La Giustizia del Cavaliere di Massimo Gramellini

La Giustizia del Cavaliere E' «Forum» di Canale 5 con il giudice Santi Licheri il tribunale modello di Berlusconi La Giustizia del Cavaliere UROMA NA modesta proposta per la Bicamerale. Credendo di interpretare il pensiero dei semplici cittadini di buonsenso, ci siamo chiesti quale modello di giustizia abbia davvero in mente Silvio Berlusconi, una volta che sarà stato abbattuto l'odioso regime delle toghe. Il modello esiste e lo abbiamo trovato nel luogo dove quell'uomo semplice e di buonsenso ha realizzato tutte le sue fantasie: la televisione. Il giudice del nuovo miracolo italiano è infatti Santi Licheri, il presidente onorario di Cassazione che guida la procura di «Forum». Un magistrato semplice e di buonsenso. In questi giorni esibisce un paio di stampelle che segnalano uno stato di precarietà in contrasto anche visivo con l'arroganza verbale di certi suoi colleglli, i cosiddetti <anigliori». Migliori chi? Finiamola con i proclami e parlia- mo di fatturato, per favore. Il dottor Licheri è rapido: prende le sue decisioni in una camera di consiglio che dura, il tempo della televendita di un colorante per capelli: mai più di sette minuti. Sintetico. Le motivazioni della sentenza sono brevi ed esaustive, senza contare che egli le legge contestualmente al dispositivo (invece nei tribunali pre-berlusconiani bisogna aspettare quindici giorni, uno spreco di tempo per chi viene dalla trincea del lavoro). E poi il giudice di «Forum» è produttivo: più di duemila sentenze in dieci anni di trasmissione, la risposta aziendalista alle lungaggini burocratiche della giustizia di Stato. Il merito, bisogna riconoscerlo, più che di Licheri è di Berlusconi, che in tv ha già potuto risolvere quel paio di questioni che incontrano una resistenza inspiegabile all'interno della Bicamerale. Per esempio, la stucchevole disputa sulla separazione delle carriere di giudice e pubblico ministero è stata superata con il semplice buonsenso: abolendo il pubblico ministero. Berlusconi lo ha sostituito con Pasquale, un poliziotto semplice e di buonsenso che fa un po' il verso a Di Pietro quando dice «le regole vanno rispettate», però si vede benissimo che non lo pensa. Secondo un principio liberale noto a ogni garantista, il poliziotto è affiancato da un fotomodello, Tommy, che al richiamo alle noiose «regole» risponde come risponderebbe un cittadino semplice e di buonsenso: «Siamo un Paese Ubero» e «I reati vanno valutati in un contesto». Ed è proprio questa l'altra significativa innovazione introdotta da Berlusconi e Licheri. Il «contesto», ovvero l'umanizzazione della condanna. D'accordo, quel ragazzo di vent'anni e centotrenta chili ha sbagliato a salire sulla macchinina del lunapark vestito da marinaretto, rimanendovi incastrato con grave danno per la proprietaria, la quale per disincagliare il ciccione ha dovuto fermare la giostra per più di un'ora. In fondo però era carnevale, fa giustamente notare Rita Dalla Chiesa, una garantista. Licheri accoglie il consiglio e la multa viene dimezzata. Forse che gli Anni Ottanta non sono stati per tutti un lungo carnevale? Via, un po' di semplice buonsenso. Per esempio, il pastore che ogni giorno usa il negozio della salumiera come scorciatoia, entrando da una porta con gli stivali sporchi di sterco ed uscendo da quella opposta senza comprare nulla è «un pubblico cittadino», come si autodefinisce strepitosamente, che «paga le tasse e può andare dove gli pare». Assolto in sette minuti netti perché, spiega Licheri, «la colpa semmai è della salumiera, che se non voleva trasformare il suo negozio in un marciapiede aveva solo da non aprire la seconda porta: la salumeria è un luogo pubblico». Come tutta l'Italia, in fondo. Giustizia è fatta. E ritorna fra brevissimo, dopo la pubblicità. Massimo Gramellini

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