La rivincita degli ex di Tangentopoli di Flavia Amabile

La rivincita degli ex di Tangentopoli II «business» riguarda la vendita di libri, cataloghi e gadget anche ai Fori Imperiali La rivincita degli ex di Tangentopoli La società di Zamorani in testa nell'appalto del Colosseo ROMA. Il 30 aprile, tra meno di una settimana, sarà reso noto il nome di chi gestirà il business di libri, cataloghi, poster, cartoline e gadgets vari, all'interno di vere e proprie macchine per fare soldi quali il Colosseo e i Fori Imperiali. All'appuntamento hanno partecipato colossi del settore come l'Elemond del gruppo Mondadori, e nomi istituzionali come l'Istituto Poligrafico dello Stato. Ma, a quanto risulta dall'apertura delle offerte avvenuta lo scorso 11 aprile, è un altro il nome del super-favorito nella corsa verso Colosseo e Fori Imperiali. E' una società dal nome carico di promesse: Ingegneria per la Cultura. Gli addetti ai lavori e i bene informati sanno che dietro quella sigla nell'ultimo anno ha messo a segno già alcuni «colpi» a Venezia, Padova e Firenze. E sanno che ad essa sono legati alcuni nomi celebri, nel bene e nel male, più volte assurti alla ribalta della cronaca. Innanzitutto Alberto Maria Zamorani, ora rappresentante di Ingegneria per la Cultura, ma in passato direttore dell'Italstat, poi divenuto una delle maggiori «gole profonde» di Tangentopoli. «Vedrete, ci saranno mille arresti», annunciò dopo la sua liberazione, ma, intanto, aveva girato le carceri di mezza Italia. C'è poi Bruno Tassan Din, l'ex amministratore delegato della Rizzoli condannato nell'aprile del 1992 in primo grado a 14 anni per il crack del Banco Ambrosiano, e ammesso al patteggiamento in secondo grado. C'è poi Carmine Benincasa, critico d'arte, docente di Storia dell'arte all'Università La Sapienza di Roma, personaggio di spicco di Comunione e Liberazione, ma anche lo stesso Carmine Benincasa arrestato agli inizi del luglio '94 con l'accusa di aver truffato un commerciante di prodotti ortofrutticoli di Latina, autenticando e vendendo opere d'arte false e poi organizzando il loro furto. C'è, infine, Cesare De Michelis, proprietario della Marsilio Editore e fratello di Gianni, il contestato protagonista della lunga stagione socialista degli Anni Ottanta. Zamorani, Tassan Din, Benincasa e De Michelis hanno superato a pieni voti il primo esame della commissione giudicante nella gara per il Colosseo e i Fori Imperiali. Hanno totalizzato 23,57 punti, collocandosi a un passo dal 24 necessario per la vittoria, e surclassando nettamente tutte le altre ditte in gara. Il risultato è stato ottenuto in buona parte grazie a un'offerta di portata dirompente. Per l'affitto dello spazio dove avverrà la vendita di libri, cartoline e altri gadgets, Ingegneria per la Cultura ha offerto 501 milioni l'anno, contro i 300 milioni dell'Elemond, i 250 dell'Istituto Poligrafico, i 256 e 500 mila offerti dalla Gebart - un'altra ditta in gara - e i 55 e 400 mila offerti dall'Associazione Civita. Superato il primo esame, in questi giorni si sta svolgendo il secondo, quello qualitativo. Anche in questo caso, Ingegneria per la Cultura appare avvantaggiata rispetto alle altre. Il suo curriculum parla chiaro della veloce ascesa di questo consorzio apparso all'improvviso lo scorso anno. A giugno vinse la gara di Palazzo Vecchio a Firenze e quelle di Palazzo Mocenigo e Ca' Rezzonico a Venezia. A ottobre, si aggiudicò la piazza di Padova, ovvero il Museo Civico Eremitani, il Palazzo della Ragione e la Casa del Petrarca ad Arquà. Ora, con la primavera, ha deciso di affrontare la piazza più difficile: quella romana. Flavia Amabile Battuti giganti come Mondadori e il Poligrafico dello Stato Tra i soci anche Tassan Din Bruno Tassan Din ex amministratore delegato della Rizzoli

Luoghi citati: Firenze, Italia, Latina, Padova, Roma, Venezia