Astronomi Usa: «Ecco il gemello di Giove» di Piero Bianucci

Astronomi Usa: «Ecco il gemello di Giove» Il nuovo pianeta a 50 anni luce dalla Terra Astronomi Usa: «Ecco il gemello di Giove» Si troverebbe intorno a una stella Ma Vannuncio lascia spazio ai dubbi ROMA. Se la notte è serena, guardate il cielo verso Est e forse scorgerete un semicerchio di stelle. Quella è la costellazione della Corona Boreale. Lì, intorno a una stella appena visibile a occhio nudo, a 50 anni luce da noi, alcuni astronomi americani delle università del Massachusetts, del Colorado e della Pennsylvania avrebbero scoperto un pianeta. L'annuncio è sull'ultimo numero dell'«Astrophysical Journal», pubblicato ieri. Stampa molto specializzata, irta di formule. Ma la notizia merita di arrivare anche al grosso pubblico, perché di pianeti intorno ad altre stelle se ne conoscono ben pochi: attualmente si contano sulle dita di una mano, e in alcuni casi suscitano molti dubbi. Il nuovo pianeta si troverebbe vicinissimo alla stella ., ,. .. Rho. Ad appena Un lmmag'nedl 40 milioni di chilometri dalla sua sfera infuocata. Cioè più vicino di quanto non sia Mercurio, il pianeta più a ridosso del Sole. L'anno di quel pianeta, cioè il suo periodo di rivoluzione, è di appena 40 giorni. Inoltre il nuovo presunto pianeta è molto massiccio: più o meno quanto Giove, il gigante del sistema solare. Ci vorrebbero 330 Terre per mettere insieme tutta la materia necessaria per fare un pianeta così. Mercurio, invece, è un peso piuma: un quindicesimo della Terra. La vicinanza del pianeta a Rho Coronae Borealis ci dice che certamente non si tratta di un posto adatto alla vita. Gli astronomi stimano la sua temperatura intorno ai 260 gradi, e potrebbe essere anche di più, G visto che su Mercurio si sfiorano i 500. In ogni modo, così al caldo, le molecole biologiche non stanno insieme. Il discorso però è interessante per altri aspetti. Dal 1995 ad oggi una nuova tecnica basata sull'effetto Doppler ha portato alla probabile scoperta di pianeti intorno ad altre stelle. La cosa è importante perché indicherebbe che i sistemi planetari sono una realtà molto comune, e quindi potrebbero esserci, tra centinaia di miliardi di stelle, chissà quanti pianeti simili alla Terra. L'uso del condizionale è tuttavia molto appropriato. Poche settimane fa una autorevole rivista scientifica ha smontato la scoperta del primo di questi pianeti, quello che un gruppo di astronomi svizzeri riteneva di avere scovato vicino alla stella 51 Pegasi. Su altri, come il pianeta di 70 Virginis, pesano dubbi. Ma se le scoperte verranno confermate, potremo ritenere che anche le nostre idee sulla formazione dei pianeti a partire da nebulose circumstellari sono giuste. Secondo questa teoria i pianeti nascerebbero dall'accumulo di aggregati più piccoli, i planetesimi, un po' come immaginarono già Kant e Laplace alla fine del '700. La cosa strana è che, stando ai modelli computerizzati, pianeti massicci come quello ieri annunciato difficilmente possono formarsi nelle immediate vicinanze di una stella. Avranno ragione i computer o gli astronomi americani? Piero Bianucci Giove ., ,. .. Un lmmag'nedl Giove

Persone citate: Kant

Luoghi citati: Colorado, Massachusetts, Pennsylvania, Rho, Roma