Bambini a dieta, ma di tv di Gigi Padovani

Bambini a dieta, ma di tv Bambini a dieta, ma di tv Ecco come ridurre telefilm e cartoni animati SOS DEI GENITORI PARIGI DAL NOSTRO INVIATO La tv è il cibo del nostro tempo, perciò bisogna saperla «mangiare» bene, senza eccedere ma neanche senza digiunare. Due ore e 41 minuti in media al giorno davanti al piccolo schermo (dati Istat '96 sull'Italia, età dai tre ai dieci anni), per un bambino sono tante o poche? Sono sicuramente troppe, una vera abbuffata, le quattro ore e più che il 21 per cento dei piccoli teledipendenti italiani dedica ai programmi preferiti. Allora, che fare per ridurre l'«esposizione televisiva», come la definiscono gli esperti? Come quando si ingrassa, occorre mettersi a dieta. E' la proposta di un gruppo di ricercatori dell'Università di Roma e di Siena. Una sorta di «dieta punti della tv» da circa un anno è in fase di sperimentazione, prima in un solo centro della Toscana, quindi in una trentina di città italiane grandi e piccole, da Milano a Palermo, con ragazzi dalla terza elementare alla terza media. E' forse l'ultima novità in questo campo, presentata dall'Italia ai 200 ricercatori che alla sede dell'Unesco di Parigi hanno discusso le strategie più adatte, confrontando i dati di analisi realizzate in 50 Paesi del mondo. In uno dei tanti gruppi di lavoro in cui si è diviso il Forum «I giovani e i media domani» sono stati presentati i primi risultati della «Weight-Watcher» anti-violenza. Enrico Menduni, docente di Scienza della Comunicazione alle Università di Siena e di Roma La Sapienza, dall'86 al '93 consigliere d'amministrazione Rai, spiega il metodo: i ricercatori attribuiscono a ciascun programma, basandosi sul palinsesto delle emittenti nazionali, un punteggio «calorico», in base alla durata della trasmissione, alla violenza che contiene, alla quantità di spot pubblicitari che la interromperanno, poi si fissa un tetto massimo, una sorta di dose massima giornaliera. «Uno di quei film d'avventura in prima serata su Italia 1 - spiega Menduni -, per esempio, con violenza e situazioni gratuitamente sessuali può prendersi anche 60 punti. Però noi non vietiamo niente, purché ogni giorno non si superino i 100 punti». L'esperimento, attuato coinvolgendo ovviamente gli insegnanti e i genitori con un quadernino che registra i reali risultati del ragazzo, dura otto settimane. E c'è anche la possibilità di ottenere uno «sconto», nel numero di calorie tv ingurgitate: qualora il programma venga guardato con accanto i genitori, «pesa» un terzo in meno. «E' un metodo che favorisce le strategie famigliari - ag¬ giunge il sociologo - e tende a colpire l'automatismo e la sok'tudine davanti al video». Il primo ciclo è stato concluso nel '96 ad Abbadia San Salvatore (cittadina del Senese con 7 mila abitanti), coinvolgendo 200 scolari, e i risultati sono incoraggianti, anche se per ora non molto divulgati. Infatti dopo la «dieta» la voracità televisiva dei ragazzi è regredita a livelli inferiori a quelli precedenti. Ecco i dati. Prima i bambini stavano davanti alla tv 259 minuti (medie) o 243 minuti (elementari), cioè più di quattro ore al giorno. Durante l'esperimento, erano scesi sotto le tre ore (160 minuti medie e 118 elementari). Infine dopo, affidati alla sola loro autoregolamentazione, i minuti sono diventati 145 (elementari, poco più di due ore) e 168 (medie, meno di tre ore). Ora all'Università di Siena e di Roma La Sapienza nel progetto si sono affiancate quelle di Salerno e Napoli, con il sostegno del Cnr: duemila alunni sono impegnati a ridurre cartoni animati e telefilm, come le madri consigliano di fare per le patatine o la Nutella. I risultati globali si sa¬ pranno a giugno. Ci sono possibili controindicazioni, che ammettono gli stessi ricercatori: che un 20 per cento dei ragazzi si dichiara totalmente refrattario a mantenere la linea, dopo la dieta stretta. E che il sistema non funziona con gli adolescenti delle superiori, perché non accettano una classificazione esterna di quanto vedono in tv. A Napoli si sta tentando di creare un tipo di «autovalutazione» con gli allievi di un liceo classico. Qualche anno fa due scrittori per l'infanzia torinesi, Cristina Lastrego e Francesco Testa, lanciarono l'idea di attuare una settimana di «digiuno televisivo» per i bambini, e in varie realtà si è applicato quel metodo. Ma spesso per i ragazzini è una sofferenza superiore alle loro possibilità. Questo sistema, forse un po' complesso da far partire, ma sicuramente più «umano», funzionerà? Enrico Menduni ha già in mente una specie di «kit» per insegnanti e genitori che divulghi la dieta-punti, con esempi dal palinsesto. Gigi Padovani

Persone citate: Cristina Lastrego, Enrico Menduni, Francesco Testa, Menduni