Talebani all'attacco dei Buddha

Talebani all'attacco dei Buddha L'Unesco lancia l'allarme per le grandiose statue di Bamyan, tesoro dell'arte greco-afghana Talebani all'attacco dei Buddha Un comandante minaccia: «Li faremo saltare in aria» KABUL OLTI secoli dopo essere stati sconsacrati, ai tempi della conversione dell'Afghanistan all'Islam, i celebri Grandi Buddha di Bamyan, capolavori della scultura greco-buddista corrono di nuovo serie minacce. Abdul Wahid, un oscuro «comandante» dei talebani, uno degli «studenti islamici» che controllano ormai i due terzi del Paese, ha appena fatto sapere ad alcuni giornalisti stranieri di volere «far saltare in aria» le due grandi statue del Buddha. Scolpiti nel fianco della montagna, questi si ergono all'uscita di Bamyan, nel cuore dell'Afghanistan, una zona ancora in mano agli Hezb i-Whadat, il partito dell'etnia Hazara, di confessione sciita, che fa parte di una alleanza più ampia di fazioni che si oppongono duramente ai talebani. Se questi ultimi riuscissero ad impadronirsi di Bamyan, la sorte dei Buddha sarebbe probabilmente segnata. Tale è in ogni caso la volontà del «comandante» Wahid, secondo il quale le statue simbolizzano una religione «non islamica», in totale opposizione con le prescrizioni del Corano che vietano ogni iconografia e rappresentazione umana. I Buddha di Bamyan sono stati probabilmente costruiti, uno fra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, il secondo fra il quinto e il sesto secolo. II primo, il più piccolo (38 metri di altezza), è considerato dagli specialisti uno dei tesori del patrimonio archeologico afghano. Fu erètto ai tempi della dinastia Kushan, quando una parte dell'Afghanistan era ancora buddista. Bamyan rimase per lungo tempo un importante meta di pellegrinaggio buddista, come testimoniano le de'cine di caverne scavate nella montagna, accanto alle statue, dove un tempo si ritiravano a meditare gli asceti. Il secondo Buddha (55 metri) è stato scolpito più di re- cente nella roccia color ocra di un costone che si innalza fra i più bei paesaggi desertici del mondo. Le sue forme sono influenzate dalla statuaria dell'arte Gandhara, periodo di fioritura della scultura buddista, nata a Nord Ovest dell'India e che diede vi¬ ta a uno stupefacente e meraviglioso sincretismo artistico fra la Grecia e l'Oriente. Il viso del Grande Buddha è andato perduto da tempo, quando i primi musulmani giudicarono sacrilega quella rappresentazione. Scoperti da viaggiatori europei nel diciannovesimo secolo, i Grandi Buddha di Bamyan sono divenuti celebri nel mondo intero a partire dagli Anni 20 quando una delegazione archeologica francese ne studiò le vestigia. La minaccia del «comandante» Wahid è stata presa tanto sul serio da far lanciare un appello al direttore generale dell'Unesco Federico Mayor che ha «esortato il popolo afghano a salvaguardare il proprio patrimonio». Kabul non ha, sino ad ora, reagito alla minaccia di Abdul Wahid e certe voci parlano anche dell'«imbarazzo» del «mi¬ nistro ad interim» della cultura e dell'informazione dei talebani, Amir Khan Muttaqui. «I talebani non hanno mai dimostrato di voler distruggere la propria eredità culturale, al contrario» fa notare un diplomatico occidentale in Pakistan. Intanto, Abdul Wahid dice di essere in attesa di ordini dai suoi capi per essere ben certo che il suo progetto sia conforme alla sharia.... Bruno Philip Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Uno dei Buddha di Bamyan

Persone citate: Abdul Wahid, Amir Khan, Bruno Philip, Federico Mayor, Grandi Buddha, Wahid

Luoghi citati: Afghanistan, Bamyan, Grecia, India, Italia, Kabul, Pakistan