Giustizia, Ulivo e Polo vicini all'accordo di Fabio Martini

Giustizia, Ulivo e Polo vicini all'accordo Su riforma elettorale e forma di governo le distanze restano intatte. Si vota fra 11 giorni Giustizia, Ulivo e Polo vicini all'accordo Urbani: «Magli ultimi metri sono ipiù difficili» ROMA. Con la sua cadenza pisana e le sue battute sferzanti, da due mesi Tiziana Parenti ripeteva implacabile lo stesso refrain: «Giustizia? Non ci siamo proprio...». Ma da 48 ore il clima è cambiato, persino «Titti la rossa» è più conciliante e l'accordo che sembrava difficilissimo, è più vicino. Due sere fa i forzisti della Bicamerale sono andati a casa di Berlusconi e ieri mattina, in un palazzo di Montecitorio svuotato dalla campagna elettorale, la Parenti se ne usciva così: «Berlusconi si rende conto che mentre la giustizia è a buon punto, la legge elettorale ipoteca tutta la Bicamerale». Dunque, eia giustizia è a buon punto». Non è poco: dopo il veleno dei giorni scorsi, a sorpresa si sbilancia un personaggio come la Parenti, sempre ferma nella difesa dei propri princìpi. E che qualcosa di importante si stia muovendo con Marco Boato che sta mettendo nero su bianco - lo con¬ fermano anche queste parole di Berlusconi: «Nessuno di noi pensa di portare in Bicamerale un progetto e di uscirne con l'approvazione integrale. Ci vorranno delle transazioni, delle modifiche...». Ma c'è qualcosa di più: dopo un mese di lavoro a porte chiuse, anche in altri due comitati (Parlamento e forma di Stato) le posizioni tra Ulivo e Polo si sono molto avvicinate, mentre su riforma elettorale e forma di governo le distanze restano intatte. E così, a 11 giorni dalle prime votazioni previste nel plenum della Bicamerale, si profila un piccolo paradosso: su buona parte delle riforme costituzionali in discussione, gli sherpa hanno svolto un sapiente lavoro di raccordo e i due schieramenti non sono mai stati così vicini, ma ora la chiave della decisione politica è in mano ai leader. «E' vero, sulla giustizia nel merito le distanze si sono avvicinate - spiega un "forzista" poco incline alla faziosità come Giuliano Urbani - ma paradossalmente oggi mi sento meno ottimista delle settimane scorse, perché gli ultimi metri potrebbero essere i più difficili. Il guaio della Bicamerale è che il suo momento culminan¬ te coincide con uno straordinario ingorgo politico». Un ingorgo che rischia di far schiantare tutti i canali della comunicazione: «Nel giro di due mesi - insiste Urbani - si dovranno risolvere tre grandi questioni: la riforma dello Sta¬ to, la revisione radicale dello Stato sociale ed entrare in Europa. 0 c'è un accordo politico tra i leader, un patto parlamentare, oppure non se ne esce. Le responsabilità maggiori? Le ha D'Alema...». Riuscirà D'Alema a far qua¬ drare il cerchio? Fare una Grande Riforma e salvare il governo? Dice il professor Paolo Armaroli, costituzionalista ora passato nelle file di an: «D'Alema è come uno di quei personaggi delle tragedie greche che deve scegliere quale figlio sacrificare: uccidere il figlio-governo, che lui ha creato con la vittoria elettorale? 0 uccidere la figlia-Bicamerale che lui ha tenacemente voluto? Un cosa è certa: una vera Grande Riforma non lascia intatta la maggioranza». D'Alema sa benissimo che, oltre alla giustizia, l'altro nodo gordiano resta la forma di governo e proprio per questo si è riservato una mossa a sorpresa: alla prossima riunione della Bicamerale potrebbe presentarsi con una propria relazione scritta, una proposta di mediazione da mettere in votazione. E sulla giustizia? Davvero sta maturando la grande svolta? «Nei giorni scorsi - racconta il presidente del comitato garanzie Urbani su questi temi c'è stata un'autentica tempesta. Potevamo uscirne sbriciolati e invece ne siamo usciti indenni, quasi la tempesta non ci fosse stata: lì si è capito che l'accordo, per quanto difficile, era possibile». E Marco Boato sta riscrivendo la bozza che presenterà martedì prossimo. Ci dovrebbero essere novità importanti: l'istituzione di una sezione disciplinare del Csm autonoma, formata in parti uguali da laici e togati; l'estensione della titolarità dell'azione penale ad altri soggetti (cittadini, polizia) per i reati di modesta offensività; l'obbligo per il ministro di Grazia e Giustizia di presentare una relazione annuale al Parlamento sull'esercizio dell'azione penale; l'istituzione di «filtri» che rendano meno semplice il passaggio dal ruolo giudicante a quello inquisitorio. Fabio Martini

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