Minniti: l'Italia è bipolare L'era dei «pastìcci» è finita di Ugo Magri

Minniti: l'Italia è bipolare L'era dei «pastìcci» è finita * Sì Minniti: l'Italia è bipolare L'era dei «pastìcci» è finita * Sì ARCO Minniti, segretario organizzativo del pds, è forse l'interprete più autorevole della strategia di D'Alema. Le tensioni politiche di queste ore non lo sorprendono affatto. Il Polo rompe la tregua e dice: Prodi se ne deve andare. Guerriglia pre-elettorale, o siamo a una svolta nei rapporti tra Berlusconi e D'Alema? «Probabilmente influisce anche il clima elettorale, ma certo non c'è solo quello». Che altro vede? «Ci divide dal centro-destra una questione più "strutturale". Cioè il giudizio sulla fase che sta attraversando l'Italia, e il modo per affrontarla». Si riferisce al «governo delle larghe intese», che il Cavaliere propone con insistenza e voi rispedite al mittente? «A queste formule pasticciate non abbiamo mai creduto. L'Italia ha intrapreso la strada di una democrazia bipolare, e di lì non si può tornare indietro. Il governo deve governare, con un'azione che sia allo stesso tempo di risanamento e di riforme. E l'opposizione, pur facendo fino in fondo il proprio mestiere, deve imparare a comportarsi in modo responsabile». Non crede che sulla missione albanese il Polo abbia fatto la sua parte? «Lo riconosco senza difficoltà. Ma devo dire che non si sono ripetuti nella vicenda europea. Anzi: hanno perso una buona occasione per dimostrare che sanno veramente guardare agli interessi del Paese prima che ai propri vantaggi elettorali». Che cosa avrebbero dovuto fare: chiudere gli occhi davanti alla «bocciatura» di Bruxelles? «Non si è trattato di una bocciatura, ma di un giudizio poco generoso verso gli sforzi che abbiamo compiuto, oltretutto con il rischio di un errore statistico, visto che tutto si affida a un paio di decimali. Ma il punto non è que- sto. Invece di far leva sulle nostre difficoltà verso l'Europa, l'opposizione avrebbe dovuto comprendere che il Paese è nel mezzo di un passaggio delicatissimo. In altre democrazie europee sarebbe scattato un idem sentire. Invece da noi si è perso tutto nelle lotte di politica interna». Insomma, il Polo non si dimostra maturo per fare con voi un «governissimo»... «Guardi, il governissimo non c'è adesso e non c'era neanche prima. Non occorreva una palla di vetro per capirlo». Ora vi attendete una dura reazione del Polo in Parlamento, nella Bicamerale? «Mi auguro che sulle riforme istituzionali non si proceda in base a schieramenti politici precostituiti, ma ci sia un confronto sul merito delle proposte, con maggioranze anche diverse sui singoli punti. Ragionare su posizioni pregiudiziali non servirebbe al Paese». L'opposizione punterà a far cadere il governo... «La maggioranza di governo ha di fronte a sé una strada che non muta per gli sbalzi di umore dell'opposizione. Il calendario politico del Paese è abbastanza ben tracciato». Vuole spiegarci che cosa ci attende? «Abbiamo di fronte un chiarimento nella maggioranza su scelte particolarmente impegnative, a cominciare dal documento di programmazione economica e finanziaria e, in questo quadro, dalla riforma dello Stato sociale. Dobbiamo completare lo sforzo imponente che abbiamo fatto per entrare in Europa e dimostrare che possiamo restarci». Non temete, rompendo col Polo, i ricatti di Bertinotti? «Non ci esponiamo a nessun ricatto. La maggioranza ha un compito di enorme rilevanza. Ognuno sarà messo di fronte alle proprie responsabilità». E se Prodi dovesse cadere? «Non cadrà. Credo che una continuità nell'azione di governo sia nell'interesse del Paese». Ugo Magri «Sull'Albania, il Polo ha fatto la sua parte Ma sull'Europa ha perso un'occasione»

Persone citate: Berlusconi, Bertinotti, D'alema, Minniti, Prodi

Luoghi citati: Albania, Bruxelles, Europa, Italia