Pisanu: mandiamoli a casa Lo hanno voluto loro di Guido Tiberga
Pisana: mandiamoli a casa Lo hanno volalo loro Pisana: mandiamoli a casa Lo hanno volalo loro Acasa. Prodi deve andarsene a casa». A sentire il presidente dei suoi deputati, Forza Italia non ha più dubbi sul futuro dell'Ulivo. «Di Albania ce n'è una sola - dice Giuseppe Pisanu -. Non si illudano di poter contare ancora sul nostro aiuto: non vogliono le larghe intese? Che si arrangino». Onorevole Pisanu, cercherete la crisi soltanto perché Prodi e i suoi non vi vogliono al governo con loro. Proprio voi che avete sparato a zero sul ((ribaltone» di Bossi? «Non mi faccia dire cose che non ho mai neppure pensato. Noi non abbiamo chiesto niente a nessuno: quella di Silvio Berlusconi non era una "proposta" lanciata all'Ulivo, era un'ipotesi messa lì...». Come sarebbe «messa lì»? Come può dire che quella non era una proposta? «Lo dico perché è la verità. Era un'ipotesi quasi astratta: Berlusconi sapeva benissimo che i margini di fattibilità di una cosa del genere erano minimi. Quello che colpisce, piuttosto, è la rea¬ zione arrogante e irrispettosa dell'Ulivo. Capisco che ci sono le elezioni, ma tanta superbia subito dopo la batosta di Bruxelles mi pare davvero fuori luogo. E non parli di ribaltoni, per favore : Berlusconi era stato chiarissimo. Glielo cito testualmente: "Noi non stiamo cercando di entrare di soppiatto nella maggioranza, stiamo offrendo la nostra disponibilità per aiutare il Paese a superare i nodi delle riforme istituzionali, dello Stato sociale, dell'ingresso in Europa". Nodi che, grazie a Prodi, sono sempre più aggrovigliati...». A proposito di Bruxelles, Veltroni ha detto che con le larghe intese in Europa non ci entreremo mai... «Come preferisce lui: vorrà dire che, invece di avvicinarci a Maastricht, entreremo all'Avana... Non è un problema di qualche decimale in più nel rapporto tra deficit e Pil. Anche Germania e Francia erano fuori, eppure ai loro decimali non ci ha badato nessuno. La condanna di Bruxelles è politica: non si fidano di un governo controllato dai comuni- sti». Non tirerà fuori anche lei la storia che è tutta colpa di Bertinotti? «No, non è solo colpa sua li gioco di Bertinotti trova sponde importanti in certe aree del prie, dei Verdi, e persino nei sedicenti moderati della sinistra popolare. L'Ulivo è spaccato in due, ha le mani legate da Bertinotti. Le larghe intese erano una via d'uscita per aiutare il Paese, non hanno voluto neppure ascoltarci: continuino con la loro inutile manovrina, bocciata dagli imprenditori, dall'opposizione, du tutti gli economisti più autorevoli. Noi, da oggi, faremo di tutto per mandarli a casa...». Onorevole Pisanu, sarete così duri anche nell'eventualità di una sconfitta del Polo alle amministrative? «Guardi che il nostro non è un calcolo elettorale, Noi abbiamo semplicemente annuncialo che, di fronte a una maggioranza che si chiude in se stessa e che rifiuta di ragionare, la nostra contrapposizione sarà totale». Ma vi proponete di mandare il Paese alle urne o no? «Noi ci proponiamo di mandare a casa Romano Prodi e iì òuo governo. E mi pare chiaro che, se il governo cade, non ci sono alternative alle elezioni». Onorevole Pisanu, Rocco Buttiglione dice che il «no» del pds alle larghe intese sarebbe una strategia per mandare D'Alema a Palazzo Chigi... «Non vedo il nesso». Buttiglione dice che se D'Alema centra l'obiettivo delle riforme alla Bicamerale potrebbe candidarsi come unico leader vincente nell'Ulivo, dando per scontato il fallimento europeo di Prodi. Lei che ne pensa? «E' una congettura intelligente, ma resta una congettura. A noi e al Paese, adesso, interessa soltanto mettere in minoranza questo governo». Guido Tiberga <Non è una questione di decimali: quella di Bruxelles è una condanna politica»
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