Prodi: in Europa nei tempi supplementari di Antonella Rampino

Prodi: in Europa nei tempi supplementari Il premier rilancia la sfida ed evoca lo storico 4-3 contro la Germania ai Mondiali 70 Prodi: in Europa nei tempi supplementari E per Berlusconi «se ci andiamo, ci cacceranno subito» ROMA. Un piccolo sforzo ancora, e l'Europa è a portata di mano. Dunque, squadra che vince non si cambia: no alle larghe intese chieste da Berlusconi. E con Bertinotti, euroscettico ma consapevole che la riforma dello Stato sociale è alle strette, maggioranza e governo cercheranno un'intesa. Al risveglio del giorno dopo quello in cui sono piovuti i dati sulla convergenza dei conti pubblici italiani verso i parametri stabiliti a Maastricht, i dati negativi di Bruxelles, e quelli così così provenienti da Washington, è Romano Prodi a buttarla sul calcistico. «I tedeschi sanno cos'è l'Italia nei tempi supplementari» ha detto il presidente del Consiglio, consapevole di quel che comporta ricordare agli italiani la vittoria 4 a 3 che gli azzurri riportarono sulla Germania ai mondiali del Messico. Un ottimismo, peraltro, tenacemente perseguito: ieri sera, da Lucca, il presidente del Consiglio ricordava che «abbiamo tassi incredibilmente elevati, rispetto ad un'inflazione che è inferiore al 2%». Un'affermazione che non mancherà di suscitare reazioni in Banca d'Italia. Prodi ha poi ribadito il fermo impegno del governo: «Abbiamo detto che l'Italia avrà la riforma dello Stato sociale per il 1° gennaio 1998, e così sarà». Alla vigilia dell'appuntamento elettorale di domenica prossima, e dopo gli affondi con cui l'opposizione aveva chiesto le dimissioni del governo, e l'apertura della stagione delle larghe intese, la maggioranza ha fatto quadrato. Massimo D'Alema ha convocato la direzione politica pidiessina, alla quale hanno anche partecipato tutti i ministri di Botteghe Oscure al governo, a parte Turco e Bersani, assenti per impegni precedentemente presi. Per la prima volta, era presente anche Giorgio Bogi. E al termine della riunione a porte chiuse - una riunione molto tesa nel corso della quale D'Alema ha detto in sostanza che le tappe per arrrivare al traguardo dell'Europa pongono un problema di consenso anche per il pds - né Zani né Minniti della segreteria politica, ma Mussi e Salvi, capigruppo alle Camere della Sinistra Democratica, hanno riconfermato che non sono alle viste, come chiesto ieri da Berlusconi, cambi di maggioranza. E che il governo metterà subito mano alla riforma del Welfare. Sull'enigma-Rifondazione, Mussi ha detto «finora non c'è stata rottura, e confidiamo che continuerà a non esserci». Salvi ha lanciato per conto del pds l'invito a tutti, forze sociali comprese, a ricercare un'intesa sulle riforme strutturali. Ma si sa che, nella riunione durata oltre cinque ore, Bertinotti è stato bollato come «euroscettico». Ieri, il segretario di Rifondazione ha lanciato l'idea di una «costituente» per la riforma dello Stato sociale, che unisca in una «grande alleanza» tutte le «forze riformatrici». La sua idea Bertinotti l'ha lanciata dopo che Cofferati aveva proposto, sul tema del Welfare, un patto tra Rifondazione e sindacato. E nel farlo, con la consapevolezza di essere politicamente scavalcato dalla presa di posizione delle forze sociali, nella quale Cofferati ha avuto anche l'accortezza di sottolineare che le linee su cui si muovono i due poh sono troppo distanti per poter dar vita alle larghe intese, Bertinotti ha alzato il velo sul crinale lungo cui potrebbe svolgersi la trattativa col governo. E cioè «efficienza del Welfare», separare l'assistenza dalla previdenza, colpire i privilegi, combattere l'evasione previdenziale, che è di circa 40 mila miliardi. Ma, soprattutto, «no a leggi elettorali giugulatorie», con chiaro riferimento all'idea di D'Alema di inserire uno sbarramento del 6-7% alle forze politiche presenti in Parlamento. Perché, secondo Bertinotti, e come già anticipato da Cossutta nei giorni scorsi, tra la riforma dello Stato sociale e quella della legge elettorale vi è connessione: con quest'ultima si cercherebbe di mettere fuori gioco quelle forze politiche che difendono il Welfare. Cofferati, Dini, e buona parte dell'Ulivo, ieri sera hanno bocciato l'idea della «costituente»: tempi troppo lunghi, in buona sostanza. La battaglia con Rifondazione, comunque, sarà dura. E, in vista, si compatta. Ieri, fiducia veniva espressa anche da Lamberto Dini: «L'Italia ha conseguito risultati impensabili», ha detto. Sottolineando, da tecnico, che «quelle della Commissione europea sono solo stime», scartando l'ipotesi di larghe intese lanciate da Berlusconi, e rivelando di aver avuto assicurazioni da Kohl: la Germania vuole l'Italia in Europa. Ma dal Polo continuano a partire gli attacchi. Fini, ieri, ha ribadito il concetto che a Bruxelles non è stata bocciata l'Italia, ma il governo Prodi. Berlusconi, da Trieste, rincara la dose, dopo il no «risaputo» dell'Ulivo alla disponibilità del Polo: «Abbiamo chiamato la maggioranza di governo ad un atto di responsabilità che però non hanno». «Il governo si prepara ad alcuni artifici contabili per affrontare i problemi economici sorti con i parametri di Maastricht; si prepara altresì a una falsa riforma dello Stato sociale: in tal modo la daranno da bere ai nostri partner in Europa. Le prospettive? Riusciremo probabilmente a entrare in Europa nonostante Rifondazione, non riusciremo invece a restarci». Berlusconi, dopo aver ironizzato sulla sua «età venerabile» («potrei essere in pensione da 22 anni») ha attaccato la Quercia: «Al muro contro muro ho dato un'altra possibilità, rivolta soprattutto a chi dice di voler diventare socialdemocratico, ma il pds non lo diventerà se resta alleato dei comunisti di Rifondazione: non c'è alcu¬ na possibilità in questo senso». Quanto alle decisioni di Bruxelles di tenere per il momento fuori dall'Europa l'Italia, Berlusconi ha sostenuto che non si tratta di «pregiudizio, ma anzi di grande generosità. Si spera di conseguire il 3% senza ulteriori tasse, invece le notizie che ho sono al contrario». Sì, è vero, il deficit è stato ridotto nell'ultimo anno attraverso «misure che hanno stremato le industrie e attraverso grandi sacrifici che hanno spossato gli italiani». E An sull'ipotesi di larghe intese, pur ufficialmente smentite dal pds, è divisa: Fiori e Urso sono possibilisti, ad esempio, La Russa e Buontempo contrari. Mentre Fini si è detto consapevole «che i governi non cadono mai per una spallata dell'opposizione, ma quando viene meno la maggioranza che li sostiene». Antonella Rampino : * ■• ★ ■ ★ * IH Il sottosegretario alla presidenza del Consìglio Enrico Micheli