Il re non fa sognare Valona
Il re non fa sognare Valona Continuano intanto i saccheggi: svuotati i depositi di carburante dell'aeroporto di Kukova Il re non fa sognare Valona Anche sassi contro il corteo di Leka TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Quando il corteo ha raggiunto la curva, quella fiancheggiata dagli ulivi, col mare laggiù sempre imbronciato, qualcuno dal lato della strada ha tirato un sasso, e poi un altro. La «libera Repubblica di Vlora» ha salutato così il pretendente al trono sceso fin nel cuore della rivolta per prendere contatto col suo popolo e magari anche per saggiare l'indice di gradimento. Che non dev'essere molto alto, ma bisogna pur sapersi accontentare. E Leka Zogu è uno che riesce a vedere il lato positivo delle cose. Del resto, come mercante d'armi è sempre stato considerato abile e spregiudicato, tanto che, qualche anno fa, in Spagna, ne giudicarono la presenza un po' troppo ingombrante e lo invitarono a fare le valigie. Ma Valona è Valona, è la città proibita, di questi tempi, per il presidente Sali Berisha, e allora valeva la pena rischiare. Così, verso le 11,30, il corteo è entrato nel viale della Republika. Una ventina di auto, rigorosamente Mercedes, come forse impone il protocollo. Il pretendente al trono ha poi commentato, tutto sommato soddisfatto: «Essere riuscito ad arrivare a Valona, per me, è già un successo perché non mi risulta che qualcuno finora lo avesse fatto». Quel «qualcuno» deve far parte della concorrenza, naturalmente, e la concorrenza sono i repubblicani. Leka Zogu esprimeva le regali opinioni in un bar alla periferia di Fier, dove il corteo, sulla strada del ritorno, si era fermato per qualche minuto. «Sì, c'era un gruppo preparato, si vedeva che erano lì per provocare. Tuttavia, quando ho chiesto un minuto di silenzio, in onore dei martiri della città, la gente mi ha seguito, e così pure quando ho parlato loro dell'Albania etnica». Che dev'essere un po' il suo pallino, questo della grande Albania, uno Stato allargato al Kosovo, alla Grecia, insomma un po' dappertutto. Forse Leka si sente già la corona in testa, e magari ricorda i racconti che gli facevano sul padre, re Zog, quello che si era autoproclamato sovrano. Uno, sul matrimonio regale, deve procurargli un certo fastidio, perché racconta come, nel 1938, da Tirana fosse stata commissionata a Carrier una parure straordinaria. Ma quel gioiello non arrivò mai a destinazione: l'aereo che Jo portava esplose in volo e, si dice, durante la seconda guerra mondiale alcuni ufficiali inglesi avrebbero incontrato nelle aspre contrade albanesi contadini riccamente ingioiellati. Re d'Albania, gli suona così bene che Leka chiarisce: «Io non faccio politica perché sono al di sopra dei partiti. Io perseguo soltanto l'interesse nazionale». No, a Valona non ha incontrato i componenti del Comita- to di salvezza della città. «Molti di questi comitati non sono nati soltanto per difendere l'ordine, ma anche per contrastare le autorità centrali. Si vede che il popolo di Valona ha sofferto molto e tuttavia quello al quale ho partecipato è stato un incontro magnifico, un incontro grandioso». Si era fermato nella piazza della Bandiera per il bagno di folla e, in realtà, almeno in duemila si son fatti attorno al corteo delle auto e qualcuno ha gridato: «Lunga vita al re!». E qualcun altro ha fatto eco imprecando contro Berisha. Dall'alto dei suoi 2 metri e 8 centimetri, Leka ha, come si dice, pronunciato poche ma sentite parole: «Sono qui solo per augurarvi unità e fratellanza e lunga vita al popolo di Valona! Se non riusciamo ad essere uniti, non possiamo avere il potere». Mentre il re sogna il suo regno, l'Albania pare indifferente a tutto. Anche all'inizio del processo a Sudja Kademy, la «zingara» titolare della prima finanziaria truffa. Così si susseguono sparatorie e assalti. Come quello all'aeroporto militare di Kukova, dove hanno saccheggiato i depositi del carburante. La polizia, di guardia all'impianto, ha evitato spargimenti di sangue: semplicemente, se n'è andata. Così, il lavoro per i consulenti che dovranno allenare gli agenti, non si presenta leggero. Ad ogni buon conto, da ieri la forza multinazionale di protezione è rappresentata nelle sue otto componenti: ai 2630 italia- ni, 930 francesi, 300 spagnoli, 630 greci, 420 turchi si sono infatti uniti anche due romeni, due danesi e un austriaco. I rinforzi, dicono, sono in arrivo. Da Roma è rimbalzata la notizia che la procura ha aperto un'inchiesta sulla disavventura del Vittorio Veneto. Ipotesi di reato: procurato incaglio. Vincenzo Tessandori L'aspirante sovrano non si è scomposto «Almeno io sono arrivato fino qui» Iniziato il processo alla zingara che dirigeva la finanziaria-truffa II pretendente al trono Leka porta fiori sulla tomba di Ismail Qemali, padre dell'Albania moderna Abitanti di Valona gridano slogan antimonarchici e lanciano sassi contro il pretendente al trono Leka in visita alla loro città
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