Sei gli azzurri coinvolti nella consultazione, nessuno lascerà il ritiro I big del pallone disertano l'urna

I big del pallone disertano l'urna Sei gli azzurri coinvolti nella consultazione, nessuno lascerà il ritiro I big del pallone disertano l'urna Ej FIRENZE destino che le partite della nostra Nazionale con la Polonia lascino sull'asfalto delle coscienze viscide chiazze d'olio. Alla vigilia della sfida del 2 aprile, in quel di Chorzow, fece molto scalpore la rinuncia (dei giocatori) a visitare il Lager di Auschwitz: scelta da noi condivisa, alla luce dell'imposizione esterna e del codazzo di telecamere e guardoni che avrebbe garantito la peggiore delle cornici. In compenso, a tre giorni dalla rivincita di mercoledì, in programma a Napoli e valida anch'essa per le qualificazioni mondiali, ecco il problema delle elezioni amministrative, brillantemente risolto alla stessa maniera (no, grazie). Della comitiva in ritiro da mercoledì scorso a Coverciano, sono sei gli elementi toccati dalla scadenza elettorale: cinque giocatori su venti, Demetrio Albertini, Alessandro Costacurta, Paolo Maialini a Milano, Roberto Baggio a Caldogno (Vicenza), Diego Fuser a Torino, più Cesare Maldini, il commissario tecnico, a Milano pure lui. Sarà per un'altra volta, a meno di dietro front dell'ultimissima ora, possibili ma non probabili. Sarà, sempre che ci si arrivi, per il ballottaggio dell' 11 maggio, quando, se non altro, la famiglia Maldini, Albertini e Costacurta potranno fruire di un comodo turno casalingo, Milan-Reg- giana a San Siro. Oggi, in compenso, precedenza alle guarnigioni polacche, a un impegno dal quale dipende, in termini molto concreti, la nostra partecipazione alla fase finale dei Mondiali del 1998, in Francia. La federazione, per la verità, ce l'aveva messa tutta: partitella anticipata alle 11 di mattina e, dopo pranzo, auto con autista a disposizione di lor signori per raggiungere i rispettivi «collegi». Ha prevalso un altro (o un più alto?) senso del dovere, quello di non perdere la proverbiale concentrazione, nella speranza di regalare al popolo italiano emozioni più forti di quelle che trasmettono, di solito, i cosiddetti professionisti della politica. C'è chi griderà allo scandalo, e chi all'ennesimo atto di pigrizia fisica e intellettuale. Non è il caso di scaldarsi troppo. Firenze-Caldogno-Firenze, tanto per fare un esempio, è roba da sette ore d'autostrada, tutto compreso. E Baggio, miracolato in extremis dal et, alla banale certezza dell'urna preferisce il «ballottaggio» con Zola, visto che il fantasista sardo proprio bene bene non sta. A ogni buon conto, l'ultimissima parola la pronuncerà dopo la partitella. Meglio «votare» mercoledì sera al San Paolo di Napoli, in diretta tv. La ragion di stato batte le ragioni di Polo e Ulivo. Se l'Italia di Prodi rimane fuori dell'Europa, nessuno scende in piazza. Ma se l'Italia di Maldini - l'unica Italia che parla al cuore degli italiani - viene esclusa dai Mondiali, scoppia la rivoluzione. Siamo fatti così, prendere o lasciare. E poi, sempre detto fra di noi: volete mettere i marziali programmi di Citko e Juskowiak, attaccanti polacchi, con i fumosi manifesti di Formentini, Fumagalli, Albertini (non Demetrio, l'altro)? Una domenica a Coverciano, a provar schemi contro una squadretta di dilettanti toscani. C'è di peggio, appunto. Roberto Beccanti™ Roberto Baggio, appena rientrato in azzurro