Di Pietro ai funerali del suicida per tangenti
Di Pietro ai funerali del suicida per tangenti Ieri a Desio; prima ha incontrato i figli: «Ci ha detto di chiamarlo se abbiamo bisogno» Di Pietro ai funerali del suicida per tangenti Ha recitato il rosario con iparenti dell'imprenditore DESIO DAL NOSTRO INVIATO Quando ]a bara di Ambrogio Mauri viene appoggiata nella cappella di famiglia al cimitero di Desio, suo figlio Umberto lascia a fianco del feretro un pullman di legno che sembra un giocattolo. Ma in quel gesto, in quell'oggetto, c'è tutta la vita e anche la morte di questo imprenditore brianzolo, suicida «perché l'onestà non paga». Sulla bara, c'è un mazzo di margherite bianche e un drappo bianco con la «M» della sua azienda che fa autobus, filobus, mezzi pubblici che forse nessuno voleva più «perché in questo Paese corruzione e prepotenze imperversano sempre». Davanti alla chiesa di San Pio X ci sono i pullman veri, quelli a due piani, quelli che l'Atm non ha voluto, targati Mauri. Dentro alla chiesa c'è tutto il paese commosso, mille persone e forse anche di più. Tutti con una domanda in testa: «Ma davvero ci si può ammazzare perché si è troppo onesti?». Il parroco, don Carlo Gussoni, legge la lettera lasciata da Ambrogio Mauri, prima di appoggiare alla tempia la canna della sua 357 magnum. Poche parole sentite, di un imprenditore schiacciato dalla vita e dalle continue richieste di tangenti. «E' tutto come prima, anche dopo Tangentopoli», scrive l'imprenditore. A sorpresa, in chiesa, arriva anche Antonio Di Pietro, l'ex magistrato di Mani pulite che fu il motore della lotta a Tangentopoli. Scivola tra i giornalisti, tra la gente che lo guarda, che gli stringe le mani e quasi lo ringrazia per essere lì. Ma lui non dice una parola. Non è questo il luogo per parlare di politica, della sua forse prossima discesa in cam po, del nuovo lavoro di avvo cato, ufficializzato al mattino con il giuramento. Di Pietro sceglie il silenzio, malgrado le telecamere addosso e i microfoni sotto al naso. In piedi, abito scuro, camicia candida, era vatta azzurra, Antonio Di Pie tro snocciola il rosario e prega a mezza voce. Prima della cerimonia, per evitare la ressa dei giornalisti, Di Pietro era andato a casa dei famigliari dell'imprenditore, una villetta di via Garibaldi affollata dagli amici di Ambro gio Mauri e dai dipendenti del l'azienda. «La sua presenza qui è un regalo per noi», racconta Alessandro, marito di Roberta Mauri, figlia dell'imprenditore. E aggiunge: «Di Pietro ci ha detto di aver conosciuto Ambrogio nel '92, in un convegno all'Unione industriali di Monza». «E poi ci ha raccontato che nel '92, mentre l'inchiesta Mani pulite muoveva i primi passi, Di Pietro si era occupato pure degli appalti Atm. E ci ha detto: "Di imprenditori ce ne erano tanti in quegli elenchi, l'unico nome che non saltava fuori era quello di Ambrogio Mauri"», spiega il marito di Roberta Mauri. Malgrado quell'unico incontro, sono strade parallele quelle del magistrato di allora e dell'imprenditore brianzolo. «Mio suocero era un grande sostenitore di Di Pietro. Diceva sempre: "Speriamo che duri, ma non può durare". E sarà un caso, ma il '94, l'anno dell'addio alla toga dell'ex magistrato è stato anche quello più pesante per l'azienda senza più commesse», racconta il suocero dell'imprenditore. E la memoria va a quegli anni, alla commessa bloccata dall'Atm perché non troppo vantaggiosa, perché la Mauri si era trovata unica concorrente. E quindi era stata fatta una nuova gara d'appalto, poi vinta dalla Iveco. «Era tutto regolare, la gara venne conclusa nell'interesse della città», mette le mani avanti il presidente dell'Atm Renato Manigrasso e minaccia querele contro tutte le strumentalizzazioni. Ma questa dichiarazione non può bastare ai parenti di Ambrogio Mauri. Che vogliono verità e giustizia, anche in memoria di loro padre. «Di Pietro ci ha detto che potrebbero es- serci sviluppi giudiziari e ci ha chiesto di chiamarlo se abbiamo bisogno di lui, certo sul piano morale, s'intende», spiegano i figli dell'imprenditore che hanno ricevuto la solidarietà anche di Elio Veltri, l'ex portavoce dell'ex magistrato. Chissà che un giorno il neoavvocato non possa difendere gli interessi della famiglia. Anche al cimitero ci sono più di mille persone. Sono i dipendenti della Mauri, semplici conoscenti, gli amici più stretti e gli abitanti del paese adesso tappezzato dai manifesti a lutto. Il prete recita commosso l'ultimo Padre Nostro. Mentre Umberto Mauri, al padre, augura «una buona vacanza, dopo 50 anni di lavoro». E sua sorella Roberta, lo ricorda come «un imprenditore che non ha mai accettato compromessi». Fabio Poletti La gente lo circonda per stringergli la mano I famigliari: «La sua presenza è un regalo Ha parlato di possibili sviluppi giudiziari» TRA LA FOLLA. IN CHIESA La sequenza fotografica documenta la partecipazione dell'ex ministro Antonio Di Pietro ai funerali di Ambrogio Mauri celebrati ieri nella chiesa di Desio
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