Traballa la poltrona di Masone di Francesco Grignetti

Traballa la poltrona di Mesone Polemica sui dossier segreti sui politici. Napolitano: «Basta con le irregolarità» Traballa la poltrona di Mesone «Stiamo per prendere misure sui capi di alcuni uffici» SulV«archivioparallelo» sono già al lavoro tre magistrati ROMA. Una poltrona che traballa, quella del Capo della Polizia. Fernando Masone in questi giorni di buriana ostenta la massima tranquillità. I suoi uomini fanno sapere che «il Capo è sereno». Ma indubbiamente la questione-Ferrigno non è di quelle che si archivia con troppa facilità. E sono già molti quelli ansiosi in attesa di sviluppi. Qualcuno perché spera nella successione. Qualcuno perché la teme. Qualcuno perché la ritiene nell'ordine naturale delle cose, sapendo che Masone fu nominato dal governo Berlusconi e conoscendo di che razza di sfuriate è capace l'attuale ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano. Certo è che non fa piacere a nessuno, tantomeno al ministro, né al capo della polizia, scoprire d'improvviso che negli uffici più importanti del Viminale, ossia quella Direzione generale della polizia di prevenzione, erede dell'Ucigos, e diretto discendente dell'Ufficio Affari Riservati, si conservavano al di fuori di ogni regola «registri» di confidenti e fascicoli intestati a uomini politici. Conoscendo l'aplomb britannico di Napolitano, si può dire che la sua arrabbiatura è al massimo. Diceva ieri al Tgl : «Non si intende coprire niente e nessuno, ma collaborare con l'autorità giudiziaria perché non ci sia più nulla di irregolare custodito in nessun armadio». Napolitano ricordava di aver dato disposizioni precise dopo il ritrovamento dell'archivio «parallelo» sulla via Appia. «Evidentemente queste direttive non sono state osservate da tutti o non sono state attuate scrupolosamente ed è per questo che abbiamo preso e stiamo per prendere misure che riguardano responsabili di alcuni uffici». Da notare il tono minaccioso di chi si appresta a far rotolare altre teste. Comunque Napolitano face¬ va anche sapere che bisogna evitare «le esagerazioni e le improvvisazioni». C'è una cartellina con sopra scritto «sequestro Moro»? Diceva il ministro: «Occorre verificare quello che c'è dentro. E se si è trovato qualcosa di eccezionale. Io mi auguro che si trovi qualcosa di utile per ricostruire la verità». Insomma la palla è alla magistratura, che vedrà se i fascicoli in questione sono un attentato alla democrazia. Anzi, sta già vedendo. Un terzetto di magistrati da 48 otto ore si è insediato nella palazzina che negli Anni 60 e 70 fu il regno del prefetto Umberto Federico D'Amato. Stanno lì e spulciano carte. Poi emettono quotidiani comunicati, che in tutto il mondo politico, ma soprattutto ai piani alti del ministero, vengono osservati e soppesati come neanche gli antichi romani con il volo degli uccelli. Il testo di ieri sembrava d'intonazione vagamente assolutoria per Masone: «Vi è conferma di appunti e fascicoli che documentano, in modo irregolare, attività informativa prevalentemente negli Anni 60 e 70 di dubbia legittimità. Senza tuttavia caratteri di continuità e sistematicità tali da potersi definire di schedature, come impropriamente indicato da qualche organo di stampa. Solo alcuni documenti tra questi sono riferibili agli Anni 80 e ai primi Anni 90. Parte dei documenti rinvenuti si ricollegano alla documentazione anomala già precedentemente sequestrata presso il deposito di circonvallazione Appia». Commenta Maurizio Gasparri (An), che da sottosegretario del governo Berlusconi partecipò alla nomina di Masone: «Io penso che siano tutte esagerazioni. Quando andai a vedere il fascicolo che portava il mio nome, trovai una denuncia che avevo presentato proprio io contro ignoti perché qualcuno ave- va diffuso un comunicato apocrifo a mio nome. Sarà una questione al massimo di superficialità. Mi dispiace per Ferrigno che è una brava persona. Mi auguro che Masone superi bene questo momento non facile. Ma confido in Napolitano che è una persona seria e equilibrata. Che non si faccia come con la cimice di Berlusconi, che fu il pretesto per sostituire i capi dei servizi segreti. Certo, noi sostituimmo i vertici dei servizi quando trovammo dei fascicoli che ritenemmo "impropri". E naturalmente ogni governo ha il diritto di sostituire gli uomini nei posti di fiducia. Ma se lo devono fare, lo facciano direttamente e non vadano alla ricerca di pretesti». Francesco Grignetti Gasparri: se vuole sostituire il capo della polizia il governo non deve cercare pretesti Il ministro Napolitano, a destra il capo della polizia Masone e in alto Gasparri (An)

Luoghi citati: Masone, Roma