Lo 007 «scivola» sulle spie di Francesco Grignetti

Lo 007 «scivola» sulle spie Ferrigno, numero tre del Viminale, era sotto accusa dopo il sequestro dell'archivio segreto Lo 007 «scivola» sulle spie Si è dimesso per il «libro mastro» degli informatori ROMA. Tre giorni di silenzio, poi il fulmine. S'è dimesso ieri il prefetto Carlo Ferrigno, responsabile della Direzione centrale della polizia di prevenzione, ex Ucigos. Era l'uomo che reggeva il «sancta sanctcrum» del Viminale. Ferrigno si dimette dopo aver assaggiato l'ira del ministro Giorgio Napolitano, che poi, recuperata l'abituale freddezza, fa sapere che alla base di tutto c'è il «recente sequestro da parte dell'autorità giudiziaria di Venezia di documenti conservati impropriamente» presso la direzione retta da Ferrigno. Non solo. «Il ministro ha disposto accertamenti relativi all'inosservanza di direttive impartite nei mesi scorsi». Dunque è chiaro perché Ferrigno lascia. Per aver mancato alle direttive di Napolitano o quantomeno per responsabilità oggettiva. Al ministro, infatti, non è andata giù l'ennesima «sorpresa» di magistrati a caccia di ghiottonerie negli scantinati del ministero. A novembre fu l'archivio «parallelo», centocinquantamila fascicoli dimenticati in una sede di periferia. Questa volta si tratta del «libro mastro» degli informatori. Quindici volumoni che raccolgono nomi, gesta (e prezzi) di almeno 250 persone - al Viminale li chiamano «gli orecchi», al maschile - che dall'anno 1949 al 1986 hanno spiato e poi informato, a pagamento, la polizia. Non tutta la polizia, natural¬ mente, che se il «libro mastro» fosse l'elenco degli informatori di questura ci vorrebbero quindici palazzi. 1250 erano informatori d'elite che rispondevano direttamente all'Ufficio Affari Riservati, poi ribattezzato Ucigos. Quello che fu il regno del prefetto Federico Umberto D'Amato, l'anima nera del Viminale dal dopoguerra alla fine degli Anni Settanta, personificazione dello spirito atlantico in Italia, in perenne concorrenza con le spie militari, profondo conoscitore della Prima Repubblica e delle sue bassezze Dell'esistenza di questo «libro mastro» i giudici erano già convinti. Anche se quasi tutti nega¬ vano. Non solo perché se ne trovavano le tracce negli appunti di D'Amato - sequestrati a casa sua dopo la morte, un anno fa - ma perché era evidente che da qualche parte doveva esserci la chiave dell'archivio parallelo. Lo avevano detto alla Commissione parlamentare sulle stragi i magistrati romani Ormanni, Salvi, Ionta e Saviotti. Lo aveva capito il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. «Quando consultammo gli indici dei documenti sequestrati negli archivi di via Appia - scriveva due giorni la il presidente Franco Frattini - emerse l'esistenza di altra documentazione, sempre dell'Ufficio Affari Riservati, più completa e meglio catalogata, che sarebbe stata conservata al ministero». Si trattava di trovarla, questa chiave. Il giudice veneziano Carlo Mastelloni, che indaga sul misterioso incidente all'aereo Argo 16, e che si sta avvicinando al nodo dei rapporti tra elementi neofascisti del Veneto e cellule dei servizi segreti israeliani, è stato il primo. E ora che l'elenco è nelle mani della magistratura, visto che ogni nome porta con sé la sigla di copertura, si potrà addirittura risalire alla paternità dei centocinquantamila fascicoli rinvenuti sulla via Appia. Tanto per l'are un esempio, si troveranno i rapporti redatti dalla ex spia tedesca, operante in Italia, Karl Hass, che oggi è un imputato della strage delle Fosse Ardeatine, e che nel dopoguerra lavorò per molti servizi segreti occidentali, compresa la Cia e il Sifar, e naturalmente l'Ufficio Affari Riservati. La spia Hass, ad esempio, informava su quanto accadeva nei paraggi della destra, ricevendo le confidenze di molti ex repubblichini, tra cui Giorgio Aimirante. Lo schedario - e questo è un segno della sua importanza - ufficialmente non esisteva. Commenta Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione Stragi: «I misteri italiani non si capiscono se non ricostruendo la storia delle reti riservate che hanno operato in Italia per un lungo periodo». Francesco Grignetti Al centro della vicenda quindici dossier che raccolgono nomi e «prezzi» di oltre 250 persone | L'archivio fantasma del Viminale sequestrato nella via Appia e Carlo Ferrigno, responsabile della direzione centrale della polizia di prevenzione

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