«Siamo l'alleanza del XXI secolo»

«Siamo l'alleanza del XXI secolo» Eltsin e Jiang Zemin da Mosca lanciano minacciosi avvertimenti agli Usa: basta egemonismi «Siamo l'alleanza del XXI secolo» Nel trattato esplicita polemica «contro chi vuole allargare i blocchi» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Russia guarda a Oriente. La Cina e la Russia insistono per un «mondo multipolare». Questo è il titolo dello «storico» incontro tra il Presidente cinese Jiang Zemin e quello russo Boris Eltsin. Perlomeno è il titolo che Mosca voleva campeggiasse sui giornali. E Pechino non ha negato questo favore, anzi vi ha portato D proprio contributo interessato. Il Presidente e capo del partito comunista cinese, parlando davanti alla Duma, ha sottolineato un dato cruciale: «I risultati di questa visita superano il quadro delle relazioni bilaterali e svolgono im ruolo importante per la pace e la stabilità nella regione e nel mondo». E, rivolto all'altra riva del Pacifico, ha aggiunto, tra gli applausi non solo dei deputati di Ziuganov: «E' finito il tempo in cui un piccolo numero di grandi potenze dirigeva i destini degli altri Paesi». Eltsin, firmando la dichiarazione congiunta, non ha potuto frenare la soddisfazione: «Un documento del genere la Russia non lo ha sottoscritto con nessun altro Stato». E, con queste premesse, c'è voluto tutto lo sforzo del portavoce Jastrzhembskij per dimostrare l'impossibile: cioè che i due leader non avevano intenzioni polemiche verso nessuno. In realtà la lettura della solenne dichiarazione offre un florilegio accurato, puntiglioso, a tratti molto esplicito, di allusioni polemiche nei confronti degli Stati Uniti. Così Mosca si toglie la soddisfazione di trovare espressa la «preoccupazione comune» delle parti verso «i tentativi di allargare e rafforzare i blocchi militari». Fin troppo ovvio che il bersaglio è la Nato, anche perché non si ha notizia di altri blocchi in via di allargamento. In compenso nella dichiarazione non c'è neanche una virgola sui diritti umani. E, al posto di quest'assenza, c'è invece una ripetuta, dura polemica contro i «tentativi egemonici», la «mentalità da guerra fredda», la «in¬ gerenza negli affari interni di altri Paesi». Qui è Pechino che ringrazia. Il matrimonio sarà forse d'interesse, ma almeno sulla carta sembra funzionare piuttosto bene. Jiang Zemin e Boris Eltsin lanciano una «cooperazione strategica per il XXI secolo»; constatano la «fine del sistema bipolare»; ma proclamano anche la loro opposizione a ogni forma di «monopolio degli affari internazionali». Eltsin esplicita: «C'è qualcuno che continua a trascinarci verso un mondo monopolare, e vuole dettare le sue condizioni. Ma noi vogliamo un mondo con diversi punti di appoggio che fungano da sostegno all'ordine mondiale». Ed è qui che sembra difficile sottrarsi all'impressione di una nota falsa, proprio nelle parole del Presidente russo, più che in quelle dell'erede di Deng Xiaoping. Perché, mentre Pechino è in condizioni di tenere testa agli Stati Uniti, più che in virtù della sua forza militare, come effetto della sua impressionante propulsione economica, Mosca appare, al contrario, talmente dipendente dalla politica di Washington da non potersi permettere frasi come questa. A meno che, com'è già accaduto più d'una volta a Eltsin, le frasi altisonanti e polemiche verso l'Occidente non siano usate in funzione prevalentemente intema, per calmare i bollori nazional-patriottici, e siano seguite da una politica pragmatica molto accomodante e del tutto subalterna a quella americana. Tra meno d'un mese, infatti, come molti pensano, Eltsin andrà a Parigi a firmare il documento Russia-Nato che sancirà l'allargamento dell'Alleanza Atlantica, mentre darà al Cremlino qualche contentino di facciata. A maggior ragione è utile l'impennata di ieri. Che serve comunque a piazzare armi e tecnologie russe sul mercato cinese, per ordinazioni che includono una centrale nucleare. Della qual cosa - oltre che delle invettive antiamericane - gioiscono anche le opposizioni comunista e nazionalista. Jiang Zemin ha tenuto di fronte alla Duma un discorso in cui, sotto gli addobbi modesti da Paese del movimento dei non allineati, non è stato arduo scorgere lo spirito di una nascente grande potenza. L'indirizzo è sempre lo stesso: «Non è in alcun modo accettabile che vi sia chi tenta di imporre ad altri Paesi il proprio sistema sociale e la propria ideologia. L'una e l'altra pretesa conducono al fallimento». La frase non è valida in generale. La realtà ha dimostrato più d'una volta esattamente il contrario. Ma a pronunciarla è il leader della Cina. E sulle sue labbra appare decisamente più credibile. Giulietta Chiesa Il Presidente russo «Un documento di questo tipo non lo abbiamo mai sottoscritto con nessuno» E l'industria bellica prevede affari d'oro L'abbraccio fra Eltsin e Jiang: nel documento comune un attacco alla politica Usa e Nato