«Il virus della destra ci divora »

« li virus della destra ci divora » « li virus della destra ci divora » 7/pessimismo serpeggia tra gli intellettuali —Mi I SOTTO LA MOLE LTORINO A sconfitta di Castellani? Per lo storico Giovanni De Luna, gli otto punti che dopo il primo turno separano il candidato dell'Ulivo dall'ex ministro Raffaele Costa rappresentano un vero e proprio choc politico: «La conferma di uno slittamento a destra della città e, allo stesso tempo, il declino dell'egemonia politica e culturale esercitata in passato dalle sinistre, dal sindacato, dalla Chiesa, dalla stessa Fiat. Torino è aggredita da un virus che ne sta divorando l'identità». Un'analisi troppo pessimista? Secondo un altro storico della sinistra, Massimo Salvadori, sì: «Il fatto è che in questi quattro anni il centro destra ha avuto modo di riorganizzarsi e di trovare un candidato oggettivamente forte come Costa. Inoltre, queste elezioni amministrative sono cadute in una congiuntura politica particolare, segnata dalle difficoltà del governo dell'Ulivo». Sconfitta prevedibile, allora? «Più che altro mi sembra che il risultato di Castellani sia tutt'altro che trascurabile. Il ballottaggio è aperto. Il vero problema è capire come si comporterà ora l'elettorato di Rifondazione comunista. Sarà un test importante, non solo per Torino». Il giorno dopo, la sinistra torinese si interroga, e si divide. Si poteva evitare il sorpasso del Polo? Il professor Alberto Conte, ex consigliere comunale pei ed ex pro-rettore dell'Università, è convinto di sì: «Bisognava aprire un anno fa, con molta pazienza, un tavolo di confronto programmatico tra le forze che sostengono Castellani e Rifondazione comunista. Se la sinistra si fosse presentata alla città con un programma condiviso da tutte le componenti dell'Ulivo, il risultato sarebbe stato certamente migliore». Ma secondo il sociologo Bruno Manghi, uno dei grandi sostenitori della candidatura Castellani del '93, sarebbe stato inutile: «Come in tutte le formule, anche in quella di Castellani c'è un logoramento fisiologico, prevedibile. Del resto, nelle elezioni per il sindaco l'avversario del primo cittadino in carica è in qualche modo sempre favorito: non serve stupirsi, fa parte del gioco democratico. E poi, mi sembra prematuro considerare Castellani e l'Ulivo fuori gioco». Pietro Marcenaro, segretario regionale della Cgil, aggiorna su un foglietto i dati dell" spogb'o e cerca di capire: «No, non penso che Torino si stia "deulivizzando": le forze dell'Ulivo hanno perso pochissimo rispetto a un anno fa. Piuttosto, direi che l'affermazione del centro destra sia una conseguenza della "deleghizzazione" del Nord. Come a Milano, anche a Torino l'elettorato di Bossi si è spostato verso il Polo. E' la conferma di quanto avevamo già rilevato all'indomaid della vittoria alle politiche del '96: il successo della sinistra non era legato a uno sfondamento, ma a una situazione del tutto particolare, che non consentiva accordi tra le forze del Polo e la Lega». Per Sergio Ricossa, un economista abituato ad analizzare la politica da destra, le difficoltà di Castellani e l'avanzata di Costa hanno una spiegazione molto più semplice, terra a terra: «Può darsi che vi sia stato un travaso. Ma quello che conta è che i torinesi abbiano preso coscienza della decadenza della loro città. La vedono affondare, e cercano uomini nuovi, nuove idee, per il suo rilancio. Il risultato di domenica premia un politico come Costa, che si è fatto la fama di uomo capace di condurre una lotta contro gli sprechi. Questa è una caratteristica che piace ai torinesi, anche se devo ammettere che è curioso che sia cuneese il candidato più votato di Torino». E da destra esulta anche un intellettuale come Saverio Vertone, un tempo direttore a Torino del settimanale comunista Nuova Società e oggi senatore di Forza Italia: «C'è un primo dato positivo, ed è rappresentato dall'inizio del processo di sparizione, a partire dal Piemonte, della Lega Nord. Un'organizzazione teppistica. Sono felice che la sua estinzione cominci proprio da qui». E poi? «L'altro dato è che la ritta monocratica, capa¬ ce di fare benissimo una sola cosa alla volta - una grande corona, una grande industria, un grande giornale, un grande partito comunista - sta finalmente affrontando, probabilmente anche per un minor peso esercitato dalla Fiat, il passaggio a una fase di vero pluralismo. Con queste elezioni si dissolve un grumo storico della città». E' esattamente quello che teme De Luna. «A ben vedére - dice - il primo segnale dell'avanzata delle destre non è di oggi. E' di 4 anni fa, ed è proprio l'elezione di Castellani. Un'irripetibile congiuntura di transizione consentì all'attuale primo cittadino di intercettare, nel ballottaggio con Diego Novelli candidato della Rete e di Rifondazione comunista, la deriva della destra. Il risultato di domenica purtroppo è solo una conferma. Con le destre organizzate, è saltato il tappo di un vulcano che credevamo spento. Nel suo magma, si agita di tutto: pulsioni negative, chiusure verso l'esterno». Gianni Armand-Pilon Massimo Salvadori —«E' una conseguenza delle difficoltà del governo Adesso il problema è vedere come si comporterà l'elettorato di Rifondazione» Pietro Marcenaro «Abbiamo perso pochissimo rispetto a un anno fa Sono i leghisti che si sono spostati»

Luoghi citati: Milano, Piemonte, Torino