Addio al profeta dell'atomo
Addio al profeta dell'atomo Responsabile dei più prestigiosi organismi di ricerca, fallì la battaglia per imporre il nucleare in Italia Addio al profeta dell'atomo E' morto Ippolito, un «padre» sconfitto ROMA. Felice Ippolito, uno dei padri dell'atomo in Italia, si è spento ieri a 81 anni nella sua casa romana. E' stato il protagonista e la vittima della tormentata avventura del nucleare nel nostro Paese e per essa subì anche l'umiliazione del carcere, da cui è stato riscattato pubblicamente solo lo scorso dicembre, quando ha ricevuto la medaglia d'oro dell'Accademia delle scienze e le insegne di Cavaliere della gran croce al merito della Repubblica. Quale segretario generale del Cnen, il Comitato nazionale per l'energia nucleare, si attirò critiche feroci da parte di molte forze politiche e dopo il suo arresto il fisico Edoardo Arnaldi commentò: «L'attacco contro di lui ha avuto conseguenze paragonabili solo alle più grandi sconfitte dell'Italia». La sua morte, giunta dopo una breve ma grave malattia, lascia un vuoto incolmabile nel mondo scientifico del nostro Paese. Attualmente era presidente del Consiglio superiore delle miniere (presso il ministero dell'Industria), vicepresidente della Commissione grandi rischi della Protezione Civile e vicepresidente della Commissione scientifica nazionale per l'Antartide (presso il ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica. Nato a Napoli il 16 novem¬ bre 1915 dove si laureò in ingegneria civile nel 1938 con il massimo dei voti, Ippolito era anche componente del Consiglio nazionale della scienza e tecnologia (Murst), del Comitato tecnico per gli idrocarburi e la geotermia e del Comitato tecnico permanente per l'energia. Nutritissima anche la sua produzione scientifica (oltre 150 pubblicazioni) e significativo il suo ruolo in campo divulgativo: dal '68 al '95, infatti, è stato direttore di «Le Scienze», edizione italiana di «Scientific American», e nel '78 ha fondato insieme con Giorgio La Malfa la rivista «Energia e Materie Prime». E proprio La Malfa è stato tra i primi a esprimere il suo cordoglio: «Deputato europeo per i repubblicani per un biennio e membro della Direzione Nazionale, amico personale e affettuoso, lascia un ricordo indelebile». Anche il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio: «Sono profondamente addolorato dalla scomparsa del carissimo amico. Mi legavano a lui momenti di vita familiare e personale, ancora prima che momenti di impegno politico comune». E Giorgio Salvini, decano dei fisici italiani ed ex ministro della Ricerca Scientifica, ha osservato: «A Felice Ippolito la fisica italiana deve molto». |r. cri.] Alcune lobby politiche lo fecero arrestare per peculato ma riuscì a riabilitarsi Il ricordo di La Malfa «Un amico personale e affettuoso che ha lasciato una traccia indelebile»
Persone citate: Edoardo Arnaldi, Felice Ippolito, Giorgio La Malfa, Giorgio Napolitano, Giorgio Salvini, Ippolito, La Malfa
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