragazza, che naturalmente è la Padania. Sotto, la scritta più da figli dei fiori L'esclu«FaremoMetà delnulle ala croce o Boni ricorso. e schede vevano per me» che da Braveheart: «Peace - Love - Freedom for you». «Perché noi vogliamo pace, amore e lmertà per la Padania», recita Luciana Ligabue -. «Sono una parente alla lontana del pittore» - si presenta, titolare del bar che il 15 settembre fu ima delle basi d'appoggio della carovana sul Po, con il catamarano di Umberto Bossi più ampolla, a cento metri da qui. «Certo che mi dispiace per Boni, ha fatto tanto per noi», giura lei. Che ha dato il suo voto alla Lega anche per l'elezione del sindaco di Borgoforte, che era dell'Ulivo ed è stato riconfermato. Stessa sorte negli altri quattro comuni della provincia dove si è votato domenica. A Quistello hanno riconfermato il sindaco dei popolari, a Revere quello del centrodestra, a Poggiorusco quello del centrosinistra. A Marcarla la Lega perde il sindaco che adesso è dell'Ulivo mentre a Viadana, la partita ò ancora tutta da giocare, tra Ulivo e Lega. Troppo poco per cantar vittoria, con quei 320 voti che hanno segnato il destino di Davide Boni e che bruciano ancora. A Mantova, nella sede della Lega, sotto al manifesto che annuncia che «il Nord regge allo strapotere romano» e che deve essere vecchio di qualche elezione, non tira una bella aria. «E' come mm§mmm perdere la finale di coppa del mondo ai rigori, avrei preferito prendere il 3% anziché essere sconfitto cosi», fa i conti Luca Bellini, segretario provinciale del Carroccio. Poi annuncia il ricorso alla commissione elettorale e fa professione di fede: «Siamo il primo partito in provincia, siamo i vincitori morali». Annuisce Adriano Cattaneo, consigliere comunale a Mantova per il Carroccio. E spiega a modo suo: «Ma è chiaro che la gente ha sbagliato a mettere la croce sulla scheda. Ci hanno annullato una valanga di voti perché, per l'entusiasmo, molti hanno segnato sia il simbolo della Lega che quello dei Lavoratori padani, uniti in coalizione per sostenere Davide Boni». Una beffa nella beffa, se fosse andata veramente così. Ma la spiegazione non accontenta il presidente della provincia in carica fino all'11 maggio. Giura, Davide Boni: «Sé non andiamo al ballottaggio noi, Mantova diventa un problema nazionale. Lo pensa anche Bossi, mi ha telefonato e ha detto che, malgrado tutto, abbiamo corso bene». Fabio Potetti L'escluso Boni «Faremo ricorso. Metà delle schede nulle avevano la croce per me»