Il Pool: Tonino sbaglia

Il Pool: Tonino sbaglia Il Pool: Tonino sbaglia «Mani Pulite non morirà mai» MILANO. Il sostituto Piercamillo Davigo, rifiuta ogni commento: «Non so se davvero Di Pietro abbia detto quella frase: "Mani Pulite dopo di me è finita". Lo riporta un'altra persona, un politico, e io non ho commenti da fare». Ma per un Davigo risoluto, altri pm del pool si mostrano più disponibili, indipendentemente dal fatto che la frase in questione sia stata davvero detta dal neo-avvocato Antonio Di Pietro l'altro ieri a Torino, così come l'ha riferita il presidente della giunta regionale piemontese, Enzo Ghigo, di Forza Italia. «Mani Pulite non è finita, anzi, non finirà mai», risponde Francesco Greco, l'esperto del pool sui reati finanziari. «Io credo che finché non si saprà quanti soldi sono stati occultati, accumulati e soprattutto che fine hanno fatto, le inchieste non saranno mai finite. Ancora oggi nulla sappiamo del "tesoro" di Mani Pulite». Questa la tesi del pm, anche se l'impressione generale è che le indagini siano per lo meno rallentate. «In realtà abbiamo semplicemente dovuto cambiare tecniche. I tempi si sono allungati ma forse anche i risultati sono più duraturi. La verità è che Mani Pulite non è una sola inchiesta, sono molteplici i settori d'intervento e molti sono rimasti inesplorati». Cosa pensa allora Greco di quanto avrebbe detto l'ex collega Di Pietro a Torino: e cioè che dopo le sue dimissioni l'inchiesta si sarebbe praticamente fermata? «Non so cosa abbia detto davvero. Posso solo ri- spondere che effettivamente fin dal luglio del '94 il flusso di gente che veniva in procura a parlare è diminuito drasticamente. Per cui da un lato abbiamo dovuto occuparci dei rinvìi a giudizio, per evitare le prescrizioni, dall'altro abbiamo dovuto cambiare appunto le tecniche d'indagine, spostando l'attenzione a maggiori approfondimenti». Greco conclude la sua analisi così: «Si è sempre detto che quanto è emerso fino ad oggi è soltanto la punta dell'iceberg. Allora bisogna mettersi d'accordo: o si vuole fare emergere del tutto cosa hanno significato le tangenti, i fondi neri, i falsi in bilancio, e quindi continuare con le inchieste, oppu¬ re far finta che il problema sia ormai risolto e allora chiudere qui e sostenere che tutto è a posto». Gerardo D'Ambrosio, coordinatore operativo del pool, non nega le difficoltà del «nuovo corso» di Mani Pulite. Se è vero, dice D'Ambrosio, che le denunce e gli indagati di corruzione sono diminuiti, lo si deve «anche all'opera di delegittimazione che è stata fatta nei nostri confronti». E fornisce qualche dato: da 3676 indagati, nel giugno '95, si è passati a 1846, nel giugno '96. Praticamente la metà. E la tendenza è in decrescita. Allora, dottor D'Ambrosio, ha ragione Di Pietro? «No, la verità è che il fenomeno della corruzione è ormai diverso da come l'avevamo scoperto quando c'era anche Di Pietro. Allora era legato al sistema e ai politici della Prima Repubblica, che ormai non ci sono più. Inoltre c'è stata la revisione degli appalti pubblici che ha tolto alcuni strumenti corruttivi. Non ci sono segnali che il fenomeno sia adesso cosi esteso, anche se non significa che la corruzione sia finita. Denunce ne raccogliamo ancora ma un nuovo sistema di tangenti non credo si sia già ricreato». Ma secondo molti la corruzione continua come prima e le inchieste non fanno passi avanti significativi. «Purtroppo il sistema è duro a morire. Inoltre c'è il fatto che alcuni procedimenti non riuscia¬ mo a concluderli perché su 382 richieste di rogatoria, finora sono arrivate appena 65 risposte». Ma non è solo questo. «Quando si parla del consenso della pubblica opinione - aggiunge D'Ambrosio - e ci si accusa di averlo ricercato, ebbene, si dimentica che è stato proprio l'atteggiamento favorevole dei cittadini ad influire sul comportamento degli indagati. Che collaboravano proprio a fronte della grande indignazione della gente. Un'indignazione che ci ha permesso comunque di recuperare 100 miliardi». Molto, ma quasi una goccia nel mare rispetto al giro di tangenti calcolate da quando è iniziata l'inchiesta: ben oltre 1000 miliardi. Dove sono finiti questi soldi? «Molti soldi sono finiti nelle casse dei partiti e sono stati spesi, non li recupereremo più», allarga le braccia D'Ambrosio. «Il fenomeno delle tangenti si riacutizzava sempre in occasione delle elezioni, allora si mettevano in cantiere le gare per gli appalti, anche per opere pubbliche inutili che poi magari non venivano nemmeno ultimate, l'importante era far girare mazzette. Un dispendio per lo Stato pazzesco. Credo sia anche una delle ragioni del deficit odierno. Il nostro merito, e non solo di Di Pietro, è stato di avere scoperto tutto ciò e tentato di fermarlo». Paolo Colonnello Greco: abbiamo solo dovuto cambiare le tecniche delle nostre indagini TONINO E LA POLITICA 13 DICEMBRE 1994 ENTRA IN POLITICA? Per la prima volta si parla di mi possibile ingresso di Di Pietro in politica. Ma Itti nega: "Non ho doppi fini né ambizioni politiche, né foglio far polemica con alcuno, né dentro né fuori della magistratura': 4 NOVEMBRE 1995 NESSUN PARTITO // leader dei Verdi Ripa di Meana annuncia: «Di Pietro sta pensando di formare un partito-. L'ex pm nega: «Non fonderò alcun partito-. 23 FEBBRAIO 1996 CONTATTI CON I LEADER Dopo molti contatti con quasi tutti i leader politici. Di Pietro decide di non presentarsi alle elezioni finché la sua situazione giudiziaria non sarà chiarita. 4 APRILE 1996 VOTO IN SILENZIO «Andrò a votare in silenzio- dice Di Pietro, che non si schiera né con il Polo né con l'Ulivo. 26 APRILE 1996 PRANZO CON PRODI Romano Prodi, reduce dalla vittoria dell'Ulivo alle elezioni. e Di Pietro si incontrano a Bologna, a casa del Professore 4MAGGIO 1996 L'INVESTITURA Prodi dice che se avrà l'incarico da Scalfaro nominerà Di Pietro ministro. 17 MAGGIO 1996 IL MINISTERO Prodi chiama Di Pietro nel suo governo come litolare del dicast ero dei Lavori Pubblici. 15 NOVEMBRE 1996 L'ABBANDONO Di Pietro, indagato dalla procura di Brescia per corruzione e concussione, si dimette dal ministero. Verrà sostituito da Paolo Costa. Gerardo D'Ambrosio

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