Dalai Lama, un saluto e via di Andrea Di Robilant

Dalai Lama, un saluto e via Dalai Lama, un saluto e via Un ospite imbarazzante per Clinton WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton ricorre alla «diplomazia dell'affaccio» per esprimere il suo sostegno morale al Tibet senza irritare troppo Pechino. Il Dalai Lama è stato ricevuto ieri alla Casa Bianca dal vicepresidente Al Gore, e il Presidente si è appunto «affacciato un attimo» - così hanno detto fonti dell'amministrazione - per stringere la mano del leader spirituale dei tibetani e scambiare informalmente con lui qualche opinione. Il Dalai Lama viene regolarmente a Washington per un giro di contatti con le autorità americane. Ma questa volta la sua visita nella capitale avviene in un momento particolarmente delicato nei rapporti sino-americani. E l'amministrazione Clinton, pur volendo sot- tolineare con un invito alla Casa Bianca il proprio sostegno morale ai diritti dei tibetani, si è sforzata di trovare un escamotage diplomatico che non complicasse i rapporti con la Cina. Washington e Pechino stanno lavorando sodo per preparare la storica visita del presidente cinese Jiang Zemin negli Stati Uniti il prossimo autunno, e il ministro degli Esteri Qian Qichen è atteso qui domenica per approfondire i contatti. Ma lo scandalo sui presunti contributi segreti della Cina alle casse del partito democratico ha creato imbarazzo e difficoltà. E il Congresso repubblicano preme affinché l'amministrazione Clinton as¬ suma un atteggiamento meno conciliante con Pechino. Non solo: cresce nel Congresso, ma anche a livello popolare, una corrente d'opinione che vede l'emergere della Cina sulla scena internazionale come la principale minaccia agli interessi degli Stati Uniti. La «nuova diplomazia» di Pechino viene seguita con estrema attenzione a Washington. E in questo contesto il vertice a Mosca tra Boris Eltsin e Jiang Zemin ha suscitato sicuramente anche un pizzico di apprensione. Questa è dunque la cornice intemazionale in cui s'inserisce la visita del Dalai Lama. Ma come da copione le acrobazie diplomatiche escogitate da Clinton per non compromettere le già difficili trattative con la Cina non hanno fatto la minima breccia a Pechino: «Gli Stati Uniti non dovrebbero organizzare alcun incontro tra autorità americane e il Dalai Lama se vogliono evitare di provocare altri danni ai rapporti sino-americani», ha dichiarato ieri un portavoce del governo cinese. Il Dalai Lama, in tutto questo, sorride sereno. Assicura che mettere in difficoltà gli Stati Uniti in questo momento è proprio l'ultimo dei suoi desideri. E reagisce senza offesa alla «diplomazia dell'affaccio» offerta dall'amministrazione Clinton. E intervistato da Larry King sulla Cnn precisa: «Non voglio creare imbarazzo a nessuno. Non è questo lo scopo della mia visita. Incontrare le autorità in persona, parlare con loro: questo per me è importante». Andrea di Robilant Il Presidente teme di guastare i nuovi rapporti con Pechino L'incontro fra Clinton e il Dalai Lama è considerato da Pechino un grave sgarbo