Bossi: la parola d'ordine è «resistenza»

Bossi; la parola (Fordine è «resistenza» «Formentini è stato un sindaco troppo per bene, la rivoluzione non si fa col moderatismo» Bossi; la parola (Fordine è «resistenza» Ma nella Lega il «grande capo» viene contestato MILANO. «Fatalmente - sta dicendo Umberto Bossi - in Padania le cose si metteranno a bollire a temperatura più alta. La volontà che emerge da queste elezioni è per una politica più aggressiva...». Marco Formentini, seduto accanto, guarda nel vuoto. E così Roberto Maroni, Giancarlo Pagliarini e Roberto Calderoli. Fatalmente, dice Bossi. E alle sei di pomeriggio non ha bisogno di troppe domande per lanciarsi in qualche scenario da tregenda. Dalle elezioni, valuta, «esce un dato lusinghiero per la Lega che va avanti e un dato poco lusinghiero per la Padania». Niente più sindaco a Milano, al ballottaggio solo a Lecco e Pordenone, più un'altra cinquantina di sindaci nei paesi. Voti che non 10 soddisfano. «Sarò soddisfatto solo quando vedrò la bandiera della Padania al posto di quella dei colonizzatori italiani!». E via su questi toni, piuttosto irato, pronto a dar la colpa ai meridionali di Milano e Torino che hanno votato i partiti di Roma. «Questi non ci portano in Europa, minacciano di far arrivare immmigrati, continuano a rubare e la gente 11 vota lo stesso. Hanno votato per quelli che nel '90 volevano impiccare, Berlusconi si è preso tutte quelle merde democristiane e socialiste che c'erano in circolazione». Formentini continua a guardare nel vuoto. «A Milano - gli dice Bossi - l'opinione pubblica è stata bombardata dai media, ma tu sei stato troppo una brava persona». Da una vignetta pubblicata dal «Corriere della Sera» lo difende così: «Darei due sberle a quel direttore di giornale». Ma proprio da Formentini, dall'analisi bossiana del voto milanese, prende il volo la «linea d'attacco». Perché, a sentire Bossi, se Formentini non ha vinto è per colpa di quel suo essere troppo perbene, moderato, tanto «da prendersi un vicesindaco di origine meridionale». Neppure lo sfiora il dubbio che i voti di Formentini, un 4 per cento più di quelli finiti alla Lega, sia proprio per il moderatismo. «La rivoluzione non si fa con il moderatismo, ma con il realismo. Io non avrei fatto una scelta di moderazione, e penso che a Milano la gente sia incazzata con noi perché con Formentini a Palazzo Marino siamo stati troppo moderati. Dovremo farlo santo, ma la gente ha visto che non cambiava niente, che i soldi continuavano ad andare al Sud, che insegnanti e magistrati continuavano ad essere meridionali, che arrivano qui come pecorelle e domani sono i tuoi nemici giurati. La verità è che il Nord deve votare razzialmente per sé». Con tanti voti e senza sindaci, Bossi si trova incartato. La via d'uscita, come sempre, è uno scatto in avanti, una forzatura. La Lega che si va a posizionare sull'indipendentismo etnico e adesso aspetta il referendum sull'autodeterminazione, autoorganizzato e auto- proclamato per il 25 maggio. Per l'I 1 maggio, giorno dei ballottaggi, il consiglio è quello di star lontani dalle urne e andarsene in montagna, «ad allenarsi, ossigenarsi, perché arriva l'anno buono e comincia la lotta di liberazione». Bossi, ver¬ sione partigiano padano, annuncia che dovrà «mediare con le spinte etniche che certamente verranno. Andare in montagna, lo sapete, ha un doppio significato...». Sta pensando a qualcosa di concreto?, domanda un giornalista. «Stia tran¬ quillo, quando sarà il momento l'avviso», è la ringhiosa risposta. Bossi medita la sua resistenza, «ma resistenza vera a quello stronzo di Ciampi e soci che ci prendono i soldi». Al limite della legalità, «perché quando hai a che fare con i ban¬ diti non puoi essere legalitario». Ammette un errore: «Vincono quelli dell'Est, i veneti, i bergamaschi, quelli che già anni fa volevano fare certe scelte. Avevano ragione loro». Indipendentismo spinto, etnico e rabbioso. Parla solo Bossi nella conferenza stampa. Gli altri continuano a guardare nel vuoto e i distinguo saranno cauti. Come Maroni o Francesco Speroni, che contestano la lettura bossiana del voto meridionale contro Formentini: «La colpa non è dei meridionali. E' della borghesia decadente, dei milanesi arricchiti che si sono fatti fregare da Berlusconi». Bossi va a concludere il suo sfogo. «Credo che il popolo andrà all'attacco. La Lega mantiene viva l'azione gandhiana, ma dovrà essere una resistenza viva, forte e decisa. La forza all'interno della Lega adesso è molto più rivoluzionaria di prima, dipenderà dalle votazioni nel nostro consiglio federale». Sta pensando di convocare un'adunata di Pontida proprio per l'il maggio, giorno dei ballottaggi. E per la fine anno potrebbe riunire l'assemblea leghista per decidere la nuova linea dura e il suo possibile nuovo ruolo, ancora segretario oppure distaccato alla guida del governo provvisorio della Padania, per organizzare la lotta di liberazione: «Polo e Ulivo sono uniti, i nostri voti non ci bastano e se non coinvolgi il popolo sul territorio non ottieni risultati. Si tratta di graduare il tipo di resistenza, ma la Lega deve mettere in atto una politica più aggressiva». Il partigiano padano è pronto. Giovanni Cerruti la gente ha votato per quelli che nel '90 voleva impiccare, Berlusconi si è preso tutte le merde democristiane e socialiste che c'erano in circolazione ipip ti E ora ci opporremo con tutte le forze a quello stronzo del ministro Ciampi e dei suoi soci che ci prendono i soldi 1A CARTA DI IDENTITÀ' DELLA LEGA 1979 - Bossi incontra Bruno Salvadori e viene contagiato dalla «febbre» federalista e autonomista. Nascerà la Lega lombarda. 1987 - La Lega lombarda debutta alle elezioni politiche e in Parlamento: conquista un deputato e un senatore. 1991 - Primo congresso della Lega Nord. Franco Castellaci, presidente dei lumbard e braccio destro di Bossi, lascia il Carroccio oer dare vita a un gruppo autonomo. 1992 - Exploit della Lega Nord alle elezioni politiche: porta in Parlamento 55 deputati e 25 senatori. 1994-Dal congresso di febbraio a Bologna scaturisce la sofferta decisione dell'alleanza elettorale con Berlusconi. 1995 - Roberto Maroni mette a disposizione del partito le sue dimissioni (respinte) in polemica con la decisione del ribaltone: qualche mese dopo, tornerà al fianco di Bossi - Nasce la «Lega federalista italiana». 1996 - La Lega decide di correre da sola alle politiche di aprile e ottiene un successo inaspettato -15 settembre: la marcia del Po festeggia la nascita della Padania - Irene Pivetti viene espulsa dal gruppo parlamentare del Carroccio. Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi