Beffa dal ministero al disoccupato suicida
Beffa dal ministero al disoccupato suicida Bari: l'uomo si era tolto la vita perché, per un errore, gli era stato negato l'assegno mensile Beffa dal ministero al disoccupato suicida A un mese dalla mortegli viene riconosciuta l'indennità di 1 milione BARI. Non fosse arrivata con un mese di ritardo la lettera del ministero del Lavoro che, cancellando la comunicazione precedente, gli confermava l'inserimento nelle liste di mobilità concedendogli l'indennità di 1 milione al mese, Gaetano Gungolo, 53 anni, forse non si sarebbe stretto al collo un filo elettrico uccidendosi. Così il 5 marzo lasciò moglie, tre figli, disperato per un lavoro fisso che non aveva e per un'indennità che l'Inps gli aveva negato motivando il rifiuto col ritardo di qualche giorno (4) con cui egli aveva comunicato di avere un impiego temporaneo. Gungolo non conosceva la procedura. Però spedì all'Inps un'altra lettera giustificandosi e chiedendo scusa. Una settimana dopo avere ricevuto il verdetto che lo aveva condannato alla depressione, si tolse la vita nella sua casa di Conversano. Il 17 aprile, qualche giorno fa, è arri¬ vato il contrordine con la circolare numero 56 del ministero. Tutto bene, Gungolo può beneficiare dell'indennità. Anzi, gli daranno anche gli arretrati. Il fratello Domenico, infermiere, accusa la burocrazia: «E' assurdo. Lo stesso dirigente che ha disposto la cancellazione di Gaetano dalla lista di mobilità, ora ha deciso l'annullamento del procedimento di cancellazione e quindi stabilito la sua reiscrizione nella lista con il ripristino della indennità». Con Gaetano Gungolo hanno subito lo stesso trattamento dodici colleghi, mentre altri due - rileva il fratello - «avevano risolto immediatamente il problema essendo iscritti in un altro ufficio dell'Inps, quello di Putignano». Dopo averle provate tutte, Gungolo, «umiliandosi pur di avere quanto gli era dovuto», sottolinea il fratello, si è ucciso lasciando la moglie casalinga e I tre figli disoccupati: Mariella, infermiera, 26 anni, Francesco 24, perito elettronico e Vito, 24 anni. Gungolo aveva trascorso la vita alla ricerca di un posto di lavoro vero. Fallita la Agropuglia, azienda con la quale aveva maturato un credito di 70 milioni, mai riscosso, si arrangiava alla meglio. «Aveva fatto anche il muratore» spiega Francesco Iudice, l'avvocato al quale l'operaio si era rivolto. «Nell'aprile del '96 venne assunto con contratto a termine dalla Medipack, società che fabbrica lattine. Il datore di lavoro comunicò tempestivamente all'Inps l'avvio del rapporto ai fini dell'interruzione della mobilità. Gungolo, che non conosceva la procedura, lo fece con quattro giorni di ritardo. Il ministero ora ha risposto con la circolare dicendo che era sufficiente la comunicazione del datore di lavoro». Esaurita a settembre la sua esperienza con la Medipack (stipendio di 1 milione 100 mila al mese) Gungolo si accorse di non potere più ottenere l'indennità che, garantendogli per un anno 1 milione mensile, lo avrebbe accompagnato alla pensione. Era quello l'obiettivo. La pensione. Dopo avere saputo ufficiosamente che quei quattrini non li avrebbe mai più visti, si rivolse al legale. «Ricordo che un giorno mi disse: "non mi abbandonare"» racconta l'avvocato Iudice. «Non credevo che sarebbe finita così». Il 5 febbraio, quando ricevette la comunicazione ufficiale dell'ufficio del Lavoro, l'operaio crollò. Poche ore prima della morte, un neurologo gli aveva diagnosticato la depressione. Gungolo tornò a casa, scese in cantina, legò un filo elettrico a un gancio di metallo fissato al soffitto e si uccise. Tonio Attino
Persone citate: Francesco Iudice, Tonio Attino
Luoghi citati: Conversano, Putignano
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