Chiamparino: si può vincere

Chiamparino: si può vincere Chiamparino: si può vincere «Il candidato del Polo ha già preso il grosso dei voti, noi invece no» Sergio ChiampaTORINO. «E adesso io dovrei rinnegare la "formula Castellani"? Non scherziamo, per favore». Sergio Chiamparino, deputato dell'Ulivo, non arretra di un passo. L'ex segretario provinciale del pds, che 4 anni fa giocò la carta dell'oscuro professore del Politecnico e vinse il confronto con l'altro candidato della sinistra, l'ex sindaco pei Diego Novelli, non vuole sentire parlare di sconfitta. «Prima di disperare, aspettiamo i risultati del ballottaggio. Nel frattempo, cerchiamo con Rifondazione comunista un'intesa che sia conveniente per tutti. L'obiettivo deve essere battere Costa e il centro destra. E noi possiamo ancora vincere». I dati, onorevole Chiamparino, dicono che sarà un'impresa disperata. Il distacco è forte, l'Ulivo colta... «Aspetterei a trarre una conclusione così drastica. Nel voto di Torino c'è sicuramente un effetto politico generale. E' evidente: tutti i partiti che sostengono il governo perdono qualcosa. Sarebbe miope non ammetterlo. Ma, nonostante tutto, io credo ancora nella capacità di recupero di Castellani». Nel senso che ritiene possibile un accordo con Rifondazione comunista? «Anche. Ma non è solo questo. Il risultato di Forza Italia fa riflettere: se il partito di Berlusconi ha avuto il 27 per cento dei voti è perché i cittadini lo hanno individuato, anche se impropriamente, come il punto di riferimento per Costa. Questo fa pensare che il candidato del Polo abbia già preso il grosso dei voti. Non tutto, ma il grosso sì». E il 6 per cento della Lega Nord? «Il travaso verso Costa non è automatico. Anzi. Sono convinto che l'elettorato leghista abbia parecchie riserve nei è in diffi- no confronti del centro destra». Scusi, onorevole Chiamparino, ma il vostro problema in questo momento è un altro. Non si chiama Bossi, si chiama Bertinotti. «Senta, l'altra sera in televisione parlavano tutti del successo di Rifondazione comunista. A Torino non è andata così. A Torino ha vinto Forza Italia, e Rifondazione ha perso. Due punti in meno rispetto alle politiche del '96, quattro sulle amministrative del '93». E con questo? Per Castellani quei voti sono indispensabili. «Certo. Ma Rifondazione deve rivedere le sue pretese. L'elettorato ha lanciato un segnale molto preciso anche a Bertinotti. E lui deve tenerne conto». Davvero lo farà, secondo lei? «Voglio battermi fino all'ultimo. Per questo dico a Rifondazione: evitiamo di farci del male. Sarebbe un gravissimo errore se una delle due parti tentasse di imporre la propria visione sull'altra». Non teme che la «formula Castellani» sia ormai superata, almeno a Torino? «No. Quella "formula", come lei la chiama, non attuale. Nel '93 pensavo a una sinistra moderna, di governo, riformista. E dovendomi occupare di elezioni a Torino trovai naturale tradurre quell'idea nella coalizione che 4 anni fa vinse le elezioni. Credo ancora in quel progetto, in quella sinistra. E sono convinto che l'Ulivo a Torino non sia affatto in crisi». Ma Rifondazione... «Ecco, il problema che abbiamo oggi, a differenza del '93, è che per affermarsi il nostro candidato ha bisogno dei voti di tutta la sinistra. E' necessaria un'intesa che, ne sono certo, riusciremo a trovare. Sarebbe assurdo rimettere in discussione l'Ulivo. E' un discorso che va fatto a bocce ferme. Se permette, ne riparliamo lunedì 12 maggio». [g. a.p.] Sergio Chiamparino

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