Atene, vivere felici fuori dall'euro Bocciati da Bruxelles i greci non si turbano

Atene, vivere felici fuori dall'euro Il ministro degli Esteri Pangalos: alla fine entreremo, l'Unione politica non farà a meno di noi Atene, vivere felici fuori dall'euro Bocciati da Bruxelles i greci non si turbano REPORTAGE r Duedisinteressanche il risATENE DAL NOSTRO INVIATO C'era una volta Europa, ricca, bella, potente e oltretutto molto più giovane di adesso. Già a quel tempo aveva un carattere difficile: se cominciavano a corteggiarla lei subito a fare la ritrosa. Fuggiva via, trovava un sacco di scuse, esercitava ora l'ironia ora il disprezzo sul fragile Pil di ogni spasimante. Poi accadde che un greco dotato di inventiva, tale Zeus, la vedesse sulla spiaggia di Tiro e decidesse di entrare a farne parte. Trasformato in toro bianco e mansueto l'evitò fino ad attirare la sua attenzione, fece in modo che lei l'accarezzasse e gli salisse in groppa. Un attimo dopo schizzava verso il mare con Europa disperatamente attaccata alle corna e navigando come un fuoribordo raggiunse l'isola di Creta, dove l'unione si consumò sotto un platano. Fu il primo atto di un grande amore (prima di sposarla al re Asterione il dio le regalò tre figli, Minosse, Sarpedone e Radamanto) che però a ben guardare fu reso possibile non tanto dal trucco quanto dal singolare carattere della ragazza, schivo solo fino al momento dell'emergenza. E' dunque tanto strano se adesso, di fronte al rifiuto d'Europa, la Grecia se la prende comoda e comincia già a valutare futuri, possibili cedimenti? Fa una strana impressione in questi giorni passare dallo psicodramma romano alle rilassatezze ateniesi. La notizia del «no» della Commissione europea è giunta quando la Grecia si apprestava a celebrare la Pasqua ortodossa e adesso giornali e tv parlano solo delle dimensioni dell'esodo che svuota le città o della vittoria nel basket del Panathinaikos. Quasi sei milioni di greci, più della metà della popolazione, sono in campagna o sulle isole senza angosciarsi troppo. La sentenza di Bruxelles è stata registrata con titoli sobri («Nel '99 non ci uniremo alla moneta unica»: pace) e senza commenti, se non qualche divertito rilievo sulla compagnia. Ma guarda: anche gli italiani, la quinta potenza industriale del mondo, rischiano di restare fuori. Poveretti, non li avevano massacrati a forza di tasse? Sarà anche vero che qui tutti se l'aspettavano, che le cifre del debito pubblico non autorizzavano speranze e il verdetto insomma era scontato, ma la vera differenza fra ultimi e penultimi in questo caso sta nell'atteggiamento. Neppure l'ombra dell'angoscia che invece sembra attanagliare il vicino italiano. Noi a strapparci le vesti, a ribellarci ai ragionieri di Bruxelles, a chiamare il Paese verso un ultimo e disperato sforzo. I greci al contrario, dal primo ministro all'ultimo pastore d'Eubea, tranquilli nel proseguire un cammino di riforme appena iniziato e fiduciosi nel fatto che gli ultimi saranno, se non i primi, almeno parificati ai soci più anziani del club. Lo considerano ineluttabile, a meno che l'Europa monetaria non pensi di prescindere dall'Europa politica. Proprio queste ore forniscono un esempio lampante. Costas Simitis, premier socialista del Paese escluso, è a Bonn per incontri previsti da tempo. Ha visto Helmut Kohl, una uerie di ministri e banchieri, si appresta a discutere perfino l'affare del prestito estorto nel 1942 dall'occupante nazista. Tutto, tranne che l'argomento moneta unica. Un rapido accenno iniziale («Kohl mi ha assicurato che i criteri di valutazione saranno eguali per tutti») e poi spazio ad altri temi. I rapporti greco-turchi, anzitutto, le tensioni che alle frontiere paiono moltiplicarsi. La situazione di Cipro. Quel che nell'interesse europeo la Grecia può fare nei Balcani, sua tradizionale area di penetrazione. L'Europa può far slittare fino al 2001 l'iscrizione al grande club, ma non trascurare la polveriera che si colloca al suo confine orientale. E la moneta unica, i sacrifici, la ristrutturazione, le tasse, la revisione del «Welfare State»? Tutto a suo tempo, attraverso «koinonikòs dialogos», la concertazione sociale, condotta però in termini chiari e senza cedimenti alla demagogia. Simitis ha una storia da socialista, ma ha già trasformato il «Pasok» in qualcosa di molto diverso dal partito di Papandreu. Per esempio: sì alla concertazione, d'accordo sul dialogo ma quando si tratta di prendere decisioni il premier lo fa senza tentennamenti. Da solo il «Pasok» esprime 162 deputati su 300, l'opposizione moderata di «Nuova Democrazia» e quella di sinistra del «Sinaspispòs» o dei comunisti del KKE hanno margini molto limitati. Pochi mesi fa anche la Grecia ha avuto i suoi trattori per strada. Non erano di produttori di latte ma agricoltori, che al blocco del sistema di aiuti reagivano sbarrando le strade. Rubizzi omaccioni della Tessaglia gridavano «siamo alla fame», bloccavano commerci e turismo, provocavano la polizia. Simitis ha dato or- dine di non intervenire l'ino alla notte in cui, approfittando del fatto che gli affamati stavano banchettando, con le gomme dei trattori la polizia ha sgonfiato anche il senso della protesta. Subito dopo è toccato agli insegnanti, malpagati come nel resto del mondo. Due mesi di sciopero delle scuole superiori per protestare contro le proposte d'aumento del governo, un Simitis che dall'altra parte rispondeva: «Non parlo con chi tenta in ricatto». Alla fine il contratto è stato accettato così com'era e le cose hanno ricominciato a marciare. Adesso il governatore della Banca centrale annuncia un programma di sacrifici in 19 punti. Lo si discuterà presto, non si prevedono inasprimenti fiscali ma piuttosto una seria lotta all'evasione, condotta da una serie di ispettori (con scarsa fantasia ribattezzati «Rambo del Fisco») rigorosamente assunti fuori dall'amministrazione finanziaria. Insomma, ci si avvicina all'Europa a piccoli passi e senza fare della scadenza ima questione di vita o di morte. «Moneta unica o meno - sostiene il ministro degli Esteri Teodoros Pangalos - più o meno legata a Paesi che paiono giganti col cervello da bambini, la Grecia resta un Paese vitale per gli interessi europei». E poi non rischia di veder cadere il suo governo. Giuseppe Zaccaria L Paese non imita l'Italia sulla via delle polemiche e delle recriminazioni e i giornali ci deridono «Esclusi anche voi? Ma non vi avevano tartassati di imposte?» Il premier Simitis a Bonn parla a Kohl di Cipro e di Balcani ma non dice una parola sulla moneta unica Due immagini di vita quotidiana in Grecia Il Paese festeggia serenamente la Pasqua ortodossa e sembra disinteressarsi dell'esclusione dalla moneta unica anche perché le cifre negative erano note e il risultato dell'esame largamente scontato