Tutto da rifare, povera Irene di Filippo Ceccarelli
Tutto da rifare, povera Irene L'insuccesso elettorale e la fine del «personaggio Pivetti» Tutto da rifare, povera Irene EROMA adesso, povera Pivetti? Proprio una triste figura ha fatto l'orsacchiotto di Italia Federale ai cui piedi - novità assoluta nel pur variopinto repertorio di simboli politici personalizzati - si poteva leggere l'autografo dell'ex presidente della Camera. Povera Pivetti: e ora? Freddi esercizi di sadismo contabile dicono che con lo 0,4 per cento la sua lista ha avuto a Milano meno voti di quanti ne è riuscito a strappare Giancarlo Cito, il tarantino (0,8 per cento) Mentre a Torino con lo 0,5 l'orsetto federale se la batte in fondo alla classifica con il Partito umanista, che almeno non la fa tanto lunga. A Lecco, ogni cento elettori solo 1,7 hanno votato il candidato pivettiano. Percentuale davvero modesta che sale a 2,3 a Belluno. Insomma, e riepilogando: se questa sequela di zero, uno e due per cento è un risultato «formidabile» - come l'ha definito l'altro ieri notte lei, a botta calda beh, a mente fredda viene da chiedersi quale sarebbe dovuto o potuto essere, per la Pivetti, un risultato non «formidabile», o comunque tale da inibire quei festeggiamenti a base di «torta e spumante» che ci sono stati l'altra notte. E che sempre secondo l'ex presidente della Camera verranno bissati tra due settimane. Il che, pur con tutto il rispetto per la passione politica della giovane donna e per la scelta di non partecipare al ballottaggio, pare abbastanza improbabile. L'impressione, piuttosto, è che insieme con le elezioni la Pivetti abbia perso anche il suo stesso personaggio. E che proprio questo smarrimento, reso ora così visibile dagli «zero virgola», consente semmai una malinconica considerazione sui tempi sempre più veloci in cui, con la dovuta e abbagliante complicità dei media, tutto a un tratto alcune figure pubbliche entrano in crisi e perdono potere, fascino, appeal, attenzione, curiosità e anche voti. Da questo punto di vista il ca- CENZA «JENSO di STEFANO BARTEZZAGHI PARENTI ACQUISITI C'è un apparentamento elettorale che è apparentemente ottimale con un appartenente a un partito decente. A parte tutto, mi par niente male. so Pivetti è esemplare. Fino a ieri trovava audience qualsiasi anche minima circostanza che, volente o nolente, la riguardasse: sentenze di annullamento matrimoniale, sondaggi sulle eventuali fughe d'amore degli italiani, suggestive disquisizioni su digiuni, anziane suore, angeli custodi, guide spirituali, nonché tamponamenti stradali (niente di grave, s'intende, ma l'altro giorno un povero motociclista s'era ritrovato addosso l'automobile della Ps che proteggeva, evidentemente, portandola in giro, l'ex presidente della Camera). Ebbene, a un'enorme popolarità, anche proiettata sui famigliari (la sorella attrice) e per certi versi spendibile sul piano commerciale (libro con lei in coperti¬ na) si comprende oggi come corrisponda, in realtà, un consenso del tutto irrisorio. La personalità, anzi, sembra giocare contro la politica. L'orsacchiotto - 2700 iscritti vantati, 59 sedi proclamate, 70 amministratori troppo facilmente rivendicati - è apparso come un capriccio privato o come un sistema personale per prolungare un successo che non c'è più, anche al di là di qualsiasi profonda motivazione o nobile impegno politico. Sic transit gloria mundi. Succede. E tuttavia più che la fine della Pivetti - che al contrario per lei personalmente è auspicabile un nuovo inizio, magari meno condizionato daU'immagine non resta che immaginare la fine di quell'inganno mediatico che crea dipendenza e che il mese scorso l'ha costretta a rivolgersi addirittura al Garante per «il silenzio totale che circonda l'esistenza, l'attività e le iniziative di Italia federale». Quando poi, per conquistarsi un dissennato trafiletto qualche giorno appresso, è stata costretta a dire cose tremende sugli albanesi. Cose che nessun orsacchiotto può accettare. Filippo Ceccarelli La lista, tentativo di prolungare il successo che non c'è più Come pare lontano il tempo in cui i media stravedevano per lei
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