Addio alla prigione delle Bahamas Estradata la coppia italiana di Fulvio Milone
Addio alla prigione delle Bahamas Arrestati 10 mesi fa all'aeroporto per spaccio di droga, sconteranno la pena in Italia Addio alla prigione delle Bahamas Estradata la coppia italiana NAPOLI. Torneranno in Italia dopo dieci mesi trascorsi in un penitenziario a Nassau. Alberto Cardati e Angela Marigliano, gli sposini condannati l'anno scorso da un tribunale delle Bahamas a 24 mesi di reclusione per traffico di droga, hanno vinto sia pure in parte la loro battaglia: sconteranno qui quel che resta della pena. Il primo maggio si lasceranno per sempre alle spalle le celle in cui sono rinchiusi dal 18 luglio per imbarcarsi su un aereo che atterrerà il giorno successivo a Fiumicino. Non è detto che tornino in carcere: il giudice, infatti, potrebbe concedere gli arresti domiciliari o decidere per l'affidamento ai servizi sociali. L'ultimo capitolo dell'intricata storia dei due giovani napoletani che si sono sempre proclamati innocenti si è svolto negli uffici delle ambasciate e del ministero degli Esteri. Dopo lunghe trattative, finalmente è stato trovato un accordo: per Alberto e Angela (26 anni lui, 21 lei) è stata applicata una convenzione internazionale che prevede la possibilità per chi sia detenuto in un Paese straniero di scontare la pena in patria. Tutto è cominciato il 18 luglio '96, quando la coppia si presentò all'aeroporto di Nassau per rientrare in Italia, al termine di una luna di miele di dieci giorni. I poliziotti trovarono 2 chili e 250 grammi di eroina nascosti nella fodera della borsa in cui Alberto custodiva la cinepresa. L'arresto degli sposini si abbatté come un fulmine su Secondigliano, il quartiere in cui i due giovani sono nati. Lì nessuno ha mai creduto che quei ragazzi senza grilli per la testa, impegnati in un'associazione cattolica di volontariato, si siano improvvisamente trasformati in una coppia di corrieri della droga. Nelle parrocchie furono organizzate veglie di preghiera e petizioni sottoscritte da quarantamila napo¬ letani, mentre a Nassau gli avvocati si prepararono a dare battaglia in tribunale. Al processo cominciato il 24 luglio la difesa utilizzò tutte le armi possibili per strapparli alla vita durissima nel carcere delle Bahamas: lui divideva una piccola cella con dieci detenuti; lei viveva in un ambiente sudicio e privo di luce, come scriveva nelle sue lettere disperate ai genitori. Angela e Alberto giurarono di essere vittime di un caso strano quanto diabolico. Dissero di avere avuto in prestito da una zia di lui la borsa in cui era nascosta l'eroina. La donna, interrogata, confermò tutto e aggiunse di avere acquistato la custodia con la cinepresa in un mercatino dell'usato in provincia di Napoli: probabilmente - concluse - la sacca era stata smarrita o rubata chissà quanto tempo prima ad un vero corriere della droga. Ma la loro «verità» non convinse il giudice che, il 18 settembre, pronunciò la sentenza: Angela e Alberto, ritenuti colpevoli di traffico di droga, vennero condannati a due anni di reclusione ciascuno. Prima di essere portata in carcere, lei scoppiò in un pianto dirotto e gridò ancora una volta la propria innocenza. Lui si rivolse ai genitori e li supplicò: «Non abbandonateci». E i due giovani rinchiusi a Nassau non sono mai stati abbandonati. Al fianco delle famiglie si sono schierati alcuni parlamentari e il sindaco di Napoli Bassolino, che si sono impegnati per trovare una soluzione ad un caso internazionale estremamente complesso. Alla fine, l'accordo. «Il rientro in Italia di Angela e Alberto è solo una tappa del lungo cammino che ancora li attende - ha detto un amico di famiglia -. Continueremo a batterci affinché venga riconosciuta l'innocenza di quei poveri ragazzi». Fulvio Milone «L'eroina non era nostra, forse c'era già nella borsa quando l'abbiamo acquistata» Alberto Carciati e Angela Marigliano, gli sposini condannati nel '96 da un tribunale delle Bahamas a 24 mesi per traffico di droga
Persone citate: Alberto Carciati, Alberto Cardati, Angela Marigliano, Bassolino
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